Eguaglianza e libertà
I due valori della libertà e dell'uguaglianza si richiamano l'un l'altro nel pensiero politico e nella storia. Entrambi concorrono a definire il concetto di persona umana, come essere che si distingue, o pretende di distinguersi, da tutti gli altri esseri viventi. L'uomo, in quanto individuo, deve essere libero, in quanto essere sociale. Deve trovarsi con gli altri individui in un rapporto d'uguaglianza. Libertà ed uguaglianza sono anche i valori che stanno a fondamento della democrazia: una società può definirsi democratica quando è regolata in modo tale che gli individui di cui si compone sono -se non liberi ed uguali- più liberi ed eguali che in qualsiasi altra forma di convivenza.Caratteristica della forma democratica di governo è, infatti, il suffragio universale che è, insieme, un'applicazione del principio di libertà come diritto di partecipare al potere politico ma anche un'applicazione del principio di uguaglianza in quanto eguale accesso ai diritti politici.Eguaglianza e libertà sono però valori suscettibii di profonde trasformazioni nel corso della storia: così, il problema cruciale della libertà nella società globale di fronte alla sfida del progresso tecnologico.
Dalla prefazione del Libro di Norberto Bobbio.
Questo che tratta Norberto Bobbio nel suo libro è uno degli argomenti che mi sta più a cuore ovvero l'eguaglianza e la libertà. Vi sono persone che non comprendono affatto il concetto di libertà ed eguaglianza. La libertà non ha un limite ,noi non troveremo mai un uomo che abbia il massimo grado di libertà poichè ognuno di noi presenta sempre un limite in qualcosa ad esempio noi non saremo mai liberi di volare come abbiamo parlato oggi in classe. Per quanto riguarda l'eguaglianza, secondo me, mai gli uomini saranno tutti uguali non soltanto di fronte alla giustizia ma anche nella società in cui viviamo perchè vi saranno sempre discriminazioni di ogni tipo.
RispondiEliminaParlando di libertà la prima persona che mi viene in mente è Immanuel Kant che, grazie alle tre formulazioni dell'imperativo categorico, ha dimostrato che una libertà effettiva anche se non assoluta è possibile. Affinché questa sia possibile, infatti, è necessario che ogni individuo metta al primo posto il prossimo e questo concetto implica anche l'esistenza di un concetto di eguaglianza in quanto io non posso mettere davanti a me qualcuno che considero inferiore a me perché è diverso, di un'altra etnia o semplicemente perché ha delle idee diverse dalle mie.Se l'agire di ogni uomo fosse destinato al bene comune e non solo alla realizzazione dei propri fini, e l'agire morale fossa alla base dell'educazione di ogni uomo, i valori di libertà ed eguaglianza sarebbero delle realtà e la convivenza tra gli uomini sarebbe più facile.
RispondiEliminaQuello di cui parla Norberto Bobbio in questo libro è di grande importanza; si tratta di libertà ed uguaglianza; valori che si sono ricercati in tutto il corso della storia. Trovo molto importante questo argomento perché riguarda tutti noi, come trovo molto utile confrontare le nostre idee su questo blog per vari motivi: bisogna però scambiare le nostre idee non solamente scrivendole, ma soffermarci a riflettere anche su quello che ognuno di noi scrive. Ecco.. io sono d'accordo con Maria Carmela: "La libertà non ha un limite..", ma mi domando: "siamo sicuri che è così?, ovvero: quando arriveremo a sentirci liberi??!".
RispondiEliminaIo penso che nessuno sarà mai libero di pensare, di far ciò che vuole, perché a volte basta un semplice pensiero degli altri a limitarci davanti alla nostra libertà.
Un uomo può sentirsi libero,secondo me, solamente quando realizza le proprio passioni e non dipende da nessuno. Per quanto riguarda l'uguaglianza,invece, penso che ogni uomo debba essere uguale agli altri specialmente davanti alla legge, perché sentirsi libero ed uguale agli altri porterà sicuramente ad una società migliore; questo sta a significare che se noi daremo la possibilità agli altri di essere liberi e sentirsi uguali a noi non solo un giorno avremo anche noi questa stessa possibilità, ma nella maggioranza dei cosi non vi sarà nessun tipo di discriminazione!
Questo argomento è secondo me molto importante. Parlando di uguaglianza e libertà,nessun essere umano raggiunge il grado massimo di uguaglianza e libertà, in quanto vi sono presenti sempre dei pregiudizi.
RispondiEliminaSi può parlare di libertà in senso assoluto, dice Bobbio, ma di eguaglianza solo in senso relativo...
RispondiEliminaMolte persone sono convinte che gli "altri" rappresentino degli avversari rispetto ai quali cercare di avere la meglio. Così, si pensa che la vita sia una sfida continua al proprio prossimo, anziché una collaborazione con esso: troppe persone sono costantemente pronte a sopraffare gli altri, pensando che sia l'unico modo per non essere sopraffatte. Non esiste per luro l'idea che, unendo gli sforzi, la gente possa vivere meglio e ottenere ugualmente ciò che desidera. E' proprio questo sentimento di scarsa attenzione reciproca a far sì che si finisca per badare soltanto a se stessi, alla propria libertà e ai propri comodi, senza preoccuparsi troppo di quali limiti essa debba avere, per non dare fastidio agli altri. Chi ha scritto che << la mia libertà inizia dove finisce la tua >> voleva con ciò sottolineare un concetto fondamentale: questa frase significa infatti che, se tu ti prendi troppa libertà di fare ciò che vuoi, non ne resta più per il tuo prossimo; in sostanza, fai esattamente ciò che non vorresti che gli altri facessero, cioè che limitassero la tua libertà. Ecco perchè si può dire che, perchè io possa godere della mia libertà, è necessario che tu limiti un poco la tua, così come faccio io e come fanno tutti gli altri. Il risultato non è male: limitandoci ognuno un poco, resta libertà per tutti!
RispondiEliminaBobbio afferma che quando si parla di libertà ed eguaglianza non si parla della medesima cosa innanzitutto perché i due principi presentano delle differenze. Sono due diritti inviolabili dell'uomo. L'eguaglianza consiste nella non distinzione di sesso, razza, lingua, religione, di opinioni politiche, di condizioni sociali e personali. Invece la libertà è non dipendere da nessuno quindi essere liberi di scegliere, di pensare, e soprattutto essere liberi di sognare, secondo me. La libertà va intesa in senso assoluto mentre l'eguaglianza in senso relativo poichè non per tutti vi sono gli stessi trattamenti, questo varia infatti da individuo a individuo. La libertà per me è il desiderio, l'immaginazione. Quindi sarò libera di pensare, desiderare ciò che voglio in qualsiasi forma, tempo, luogo o qualsiasi altro parametro anche se poi nn lo farò mai, nn lo avrò mai. Quando pensiamo o immaginiamo siamo liberi nel vero senso della parola.
RispondiEliminaPartendo dall'affermazione di Bobbio citata dal professore concordo pienamente sul pensiero di eguaglianza in quanto questo concetto può essere espresso soltanto relativamente a situazioni prese singolarmente; penso che non si potrà mai parlare di eguaglianza universale poiché non esisterebbe nulla se non ci fosse il diverso. Infatti io conosco, io giudico soltanto avendo a disposizione un'alternativa di scelta. Diverso però non deve diventare un altro essere umano, poiché l'eguaglianza come valore morale dovrebbe essere uno dei pilastri fondamentali in una società democratica fondata sul rispetto degli altri.
RispondiEliminaAltro pilastro di cui si parla molto spesso è la libertà: vivere in liberà, credo sia un diritto di ogni essere umano in quanto non riuscirei mai ad accettare un limite impostomi dalla presunzione di un qualsiasi uomo che si ritiene superiore. A differenza di Bobbio, credo che la libertà sia anch'essa relativa non tanto alle situazioni ma soggettiva per ognuno di noi. Infatti per me libertà può significare una condizione, uno stile di vita completamente diverso da quello che potrebbe rappresentare per un qualsiasi altro individuo. Questo perché ognuno di noi ha avuto una propria educazione, ha vissuto situazioni diverse che hanno fatto nascere idee e pensieri differenti.
Penso che noi tutti dovremmo avere un EGUALE grado di LIBERTA', indispensabile a farci sentire liberi senza però avere quella libertà assoluta che andrebbe ad intaccare la libertà del nostro prossimo. Forse solo così si potrebbe risolvere questa tensione bipolare tra Eguaglianza e Libertà.
RispondiEliminaTuttavia, come ho già detto in classe, sarebbe importante confrontare con la nostra realtà questi due valori cardine e, a tal fine, sarebbe utile chiederci quando ci sentiamo liberi ed eguali e quando invece no.
