Le guance rosse
Un romanzo di Carlo Scalfaro
Ci sono storie che non saranno mai raccontate, i cui protagonisti sono morti portandosi nell'infinito vicende incomprensibili, sofferenze e violenze senza riparo.
Tra le "amate" mura domestiche la barbarie si confonde con la routine e la brutalità con la tenerezza; egoismo e mostruosità sono normalità.
Ci sono storie che preferiamo dimenticare, perché ci ricordano che l'uomo è ferino per natura, ma, nonostante ciò, qualcuno, per fortuna, ce le racconta e ci rammenta che a pagare le conseguenze più amare è la donna, soprattutto a latitudini estreme, dove, quasi mai, la parola può aprire narrazioni o svelare paure.
A queste latitudini afose e soffocanti, la donna, da millenni, è usata come un cencio. Tuttavia, la caparbia forza della vita che abita questa creatura "superiore" non muore, anche se un uomo/bestia cerca col suo fiato pesante e blasfemo di annientarla.
Le donne di questo amaro romanzo di Carlo Scalfaro, grazie alla parola silenziosa ma mai assente, grazie al furore del cuore, lottano per affermare la loro attitudine, il loro essere, la loro essenza, perché sono la base della vita, che fronteggia con coraggio una società arcaica e brutale. Sono Vita, ma non perché il loro ventre ospita altra vita, ma perché il loro sguardo non si abbassa davanti al desiderio di morte che abita il cuore scompensato dell'uomo mannaro.
Un romanzo breve, questo, che le ragazze dovrebbero avere come breviario... i ragazzi? lo leggano pure, e imparino che la donna non è una vagina, ma un universo di armonia, nel quale si può accedere solo danzando, con movenze leggere, che rispettino lo spazio di colei che da sola può dischiudere i confini del dolore, su radure di bellezza e gioia.
Questo libro non è il tentativo di mitizzare il femminile, come certa letteratura maschilista fa da tempo, piuttosto vuole rendere un doveroso omaggio a quella parte di umanità che da sempre viene offesa e oltraggiata senza misura.
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