Noberto Bobbio tratta, in questo suo libro, uno dei temi fondamentali che mette in evidenza le grandi differenze presenti nei differenti popoli. Uguaglianza e libertà sono dei valori, o meglio, dovrebbero essere dei valori, garantiti a tutti gli uomini e da tutti dovrebbero essere rispettati. Lo stesso Bobbio afferma che, però, uguaglianza e libertà, variano da soggetto a soggetto, sono quindi relativi. C'è chi ha più libertà c'è chi ne ha meno, chi può scegliere cosa fare nella vita e chi, invece è obbligato a fare qualcosa che non vorrebbe. Potremmo trovare esempi all'infinito per mettere in evidenza le infinite differenze presenti tra un uomo e un altro. Tutto ciò significa che nessun uomo è uguale agli altri e tanto meno ha le stesse possibilità, e quindi libertà, di un altro. Sono d'accordo con il pensiero di Bobbio, poiché considero questi due valori soggettivi. Penso, infatti, che non si riuscirà mai a raggiungere uno stato di uguaglianza e libertà comune a tutti i popoli. Ritengo, inoltre, molto interessante questo argomento che abbiamo intrapreso in classe poiché ci permette di conoscere la realtà e anche di confrontare differenti opinioni che potrebbero arricchire il nostro pensiero.
RispondiEliminaQuando sento parlare di uguaglianza la mia mente trova, come punto di riferimento, il pensiero filosofico dello stato di natura dell'uomo per Hobbes. Egli spiega che questo stato di natura è caratterizzato dall'uguaglianza degli uomini, perché è vero che tutti gli uomini siamo uguali, tutti abbiamo le stesse necessità (parlando di bisogni reali, bisogni primari).
RispondiEliminaHobbes continua dicendo che l'uomo vive sottomesso dai sui istinti di essere asociale, egoista e violento, dominato dall'esclusivo interesse per la propria autoconservazione e la propria potenza.
Questo fa capire che abbiamo una parte malvagia dentro di noi che ci porta a far guerra contro gli altri uomini; non solo per ottenere i nostri diritti, ma anche per sottrarre quelli altrui.
Tuttavia, l'uomo possiede anche una parte sensibile, umile. é proprio grazie a questa nostra parte umana che l'uomo riesce a rispettare il suo simile. Questa qualità lo porta a comportarsi in modo giusto verso gli altri e verso sé stesso.
Parlando di libertà credo sia, invece, l'ambiente in cui viviamo a determinarne la realizzazione; ma l'ambiente è composto da uomini. Uomini con ideali di uguaglianza, fratellanza, amore, rispetto e altri, invece, superbi, ipocriti, egoisti.
Un uomo che vive a contatto con gente rispettosa non avrà mia paura di fare una scelta, anche se sbagliata, perché non sarà giudicato dagli altri; al contrario, un uomo che vive in un ambiente chiuso mentalmente: di gente ignorante, dove regna l'invidia e non si ha respetto per il prossimo; sarà mal giudicato e questo frena l'uomo a fare la propria volontà. La libertà si acquista vincendo le tante paure che l'uomo ha dentro di sé.
Ecco come per me l'uguaglianza e la libertà stanno in un rapporto circolare.
"Uguaglianza e libertà"... queste parole come titolo del libro di Norberto Bobbio sono molto comuni e preseti nella mia vita. Diciamo che io le ho potute approfondire molto da cattolico: sin da piccolo al catechismo quando le catechiste o il sacerdote ci spiegavano che "siamo liberi, il signore ci ha fatto tutti uguali.. ecc" ma mai in termini filosofici o, meglio, spiegate da un filosofo come Bobbio. Sono sicuro che sarà molto interessante approfondirle con questo libro.
RispondiEliminaPersonalmente l’argomento trattato in questi giorni è molto importante, poiché, secondo una personale riflessione, l’uguaglianza, tema affrontato dal filosofo Norberto Bobbio, non esiste. Infatti, secondo il mio modesto parere, possediamo tutti delle diversità, tra popoli, culture, ma anche dal punto di vista sociale perché è inutile affermare che siamo tutti uguali quando è palese che dappertutto ci sono ingiustizie e discriminazioni e questo vale anche per la libertà. La libertà è una cosa sacra che nessuno può togliere, a meno che questa non vada ad intaccare la libertà di qualcun altro!
RispondiEliminaCaro professore,
RispondiEliminaParlare di uguaglianza e libertà non é come parlare di un tema qualunque, infatti, come ho già fermamente espresso, non vedo l'ora di iniziare a leggere questo libro di Norberto Bobbio per cercare di dare uno sguardo filosofico su qesti due importanti concetti in modo tale da ampliare i miei orizzonti e cercare di ridurre alcuni pregiudizi che mi potranno aiutare doppiamente, sia per quanto riguarda me stesso sia per tutte le persone che mi stanno accanto.
Uguaglianza e libertà per me sono dei valori molto importanti nella vita di tutti noi, però spesso questi valori non vengono rispettati perché ognuno di noi cerca sempre di essere superiore rispetto all'altro. Secondo me gli uomini dovrebbero essere tutti liberi e uguali perché in fondo siamo tutti fratelli senza fare nessuna distinzione di razza, sesso, religione ecc.. io penso che questi valori non verranno mai rispettati perché ci saranno sempre delle disuguaglianze.
RispondiEliminaNorberto Bobbio parla, in questo libro di un tema fondamentale che mette in evidenza le grandi differenze, riferite all’uguaglianza e alla libertà, presenti nei differenti popoli. Uguaglianza e libertà, sono dei valori o, meglio, dovrebbero essere dei valori garantiti a tutti gli uomini e da tutti dovrebbero essere rispettati. Lo stesso Bobbio afferma che, però, uguaglianza e libertà variano da soggetto a soggetto: sono relativi. C’è chi ha più libertà c’è chi ne ha meno, chi può decidere da solo chi, invece, dipende dagli altri. Potremmo trovare esempi all’infinito per evidenziare le infinite differenze presenti tra un uomo e un altro. Tutto ciò significa che nessun uomo è uguale agli altri e tanto meno ha le stesse possibilità e quindi libertà. Sono d’accordo con il pensiero espresso da Bobbio in questa prima parte del suo libro, poiché considero anch’io questi due valori soggettivi. Penso, infatti, che non si riuscirà mai a raggiungere uno stato d’uguaglianza e libertà comune a tutti i popoli. Ritengo, inoltre, molto interessante quest’argomento che abbiamo intrapreso in classe poiché ci permette di conoscere la realtà e anche di confrontare differenti opinioni che potrebbero arricchire il nostro pensiero.
RispondiElimina“Eguaglianza e libertà” è il titolo del libro di Norberto Bobbio che stiamo leggendo in classe in questi giorni. Questa tematica a mio riguardo, è molto attuale e interessante poiché nel mondo, nonostante siano passati più di 2000 anni di storia, non si è ancora formato uno stato in cui i cittadini sono liberi e uguali. Secondo me il nostro stato non è uno stato che garantisce libertà e uguaglianza ai cittadini. Basta pensare alle continue tasse e ai continui aumenti sui prodotti che ci sono nel nostro paese. Attenzione! I cittadini devono pagare le tasse! È vero, non sono contrario a questo, ma lo stato fa continui tagli sugli stipendi delle povere persone che lavorano onestamente, e tra stato e cittadini si sta creando, purtroppo, un divario enorme. E dove bisogna agire non si interviene... Ad esempio, basta pensare ai politici. Moltissimi deputati che vivono lussuosamente sulle spalle dei poveri cittadini. Perché succede tutto questo? Credo che questo succeda in tutto il mondo perché l’uomo ha dentro di se quella parte egoista che molte volte prende il sopravvento sulla sua personalità. Per questo considero questa tematica molto interessante e attuale perché ci coinvolge più di quanto crediamo. Mi rendo conto di lasciare la questione più aperta di quanto l’abbia trovata, ma spero, grazie a un nostro confronto d’idee, sia in classe sia sul blog, di raggiungere, o quantomeno avvicinarci a una possibile soluzione a questo problema.
RispondiEliminaCarissimi Alunni, mi pare che oggi, in classe, la lettura del capitolo "Libertà e giustizia" abbia acceso l'interesse. Distinguere tra giustizia ed eguaglianza ci ha consentito di guardare il problema della libertà da una prospettiva nuova. Sostenere che non sempre la giustizia coincide con un trattamento equanime (soprattutto nell'ambito scolastico) ha suscitato reazioni diverse... come era prevedibile. Occorre continuare a discutere... aspetto i vostri pareri personali...
RispondiEliminaParlare di eguaglianza e libertà sembra davvero un dilm d'altri tempi! Siamo circondati dall'omofobia, e la libertà è un traguardo quasi irragiungibile. La società odierna, secondo me, non conserva purtroppo i valori del passato. E noi giovani abbiamo ideali da seguire e imitare.
RispondiEliminaCara Giuseppina, fai bene a dire "quasi", perché vuol dire che lasci spazio al possibile... siamo noi che costruiamo la società nella quale viviamo... e sarà bella quanto etico sarà il nostro progetto...
RispondiEliminaEh si, la distinzione tra giustizia ed eguaglianza ha suscitato l'interesse di tutti. Io credo che a volte la giustizia agisca allo stesso modo con tutti mentre altre volte attui delle misure diverse basandosi però sulle difficoltà e sulle situazioni in cui i vari soggetti si trovano. Anche nell'ambito scolastico vi sono trattamenti diversi con gli alunni, infatti a volte un ragazzo che merita di essere premiato per la buona volontà, per l'interesse dimostrato durante tutto l'anno, per l'attenzione e soprattutto per lo studio costante non ottiene voti giusti mentre altri che sono stati assorti nei propri pensieri per tutto l'anno raggiungono voti positivi soltanto perché hanno studiato gli ultimi giorni e non giorno per giorno. Ma sono d'accordo anche con lei, professore, quando dice che ognuno deve pensare per se stesso perché se ottiene un ottimo risultato lo ottiene per sé e non deve guardare gli altri perché il voto degli altri non determina la sua felicità.
RispondiEliminaSì, professore la lettura in classe del capitolo "Libertà e Giustizia" ha suscitato molto interesse in noi alunni. Intanto inizio col dire, che ognuno ha un diverso pensiero della parola giustizia, io personalmente penso che ancora oggi la giustizia non con tutti si comporta allo stesso modo, ma non possiamo farci nulla, perché continueranno a esistere regole diverse per ognuno di noi. Anche nell'ambito scolastico non tutti veniamo trattati allo stesso modo, perché, per esempio, un alunno che ha studiato tutto l'anno si ritrova ad avere come risultato finale lo stesso voto dell'alunno che non ha studiato tutto l'anno, ma gli è stato attribuito quel voto solo perché viveva in una situazione di difficoltà, però ci sono quegli alunni che non riescono a esporre i propri problemi e non considerati, ma professore nonostante questo, come dice Maria Carmela, io concordo pienamente con lei, ognuno deve pensare per sé. Un altro esempio importante è quello dei politici, che fanno regole per un loro tornaconto e non perché sono giuste.
RispondiEliminaLibertà ed eguaglianza. Come Bobbio, il solo suono di queste parole mi riporta a due dei valori che hanno gettato le basi per far sì che si concretizzasse una delle Rivoluzioni più importanti di tutti i tempi, quella avvenuta in Francia nel 1789, ovviamente.Essa, come ben sappiamo, ha portato il singolo cittadino a lottare e a scrivere la storia con il proprio sangue affinché si potesse fare in modo che si attuasse quella condizione attraverso la quale l'uomo può diventare "libero" e come tale affermare la sua identità nella società. Anch’io come molte delle mie compagne penso che la libertà sia qualcosa di utopico e di irraggiungibile, in quanto la libertà cammina di pari passo con la giustizia, e in accordo con Angelo, credo che soprattutto nel nostro Stato, essa sia inconsistente nei contenuti, in quanto ogni giorno di più siamo testimoni del fatto che i reati gravi rimangono impuniti e molti sono gli innocenti che pagano ingiustamente. E’ ovvio che non sempre ci troviamo di fronte a situazioni del genere, per questo sono molto entusiasta all’idea di trattare questa tematica attraverso il testo di Bobbio, che spero mi aiuti a chiarire ed ampliare il mio pensiero, attraverso la sua accurata riflessione filosofica.
RispondiEliminaIl tuo entusiasmo è molto incoraggiante. Grazie.
EliminaCarl Gustav Jung così scrive nell'introduzione al volume "La psicologia dell'inconscio": La psicologia del singolo corrisponde alla psicologia delle nazioni. Quello che fanno le nazioni fa anche ogni singola persona, e fintanto che lo fa il singolo lo fa anche la nazione. Solo il cambiamento della mentalità del singolo costituisce l'inizio del cambiamento della psicologia della nazione. I grandi problemi dell'umanità non furono mai risolti con grandi leggi, bensì solo col cambiamento della mentalità del singolo. (trad. it. di Marco Cucchiarelli e Celso Balducci, Roma 2010)
RispondiEliminaChe cosa ne pensate? Potrebbe essere possibile, seguendo il ragionamento di Jung, che la libertà e l'eguaglianza si realizzino in una nazione solo nel caso in cui cambi la mentalità dei singoli cittadini?
Iniziare a cambiare la propria mentalità affinchè si raggiungano, in una corrotta e ingiusta società come la nostra, i principi di uguaglianza e libertà credo sia possibile ma, secondo me, questo dipende dal grado di libertà e uguaglianza che ognuno crede di avere. Se io mi sento libero ed eguale verso gli altri come posso contribuire a cambiare la psicologia della nazione? Se io penso che nella mia nazione tutto vada per il meglio è impossibile creare le condizioni necessarie affinchè si arrivi a un miglioramento! Convivere in una società di politici corrotti e di persone che giornalmente non rispettano le regole non fa altro che far diminuire le speranze di cambiamento che sono presenti dentro di noi. Questa realtà può e deve cambiare ma c'è bisogno di collaborazione e di unità. E' vero che nel passato molti cambiamenti sono avvenuti grazie alle idee singolo, ma adesso i tempi sono cambiati, adesso è impensabile che un singolo uomo possa compiere le gesta di grandi uomini del passato come Gandhi, Martin Luther King, Nelson Mandela che da soli hanno cambiato il modo di pensare di un'intera nazione e che hanno aperto sbocchi verso una sana e corretta società! Ognuno di noi può contribuire a migliorare le cose, ma non credo più nell'operato del singolo.
RispondiEliminaCerto, caro Angelo, questa è una tua opinione... Jung parla del cambiamento della mentalità del singolo, ma mi pare intenda dire che questo mutamento debba avvenire senza la pretesa di dare una svolta al mondo dall'oggi al domani. Cambiare noi stessi è il primo passo per cambiare la società. Gli uomini che hai citato sono casi straordinari... noi possiamo cominciare e dobbiamo cominciare da noi stessi, la goccia scava la roccia non certo in poco tempo... non si tratta di credere "nell'operato del singolo", ma di cominciare a concepire la possibilità della libertà e dell'eguaglianza... già la creazione di uno spazio di discussione su questi temi è un cambiamento importante, soprattutto perché tutti parlano di libertà, ma non tutti sanno che cosa significhi realmente. Parcheggiare male la propria automobile vuol dire impedire agli altri di circolare liberamente. Mutare forma al pensiero vuol dire anche cominciare a parcheggiare solo dove è consentito... già questa è una trasformazione che avrà conseguenze positive... poi occorre pazienza e aspettare e continuare a credere nel futuro... e non è detto che saremo noi a godere di questi miglioramenti, ma i nostri discendenti. Se mio nonno non avesse piantato gli ulivi io oggi non potrei avere l'olio, se mio nonno non avesse piantato i fichi io non potrei mangiarne i frutti. Noi dovremmo piantare alberi non esclusivamente a nostro vantaggio, ma per le generazioni future, esattamente come le generazioni passate hanno fatto per noi...
RispondiEliminaAttraverso il libro di Bobbio sicuramente riusciremo ad approfondire il significato di entrambi i valori della libertà e dell'eguaglianza, che sono stati sempre identificati come elementi fondanti delle moderne democrazie. Valori che hanno sostenuto la Rivoluzione francese, ma che qualche anno prima sono stati alla base della Rivoluzione americana e della conseguente Dichiarazione d'Indipendenza dove tra l'altro vi era scritto che tutti gli uomini sono stati creati uguali e che tra i vari diritti vi sono quelli della libertà e della ricerca della felicità. Infatti, io penso che solo un popolo libero ed uguale possa essere felice e consapevole dell'importanza di una società più giusta e solidale. Per finire voglio solo sottolineare ciò che è scritto nella Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo del 1948: "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti". Sicuramente Bobbio ci darà una mano a far nostri questi valori.
RispondiEliminaCaro Antonio, che cosa vuol dire per te essere libero?
EliminaMi trovo molto d'accordo con Angelo. Il problema della libertà e dell'eguaglianza, è una questione che dipende da fattori che forse il singolo non può determinare.Mi spiego.Grandi personalità,citate sopra da Angelo hanno contribuito in qualche modo a cambiare la mentalità di un popolo.Ma,come l'uomo nella sua storia ha conosciuto Gandhi e Martin Luther King,così ha dovuto fare i conti anche con personalità diverse, come ad esempio Hitler, Mussolini, Stalin, tanto per citarne alcuni. Non si può dunque negare che anche loro hanno in qualche modo contribuito ad influenzare la mentalità di vari popoli. La mia domanda principale perciò, è , come l'uomo,inteso come singolo,riesce a distinguere e ad elaborare un'influenza piuttosto che un'altra? E soprattutto, è indispensabile e naturale per l'uomo doversi confrontare con il proprio passato e inevitabilmente scivolarne dentro? Perchè a mio avviso di questo si tratta. Se, come dice Jung, la mentalità del singolo può cambiare la mentalità di un popolo c'è da esserne lieti o diversamente c'è da spaventarsi? Se invece non è come dice Jung, e cioè che il singolo è preda della massa,immerso in una ragnatela da dove non può emergere, l'uomo in quanto tale ,ossia singola persona pensante, che scopo ha nella sua storia? Molto francamente, non ho molte convinzioni su questo argomento. Mi limiterei a dire che libertà ed eguaglianza sono principi che non spettano di trovare realizzazione ne nel singolo ne ovviamente nella massa. Semplicemente perchè sono realtà che fuoriescono dalla natura dell'uomo.Quest'ultimo nulla può se non continuare un'opera imperfetta lasciatagli dietro da un suo predecessore. Egli deve esclusivamente cercare di continuarla e di portarla avanti nel miglior modo possibile creando quelle condizioni massime,ma non perfette, di libertà ed eguaglianza.
RispondiEliminaCaro Francesco, gli uomini che hai citato rappresentano ciò che i fautori della libertà e dell'eguaglianza cercano di combattere. Non possiamo dimenticare quanto ci dice Ortega Y Gasset, nel brano che abbiamo letto in classe, sul problema della massificazione: le dittature del XX secolo sono state possibili perché i singoli hanno perso il senso di responsabilità ed hanno demandato ad altri le scelte, in quei casi, a dei singoli che hanno deciso per loro. Credo, quindi, che le scelte individuali, come dice Bobbio, sconcertano la massificazione e diano la possibilità di perseguire la libertà e l'eguaglianza. Mi pare evidente che il cammino è ricco di insidie, ma questo non può scoraggiare: i problemi si superano col dialogo e la filosofia ci sostiene nell'inpresa, né possiamo non considerare che ancora oggi, per esempio in Cina, ci sono persone che lottano, pagando un caro prezzo, per la libertà e per l'eguaglianza, e spesso lo fanno da soli...
EliminaPurtroppo nella società odierna non esistono quasi più individui che come i grandi uomini del passato riescono ad emergere dalle masse e far valere le proprie idee. Questo credo sia dovuto principalmente al contesto nel quale ogni uomo oggi vive.
RispondiEliminaAd esempio io penso che un ragazzo che come noi è da sempre vissuto in un paesino di provincia, abituato a convivere con uomini dalla mentalità “ristretta”, difficilmente riuscirebbe a manifestare le proprie idee perché vincolato dall’opinione e dal giudizio altrui. Per questo sono d’accordo con Angelo quando dice che per ottenere un cambiamento a partire dal singolo ci si deve basare sul grado di libertà ed eguaglianza che quest’ultimo ha.
Ma è anche vero quanto afferma Jung: “solo il cambiamento della mentalità del singolo costituisce l’inizio del cambiamento della psicologia nazionale”. Perciò anche se influenzato dalla massa, il singolo che realmente crede di riuscire a dare una svolta radicale al modo di pensare e di agire del proprio Paese, dovrebbe nel suo piccolo cominciare ad effettuare delle trasformazioni alle cose della quotidianità, oltre che per se stesso anche per garantire un futuro migliore alle successive generazioni.
Sì, certo. Abbiamo anche detto che forse i risultati non saranno goduti dalle generazioni che metteranno in atto il sacrificio, ma da quelle future. Per quanto riguarda il paese... la mentalità ristretta... beh... basterebbe che i giovani cominciassero ad allargare i propri orizzonti... se non possiamo cambiare gli altri, possiamo cambiare noi stessi... noi creiamo la società che vogliamo creare. Lo studio, l'esercizio del bello, del pensiero, del dialogo, del confronto sono attività che dipendono da noi...
EliminaIn questo libro Bobbio tratta di due valori quali libertà e uguaglianza, a mio riguardo apparentemente assoluti, ma che invece nella società odierna come la nostra risultano limitati. Secondo Bobbio l'uomo in quanto essere sociale deve essere libero e deve vivere con gli altri individui in un rapporto di uguaglianza; teoricamente è vero dovrebbe essere così, ma se ci affacciamo un attimo nella realtà ci rendiamo conto che la situazione è ben diversa. Infatti non tutti siamo poi così liberi e tanto meno uguali. Nel libro Bobbio introduce anche il concetto di democrazia o meglio di gruppo democratico ossia prendere delle decisioni in modo collettivo. Su questo concordo anche perchè se parliamo politicamente, la nostra Italia è appunto una democrazia e noi in quanto popolo prendiamo le nostre decisioni attraverso il diritto al voto.
RispondiEliminaSono pienamente d'accordo con lei professore in quanto soltanto iniziando a cambiare la mentalità del singolo, quindi iniziare a dare una svolta al mondo in cui viviamo, si può giungere a un cambiamento. Noi dobbiamo essere d'esempio per coloro che saranno il mondo di domani perché soltanto così potrà avvenire un mutamento collettivo nel senso se oggi farò io una cosa che non ha fatto mai nessuno domani lo farà mio fratello, i miei cugini, i miei figli. Facendo così si giungerà ad una mentalità comune e giusta, ma soprattutto libera quindi la psicologia del singolo potrà finalmente corrispondere a quella della nazione come afferma Jung nella "psicologia dell'inconscio".
RispondiEliminaNon sappiamo se giungeremo ad avere "una mentalità comune e giusta" come dici tu, ma sarebbe un buon inizio confrontarsi con le visioni del mondo degli altri, cercando di trovare una via comune ispirata a principi di "giustizia"...
RispondiElimina“Modificando me stesso, cambio il mondo”. È questa la frase di Jung commentata in classe qualche giorno fa. Io sono pienamente d’accordo con quanto afferma Jung, perché solo cambiando noi stessi, ovvero il nostro pensiero, possiamo cambiare anche il pensiero degli altri uomini e così il mondo. Ci sono stati uomini straordinari come Gandhi, Nelson Mandela, Martin Luther King e tanti altri che hanno cambiato il mondo partendo dal loro cambiamento interiore. Questi sono stati casi straordinari è vero, e con le loro idee hanno cambiato il mondo intero. Secondo me un cambiamento va fatto anche nella nostra società. Se penso ad essa, mi viene in mente l’omologazione dell’uomo, la massificazione, o per meglio dire il conformismo. La nostra società purtroppo ci ha avviato verso il conformismo, infatti, noi ci sentiamo felici e stiamo bene con noi stessi solo se siamo come tutti gli altri, se ci sentiamo “parte del gruppo” e chi la pensa in modo “diverso” viene scartato. Per far terminare tutto ciò, secondo me dobbiamo cambiare la nostra mentalità, liberarci dai nostri schemi, cambiare il nostro modo di pensare e cambiare così il mondo che ci circonda. Per questo sono d’accordo con quanto dice Jung!
RispondiEliminaDa dove cominci?
EliminaCaro professore, devo dire che con la sua domanda mi ha un po' spiazzato.. Non ho risposto prima poiché sinceramente non sapevo come rispondere.. Ma ora credo di aver trovato una risposta alla sua domanda.. Con il mio commento sulla frase di Jung mi sono collegato alla situazione politica e sociale dell'Italia. Come ho già detto credo che il nostro paese abbia bisogno di un cambiamento. E credo che questo cambiamento debba partire dal singolo, dall'individuo. Oggi, la maggior parte degli Italiani, me compreso, non ci sentiamo rappresentati dai nostri politici e tocca perciò proprio a noi fare qualcosa. Dice lei, si ma come? Semplice. Con il nostro voto. Prima di andare a votare bisogna riflettere tanto. Ma non sulla persona da votare.. Bensì sul l'idea che ognuno presenta. Scegliendo così l'idea, o meglio dire il progetto politico che meglio ci rappresenta e riteniamo migliore possiamo garantire al nostro paese un rinnovamento e un cambiamento, non solo politico, ma anche sociale. Questo cambiamento partirà così da noi e saremo proprio noi i protagonisti del futuro.
EliminaCondivido pienamente il pensiero espresso da Angelo. Rispetto al passato sono cambiate molte cose, ma si sta migliorando o peggiorando? Ci ritroviamo a vivere in una società piena di gente corrotta alla quale non sta a cuore il bene del nostro Paese, ma pensa solo ad arricchirsi e a realizzare i propri interessi personali. Sono molti i problemi presenti in Italia, ci lamentiamo spesso di moltissime cose ma nessuno è in grado di prendere in mano le redini e decidere di cambiare la situazione nazionale. Speriamo tutti in un miglioramento ma questo non può avvenire da solo. C’è bisogno di collaborazione, di unità, di gente che si batte per il bene del proprio Paese e che lotti al fine di portare avanti e di realizzare i propri ideali, che non si arrenda al primo ostacolo! Bisogna, inoltre, cercare di coinvolgere le masse cittadine perché come dice un famoso proverbio: “L’unione fa la forza”! Detto questo, io penso che l’idea di cambiamento possa anche partire dal singolo, ma affinché essa sia realizzata, è necessaria la collaborazione del popolo.
RispondiEliminaQual è la tua proposta concreta? Credo che le proposte concrete partano sempre dal singolo... dacci la tua ricetta. In ogni epoca c'è stata la corruzione... ma i moraleggiamenti servono a poco... occorre agire... forse cominciando a cambiare se stessi. Che ne dici?
EliminaSicuramente. Sono d’accordo su questo. Ognuno di noi potrebbe o, meglio, dovrebbe iniziare proprio da se stesso. Cominciando a cambiare noi stessi, la nostra mentalità che spesso è troppo chiusa alle innovazioni e tende a rimanere legata al passato, possiamo riuscire a portare avanti le nostre idee. Il problema, però, è che oggi, uomini forti e coraggiosi come quelli del passato, che hanno contribuito a modificare il loro Paese partendo proprio dalle loro idee, ne esistono pochi poiché tutti si lasciano influenzare dalle “masse” e si adeguano, anche se non le condividono, alle presenti situazioni. Penso che sia di fondamentale importanza iniziare a cambiare la mentalità “chiusa” che è ancora presente in Italia e particolarmente al Sud. Non bisogna preoccuparsi del giudizio degli altri, ognuno è libero di pensare e fare ciò che vuole o, meglio, ciò che ritiene più giusto, senza il timore di essere giudicato dalla gente.
EliminaLo ripubblico anche sotto, così è più in evidenza.
EliminaCertamente il libro di Bobbio,come ci suggerisce il titolo stesso, ha un carattere pedagogico e morale molto profondo e ciò si evince già dalle prime pagine che abbiamo letto in classe; tuttavia io mi sono posta domande molto più semplici, partendo dagli eventi della nostra realtà sociale; confrontando il concetto di libertà attuale con quello di diverse epoche storiche avverto una notevole differenza, in quanto la libertà è stata un valore cardine per gli animi "impetuosi" che hanno fatto la storia d'Italia; basti pensare a Mazzini, Beccaria, Parini... tutte figure che hanno lottato sino all'ultimo anelito per una libertà non solo individuale ma collettiva, che hanno lottato per le generazioni future... Ma oggi la libertà che cos'è? E' a questo punto che mi viene in mente Jung, in quanto la massificazione ha fatto il suo corso e in generale si confonde troppo spesso il concetto di libertà con quello di libertinaggio, specie le nuove generazioni vogliamo tutto ciò che è di tendenza e subito perché tutto ci è dovuto e non ci importa nulla se per ottenerlo facciamo male agli altri, alienandoci e integrandoci sempre di più alla massa, e impedendo quel processo di eguaglianza che, a mio avviso, solo attraverso la libertà della mente, scevra da vincoli inutili, si può realizzare. Il concetto di libertà non si dovrebbe minimizzare ad una serata in discoteca: è una conquista sensata di indipendenza, non un continuo bruciare le tappe. Occorre vivere intensamente e coscientemente ogni attimo di vita; è ovvio che se penso costantemente alle conseguenze che ogni mia azione ha vivo in una campana di vetro per sempre e mi condiziono a tal punto da perdere ogni velo di libertà, ma se pensassimo anche in minima parte alle nostre azioni aumenterebbe il rispetto dell'altro, e rispettandoci tutti raggiungeremmo l'eguaglianza sociale e potremmo vivere in un Paese "libero" ed 'eguale'. Mio malgrado è proprio in questo che vedo il limite e l'utopia al mio pensiero, poiché, citando Jung, nell'umanità vi è una "perdita di spiritualità" che inibisce tutto ciò.
RispondiEliminaViviamo in un tempo quanto mai privo di democrazia, di libertà assoluta; la carta costituente è stata stravolta, si aggiunge poi che ad ogni mutamento di governo si sono ora cambiate ora aggiunte norme che favoriscono alcuni a scapito di molti.
RispondiEliminaSento parlare spesso di libertà di espressione di manifestare le proprie contrarietà, ma come accade di frequente (Genova 2001) chi dovrebbe garantirne la fruibilità ne è il carnefice.
Ho dubbi anche su strumenti.. che a prima vista vorrebbero sembrare liberi da controlli, ma che cosi non sono, mi riferisco ad internet e tutte le sue ragnatele, allo spauracchio della sicurezza (11 settembre 2001) sotto il quale nome tutto è concesso.
Forse avrei dovuto scrivere di Mazzini, Garibaldi che sono sempre 'attuali' ma ho paura per il mio domani.
In ogni caso penso che l'uomo non possa raggiungere una libertà assoluta poiché quest'ultima è espressa entro dei limiti delle regole. Cosi come un musicista che si sente libero nella sua arte, ma anche essa non è altro che il frutto di regole matematiche e ritmiche. Ogni uomo è potenzialmente libero di essere tale, la libertà è ciò che accomuna l'umanità e ciò che rende uguale gli uomini, è forse per questo che cerchiamo la nostra libertà nell'altro?
Per quanto l'uomo possa essere libero rimane schiavo dello scorrere del tempo e anche questo accomuna tutti e ci rende uguali poiché tutti, indipendentemente dal nostro percorso di vita, raggiungeremo la stessa dimensione
Libertà ed eguaglianza, due importantissimi valori di cui Bobbio ci parla nel suo libro. Noi, poiché esseri imperfetti e in continua evoluzione, aspiriamo continuamente a valori quali appunto quelli di libertà e di uguaglianza. Come dice Bobbio, si può parlare di libertà in senso assoluto, ma di uguaglianza in senso relativo. Essere libero ed eguale è al fondamento di uno Stato democratico, quale il nostro. Tuttavia l’individuo si sente veramente libero ed eguale a tutti gli altri? La libertà è spesso intaccata dalle troppe norme che dovrebbero regolare i rapporti civili e creare l’armonia necessaria affinché si possa vivere in tranquillità, ma a volte secondo me diventano troppo oppressive e limitanti. Per fare un semplice esempio, l’uomo deve per potersi guadagnare da vivere, nella maggior parte dei casi, seguire un percorso di studi che sta diventando sempre più esigente (se fino a qualche anno fa bastava almeno saper leggere e scrivere, adesso non basta più neppure un diploma di scuola superiore); e una volta compiuti gli studi, non solo hai “perso” tempo prezioso nell’apprendimento pratico e diretto del mondo del lavoro, ma ti ritrovi sicuramente a dover fare un lavoro che non compete con quello che fino ad ora hai sudato per fare (chi è fortunato a trovarlo un lavoro considerando la sempre più crescente disoccupazione). Ma si è fortunati, si trova un lavoro, si continuerà a lavorare per guadagnare almeno il denaro necessario a pagare le tasse allo Stato (anche se spesso si dimostra inefficiente e poco coinvolto nell’agire per un bene comune); il lavoratore non avrà modo (soldi) o tempo per farsi una vacanza. Divenuto ormai anziano, “magari” avrà una pensione, ma che non basterà neppure per le spese sanitarie, che in gran parte lo Stato non gli garantisce nonostante sia stato un cittadino corretto e che ha sempre pagato le tasse. Ecco, questo per dire che nonostante il nostro è uno Stato democratico, non sempre la nostra è una società libera ed eguale.
RispondiEliminaNon credo che lo studio sia tempo perso... è tempo che consente di creare le basi per la comprensione del reale... Tra le tante frasi che ha pronunciato il presidente degli USA J.F. Kennedy, mi sento di condividere pienamente questa: "Non chiederti che cosa può fare il tuo paese per te, ma che cosa puoi fare tu per il tuo paese". Noi dovremmo lavorare e studiare non solo per noi stessi... dobbiamo pensare che la democrazia nasce dalla partecipazione e non dalla semplice pretesa di qualcosa di materiale. Il lavoro è un diritto, ma è anche un dovere... Sono d'accordo quando sostieni che la nostra società non garantisce pienamente la libertà e l'eguaglianza, ma discutere su questi due concetti ci è indispensabile per comprendere qual è il loro reale valore...
EliminaI concetti di Eguaglianza e Libertà che sono a fondamento del saggio di Bobbio rappresentano i cardini imprescindibili cui l’umanità intera , nelle sue particolarità e peculiarità storiche – culturali e sociali ha sempre teso. Dunque da sempre tutti i popoli animati da aneliti di democrazia hanno aspirato a forme di convivenza improntate sui principi di eguaglianza e libertà. Possiamo pensare allora che per essere liberi si debba essere uguali o forse omologati a modelli predefiniti. Io penso proprio di no! Secondo me il concetto di uguaglianza fra individui esprime un valore più alto e nobile, si deve esser certamente uguali ma di fronte alla legge e quindi alla giustizia, (uguali diritti ed uguali doveri) bisogna essere uguali sul piano della dignità ( a prescindere dal ceto sociale, economico, razziale e religioso) allora se queste condizioni si verificano siamo in presenza anche della libertà individuale e pertanto di un contesto di democrazia.
RispondiEliminaBobbio approfondisce questo tema e chiarisce che cosa si debba intendere per "libertà", "eguaglianza", "democrazia", "giustizia"... ne discuteremo ancora, leggendo il libro, in classe...
EliminaMi associo al pensiero di Angela, credo che la sua riflessione si avvicini molto al mio pensiero in quanto, l’uomo rimane solo un prigioniero in mano alle ultime trasgressioni che lo rendono protagonista. Credo, anche, che nella nostra società molti dei valori su cui ci affidiamo perdano il giusto significato. Si parla sempre,infatti, di libertà negata ma siamo in molti a disconoscerne il vero significato. Libertà non è uscire per poi fare ritorno a casa alle 4 del mattino ubriachi e privi di sensi dopo aver fatto uso di qualsiasi tipo di sostanza stupefacente. Libertà non è vestirsi in modo inadeguato alle circostanze per poi piangersi addosso per i gravi fatti di cronaca che accadono. Libertà negata, ancora, non è star male per una punizione che i genitori hanno deciso di darti dopo aver visto le insufficienze all’interno del pagellino scolastico. La libertà, a parere mio, è un mezzo importantissimo e molti sono gli uomini e le donne che lottano per averne un minimo. Le donne in modo particolare, e come tutti ben sappiamo, hanno per vari secoli protestato a questi regimi sociale che impedivano loro di poter essere considerate uguali e allo stesso livello con gli altri uomini. Nonostante le diverse mentalità però, i diversi modi di agire e vedere le cose, credo che tutti siamo, appunto fatti, della stessa sostanza e quindi tutti uguali tra di noi, seppur alcuni presentano diverso colore di pelle, diversa razza,diversa lingua,diverso stipendio e quindi diversa classificazione economica anche pur non volendolo. Quindi si, alla fin fine sono dell’idea che libertà ed uguaglianza sono due valori che camminano di pari passo fra loro e che, in un certo senso, coincidono e coincideranno sempre anche con lo scorrere del tempo e delle generazioni. Importante anche è, a mio avviso, il confronto reciproco con tutti gli uomini tramite esso, forse, potremmo raggiungere ad una soluzione migliore per il bene collettivo.
RispondiEliminaTengo in considerazione ciò che abbiamo argomentato in classe durante questi giorni, per quanto riguarda la giustizia, perché abbiamo parlato e cercato di capire perché bisogna rispettare le leggi che sono state fatte, anche se non li condividiamo. Non sono d’accordo su ciò, perché, come diceva Carl Gustav Jung , non bisogna aspettare una legge per rimediare i punti di debolezza, ma deve essere l’individuo a cambiare la società. Innanzitutto, però, penso che l’individuo stesso, prima di agire, deve riflettere su ciò che è giusto e su ciò che è sbagliato; generalmente si pensa che un singolo uomo senza l’appoggio di qualcuno non può cambiare quelle che chiamiamo “ingiustizie”,ma in realtà è proprio da un individuo che tutto può avere una svolta, perché manifestando ciò che è giusto, e specialmente lottando, non arrendendosi mai o non temendo la legge, si può avere giustizia. Per quanto riguarda invece l’uguaglianza, a mio parere, tutti dobbiamo essere uguali, ma questo non vuol dire che non ci siamo differenze tra gli uomini;ad esempio: una figlia non può essere uguale al padre o alla madre, perché entrambi, rappresentando paternità e maternità, oltre a essere più maturi, hanno diverse e più importanti responsabilità rispetto a noi; ma a mio parere, ciò non deve essere interpretato, però, come una diseguaglianza tra genitori e figli,ma come una differenza che deve esserci necessariamente, perché altrimenti si arriverebbe a fare ciò che si vuole e quindi non a un punto di incontro e alla “riflessione” della propria figura che ognuno di noi ha. Per questo motivo penso che nell’uguaglianza vi sia anche la diversità!
RispondiEliminaOvviamente il concetto di eguaglianza non è sinonimo di omologazione... mi pare che Bobbio lo sottolinei in modo marcato...
RispondiEliminaCi ritroviamo a confrontare due valori fondamentali della società: Libertà ed Eguaglianza. La libertà è un valore che oggi tutti gli esseri umani vogliono possedere, appoggiando cosi il pensiero di Bobbio che sostiene che nessuno vuole essere schiavo. C'è però da domandarsi se in realtà quella di cui oggi godiamo è una libertà assoluta o limitata: non saremo mai perfettamente liberi, come a parere mio non saremo mai tutti uguali. Gli uomini in quanto liberi dovrebbero essere posti tutti allo stesso livello. Ma questi due valori non andranno mai di pari passo. Esempio pratico che si prolunga già da tempo riguarda il mondo del lavoro, dove non si parla più di uguaglianza ma anzi prevale e si accentua sempre di più il concetto di superiorità e inferiorità dell'individuo. Proprio per questo non ci ritroveremo mai a vivere in un mondo dove i principi vengono rispettati cosi per come sono, ma vivremo sempre in un mondo non uguale...
RispondiElimina"Eguaglianza e libertà" è il libro scritto da Norberto Bobbio e tratta di due temi che,in effetti,sono molto attuali in quanto si riferiscono a due princìpi fondamentali che secondo me l'uomo DEVE avere. Purtroppo al giorno d'oggi l'uguaglianza e la libertà non sono tenuti molto in considerazione: i politici vivono nel lusso mentre noi, gente onesta, magari non arriviamo neanche a fine mese. Si potrebbe fare un paragone tra la società di un tempo e quella odierna e si noterebbe subito che il popolo prima viveva in condizioni di scarsa igiene, lavorava tanto e veniva retribuito poco, ma nonostante tutto aveva il desiderio di cambiare... di combattere per poter affermare i propri diritti e per poter avere un proprio ruolo nella società... adesso invece non c'è più quell’istinto a cambiare le cose bensì una sorta di menefreghismo, come se ormai non potessimo cambiare più nulla... io penso che se ci sono riusciti i popoli o, comunque, le persone che sono vissute prima, anche noi, nel nostro piccolo, possiamo cambiare il mondo o per lo meno il nostro modo di pensare: credo che per cambiare il modo di pensare comune si deve cambiare la mentalità del singolo. Penso che anche noi dovremmo fare qualcosa per cambiare la società e per rivendicare i nostri diritti... gli uomini di un tempo non lo hanno fatto solo per se stessi, ma per le generazioni future e anche noi dovremmo contribuire, in qualche modo, a migliorare la nostra condizione, lasciando così i frutti del nostro lavoro ai posteri.
RispondiEliminaSicuramente. Sono d’accordo su questo. Ognuno di noi potrebbe o, meglio, dovrebbe iniziare proprio da se stesso. Cominciando a cambiare noi stessi, la nostra mentalità che spesso è troppo chiusa alle innovazioni e tende a rimanere legata al passato, possiamo riuscire a portare avanti le nostre idee. Il problema, però, è che oggi, uomini forti e coraggiosi come quelli del passato, che hanno contribuito a modificare il loro Paese partendo proprio dalle loro idee, ne esistono pochi poiché tutti si lasciano influenzare dalle “masse” e si adeguano, anche se non le condividono, alle presenti situazioni. Penso che sia di fondamentale importanza iniziare a cambiare la mentalità “chiusa” che è ancora presente in Italia e particolarmente al Sud. Non bisogna preoccuparsi del giudizio degli altri, ognuno è libero di pensare e fare ciò che vuole o, meglio, ciò che ritiene più giusto, senza il timore di essere giudicato dalla gente.
RispondiEliminaIl bene più prezioso per un essere umano è il riconoscimento dei suoi diritti. L’uomo in quanto individuo, chiede che vengano tutelati i diritti personali, morali, culturali e spirituali; in quanto cittadino, membro di una collettività, esige il rispetto delle libertà civili, politiche e sociali. Ma in passato i diritti alle libertà non erano per niente garantiti e dura è stata la lotta dell’uomo per vederseli riconosciuti, anche al prezzo di notevoli sacrifici e della perdita della vita stessa. Sono tanti gli eroi della storia e gli uomini comuni che sono morti per concedere, alle generazioni del tempo ed a quelle successive, la possibilità di godere di quelle che allora erano delle necessità da rivendicare e che adesso sono delle conquiste acquisite da difendere e salvaguardare. È evidente a mio avviso che tra i diritti umani esiste una priorità, stabilita in base all’esigenza del momento e che può essere sconvolta ogni qualvolta un diritto già acquisito venga minacciato. Ciò significa che la conquista dei diritti non è mai definitiva perché gli uomini con il cambiare della situazione economica, sociale e culturale acquistano consapevolezza di nuovi diritti, perché quelli conquistati vengono dimenticati e trascurati, perché in molti Paesi del mondo non vengono rispettati neppure i più elementari. Se ad esempio ,in un passato a noi vicino, l’uomo lottava specialmente per il dritto all’istruzione e al lavoro, ora che questi sono riconosciuti, benché non garantiti in tantissime realtà del Pianeta, l’uomo si batte per il diritto a vivere in un ambiente sano, ecologico e non inquinato. Il mancato rispetto del diritto alla salvaguardia dell’ambiente può compromettere anche il diritto che sta alla base di tutti gli altri, quello alla vita. Tuttavia come ho già detto, diritti e libertà, oggi come ieri vengono ampiamente negati e violati in molte zone del Mondo. Sembra quindi sia lontano il giorno in cui ogni singolo uomo non dovrà più lottare per vedere riconosciuto ciò che gli spetta naturalmente.
RispondiEliminaCome si suol dire dalle nostre parti: "ogni fichitu i musca è sustanza" ognuno dovrebbe iniziare a fare qualcosa oltre che per il bene proprio, per quello collettivo ricordandosi che siamo NOI le nuove generazioni, il futuro e le risorse per ciò che ci circonda..dovremmo imparare dagli errori altrui per non ricadere nelle stesse trappole al fine di non riproporre gli stessi svantaggi.Tutti,così,inizieremo a vivere meglio in una società che non ci offre solo tasse da pagare e mezzi sbagliati per sopravvivere, bensì, benefici e supporti utili a tutti in questa 'gerarchia' che si è,a malincuore dirlo, formata!
RispondiEliminaBelle riflessioni, grazie...
RispondiEliminaVoglio iniziare la mia riflessione con una frase scritta da Corrado Alvaro: "La disperazione peggiore di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile".
RispondiEliminaDa un paio di mesi noto nella gente un segno di rassegnazione per ciò che accade; molti episodi sconvenienti mi hanno dimostrato che l'uomo non combatte più per ciò che pensa sia giusto, ma si limita, invece, a subire le conseguenze di qualcosa che non vuole.
Mi sono chiesta, dunque, se la gente abbia smesso solo ora di lottare in ciò in cui crede o non si sia mai unita in una lotta comune...
Credo proprio di essere arrivata ad una conclusione davvero deludente: l'uomo non è mai riuscito a dire basta a ciò che lo opprime e questo solo per paura.
La paura di dire no ci rende tutti schiavi.
La maggior parte dei cambiamenti sono avvenuti grazie ad una singola persona o a poche persone; ma tali cambiamenti avvengono grazie ad una collaborazione, ad un'unione vera, una forza compatta.
Purtroppo la giustizia non è considerata l'arma migliore per combattere i mali che circondano l'intero mondo, che riguardano ogni singola persona; ed è proprio questa sfiducia che non fa progredire il nostro sistema, soprattutto quello Italia.
Viviamo, purtroppo, in un periodo difficile ma dobbiamo essere consapevoli che questa crisi è stata la conseguenza dell'indifferenza di fronte ai problemi che si susseguivano nel tempo. Parlo della MAFIA. La più potente organizzazione criminale.
La giustizia può svolgere il suo compito solo se gli uomini sono liberi di scegliere il proprio futuro senza temere nulla.
La libertà di scegliere parte però dal singolo. Dunque è vero che un uomo può dare inizio ad un cambiamento.
Parlo di inizo perché i cambiamenti si vedono col passare del tempo e non subito come ci si aspetta.
Non bisogna perciò rassegnarsi e dire che non c'è più nulla da fare per cambiare le cose, ma bisogna lottare affinché il mondo delle future generazioni sia migliore e prendere esempio dai grandi uomini che hanno dato la propria vita per il bene comune.
Credo che soprattutto noi giovani, nel nostro piccolo, nelle semplici azioni quotidiane, possiamo contribuire ad un cambiamento e, alla fine, dovremmo dire che vivere onestamente non è inutile, anzi, è la cosa più bella e importante anche per sé stessi.
Cara Clara, la tua mi pare un'ottima analisi e lascia ben sperare...
EliminaRiguardo a quanto si sta discutendo in questi giorni in classe, io penso che se si vuole davvero cambiare qualcosa, bisogna cominciare a cambiare sé stessi, andare contro sé stessi fino in fondo. Il mondo può cambiare soltanto ed esclusivamente se l'uomo cambia i suoi modi di vivere, i suoi comportamenti troppo invasivi con la natura e contro se stesso. Secondo me, per fare questo, bisogna prima imparare a conoscere l'umanità e l’universo, conoscerli senza pregiudizi e senza paura o, meglio ancora, come ho detto prima, iniziando a conoscere se stessi. Quindi, dobbiamo cambiare noi stessi, che siamo il futuro, l’avvenire, per far sì che il mondo cambi.
RispondiEliminaBobbio ci dà una lezione su eguaglianza e libertà... Credo che questi due valori incidano profondamente sulla formazione dell'individuo, anche se oggi sembrano aver perso importanza. Libertà ed eguaglianza vanno di pari passo, non dovrebbero essere calpestati, perché diritti inviolabili. Il nostro Stato che definisco "matrigna" è il primo a violare questi diritti umani, inducendo alla violenza e limitando la creatività soprattutto di noi giovani. Sono in accordo con la frase di Kennedy ma non basta un singolo individuo a dare una svolta decisiva, bisogna che ogni singolo cittadino rivendichi i propri diritti. Dopo tutte le ingiustizie subite bisognerebbe dare voce ai nostri pensieri poiché siamo tutti parte di un'unica realtà che difficilmente cambierà, ma che di certo non migliorerà se la nuova generazione non si rimboccherà le maniche per affrontare la grande e ripida salita che è la vita.
RispondiEliminaLa libertà è senz'altro il bene più prezioso per l'uomo, dopo la vita, infatti, in suo nome sono state sostenute lotte, combattute guerre, fatte rivoluzione e scritti innumerevoli trattati. Però nonostante tutto, la libertà, oggi, è spesso male intesa: ad esempio, molti si sentono liberi se possono consumare senza limiti, non pensando però che tutto ciò rischia di far perdere di vista il valore della dignità umana nel rispetto innanzitutto della libertà e dei diritti del prossimo. Inoltre dovremmo avere la libertà di credere in qualcosa per cui valga la pena lottare. Dovremmo avere degli ideali e a volte sacrificarci per questi o rinunciare a qualcosa, per quello in cui crediamo veramente, e questo significherebbe uscire dal nostro egoismo, sentirci parte integrante di una comunità. In questa società, purtroppo, però, non ci è permesso sentirci uguali o, semplicemente, non abbiamo abbastanza coraggio per far in modo di essere considerati uguali. Ma nonostante questo, partendo dalle nuove generazione, da noi soprattutto, dovremmo cercare di cambiare la nostra società, anche se, secondo me, il cambiamento dovrebbe essere attuato inizialmente dallo Stato, in quanto è proprio questo a fare le leggi e a imporre a noi cittadini di rispettarle, oppure i politici dovrebbero provare il lavoro che si praticava una volta, magari in quel modo capirebbero cosa significa non riuscire ad arrivare a fine mese.
RispondiEliminaCara Valentina, trovo alcune contraddizioni in quello che dici... Parli di cambiamenti, sostenendo che le cose non potranno mai cambiare... sei d'accordo con Kennedy, ma non esiti a considerare il nostro Stato una "matrigna"...
RispondiEliminaCare Valentina e Tiziana, lo Stato siamo noi... non è un'entità astratta, lo Stato è onesto se ognuno di noi lo è... lo Stato è equo e giusto e egualitario se noi lo siamo...
Condivido in pieno la vostra opinione prof.
EliminaCome avete ben detto, ogni singola persona fa parte dello stato e dell’intero mondo. Dunque penso che non bisogna aspettare gli altri per fare qualcosa, ma dobbiamo essere noi per primi a fare ciò che riteniamo giusto anche se questo potrà essere, inizialmente, oggetto di critiche. Il problema di fondo è proprio questo: abbiamo paura di distinguerci dalla massa, abbiamo paura del giudizio degli altri. Non siamo più padroni delle nostre azioni, delle nostre scelte. NON SIAMO LIBERI.
Se viviamo in un paese democratico abbiamo la libertà di esprimere il nostro parere e di compiere azioni che riteniamo giuste (rispettando la legge. E le persone che non condividono le nostre idee non dovrebbero esporre alcuna critica, ma solamente discostarsi da questa scelta.
Ovviamente anche noi, se non condividiamo un’ipotesi non dovremmo porre giudizio su coloro che ne sono a favore, ma solamente prendere le distanze e non essere troppo paurosi per farlo.
E' vero che il libro di Bobbio ci spinge alla riflessione personale e soprattutto alla ricerca di una giustizia sociale, ma, francamente, credo che oggi il nostro Paese sia in preda a dei"gruppi" di persone che non vogliono, o forse neanche sanno, come fare a stabilire un principio di leggi e di azioni che possa garantire almeno un po' di equità. Parlo dei nostri parlamentari, dei nostri assessori regionali, ma anche dei grandi imprenditori e dei grandi capitalisti. Più volte abbiamo affrontato il tema della crisi del capitalismo. Io non so se effettivamente sia una crisi di sistema, ma posso ben capire che la volontà del cambiamento è oggi chiusa dentro un contenitore da queste persone che pensano solo ai propri interessi. E' molto spesso, come è accaduto più volte nella storia, quando salta il tappo succedono tragedie e rivolte violente. Forse la via per cambiare questa situazione è ancora una volta questa o, semplicemente, non esiste una via. Dipendiamo e dipenderemo sempre da poteri che sono più alti e più forti di noi, che essi siano politici, criminali o economici.
RispondiEliminaCaro Paolo, sono contento di avere la tua opinione, che trovo molto interessante, anche se un po' pessimista... ti chiedo: ma chi è che dà potere o che cosa dà potere? Quando leggeremo la parte del libro relativo alla libertà, sicuramente cominceremo a vedere con più chiarezza quella che è la prospettiva di Bobbio...
RispondiEliminaIn merito a quello che diceva Paolo volevo dire che ha ragione quando afferma che il potere che i nostri politici detengono non lo sanno utilizzare per il bene dello stato, per il bene di tutti i cittadini. Perché pensano solo alle loro tasche.
EliminaIo credo, però, che la situazione potrebbe cambiare quando ognuno di noi sarà pronto a compiere il proprio dovere, il proprio lavoro eticamente. Quando, come diceva Hegel, ogni cittadino prende coscienza di sé e comprende che il bene comune viene prima dell’amore verso la famiglia e verso se stessi. Questo non vuol dire che noi o la nostra famiglia siamo meno importanti, ma mette in chiaro che, attraverso un giusto ed etico modo di governare, la famiglia e anche noi stessi non avremo problemi e non ci sarà bisogno di difendersi e di lottare per ottenere più cose o la supremazia sugli altri.
Si dovrà arrivare a capire che non dobbiamo rispettare le leggi o vivere eticamente perché ce lo impone qualcuno, ma perché diveniamo consapevoli di quanto questo sia profondamente giusto anche in assenza di una forza che ne esercita il controllo e che altrimenti ci punirebbe.
Ogni uomo che governerà, dovrà comprendere l'importanza del proprio lavoro, del proprio dovere e non dovrà farsi corrompere da uomini privi di moralità.
L'eguaglianza è il rapporto fra persone, l'uomo, inteso come persona, deve essere libero. La libertà è lo stato della persona. Entrambi concorrono a definire il concetto di persona umana, come essere che si distingue. Libertà ed eguaglianza sono anche i valori che stanno a fondamento della democrazia: una società può definirsi democratica quando è regolata, in modo tale, che gli individui di cui si compone sono più liberi ed eguali. Bobbio ci conduce nel riflettere su questo argomento, e a mio parere quando mi trovo in un tribunale difronte a me trovo la frase " la legge è uguale per tutti". Sarà così? Io Prof. penso che questa frase importantissima non sia "rispettata" da tutti. Un esempio potrebbe essere il fatto che alcuni dei nostri politici, pur essendo corrotti e quindi non rispettando la legge, abbiano l' immunità. E quindi a mio parere anche loro dovrebbero essere sottoposti alla legge.
RispondiEliminaIl fatto che libertà ed eguaglianza non possano essere intese in senso assoluto spinge Bobbio a chiedersi quali siano e quando subentrino i limiti di questi due valori. Questa riflessione porta alla conclusione che in determinate condizioni l'eguaglianza creerebbe ingiustizia e la libertà assoluta creerebbe disordine. Proprio per questo motivo vengono emanate norme che tendono ad agevolare determinate categorie di persone che non potrebbero avere pari opportunità rispetto ad altre, se non fossero considerate diversamente. Negli ultimi tempi, queste "agevolazioni" sono spesso utilizzate come mezzo di frode e proprio per questo motivo l'accesso ai servizi è sempre più difficile; ciò non fa altro che penalizzare coloro che davvero ne avrebbero bisogno determinando così una maggiore diseguaglianza e la mancata libertà di chi non può avere ciò di cui avrebbe realmente bisogno. Com'è possibile porre fine alle ingiustizie in un mondo in cui ognuno pensa al proprio interesse?
RispondiEliminaLeggendo libri come quello di Bobbio e continuando a fare il proprio dovere... sempre... anche quando nessuno ci vede...
RispondiEliminaVorrei riallacciarmi al commento di Paolo poiché lo ritengo molto interessante corretto e attuale.
RispondiEliminaCome si è potuto notare in quest’ultimo periodo, la situazione italiana non è di certo tra le migliori. Ci ritroviamo tutti nelle mani dei politici che stanno tentando di risolverla attraverso dei provvedimenti, quali per esempio l’aumento o l’introduzione di nuove tasse, che fino ad ora hanno causato un disaccordo generale tra la popolazione, la quale, non riuscendo più a gestire le spese mensili o annuali, si ritrovano in gravi difficoltà economiche.
Questo può essere un esempio a livello nazionale, ma problemi di questo genere sono presenti anche nei singoli comuni.
Tutto ciò accade perché coloro che hanno il compito di mandare avanti la società nel migliore dei modi, pensano solo ai loro interessi personali non interessandosi del bene comune. Questo, naturalmente comporta delle estreme soluzioni, prese soltanto quando ormai la situazione sta precipitando o è già precipitata, che mettono in ginocchio l’intera popolazione.
Uno dei problemi più gravi, secondo me, è il fatto che la gente pensa di non essere in grado di modificare la situazione in quanto non ha nessun ruolo politico. Questo è, però, sbagliato poiché ogni cambiamento o qualsiasi altra cosa può e deve partire dal singolo.
Viviamo in un Paese libero e democratico in cui chiunque è libero di esprimere il proprio parere, di partecipare alla gestione politica dello Stato proponendo soluzioni e provvedimenti che concorreranno a modificare e migliorare la nostra situazione.
Sono molto d’accordo con Francesca B. VBs, perché ciò che dice è proprio vero. Io penso assolutamente che colui che può cambiare la società sia il singolo, come diceva Jung, e che tutti i cittadini devono essere eguali davanti alla legge.
RispondiEliminaIn alcuni casi, però, questo non avviene, ed è proprio ciò che io considero un'ingiustizia: non c’è uguaglianza tra gli individui; ritengo anche che ognuno di noi deve cercare di migliorare la sociètà riflettendo su ciò che è giusto e su ciò che è sbagliato, ovvero su ciò che non voglio sia fatto a me e su ciò che voglio mi sia fatto per sentirmi uguale agli altri. Penso che dovrebbero essere quelle persone stesse che davanti alla legge non pagono i propri errori a dimostrare che ciò è sbagliato, perché tutti siamo individui... uguali e nello stesso tempo diversi dagli altri!
Purtroppo bisogna prendere coscienza del fatto che si vive in una società piena di disuguaglianze...potrebbero essere molti i modi per eliminarla... ci sono stati singoli uomini o gruppi di uomini che hanno tentato di cambiare la società e soprattutto c'è da dire che non tutti avevano pensano di cambiarla allo stesso modo ...nella storia ci sono stati ad esempio i riformisti che hanno sostenuto che un mutamento ci sarebbe stato di fronte alla stesura di diverse riforme altri come i maximalisti sostenevano che ciò che poteva cambiare la società sarebbe stato dettato dalla rivoluzione quindi dalla rivolta per ottenere ciò che evidentemente all'uomo veniva negato..oggi a mio parere abbassiamo troppo la testa ai vari soprusi... ci accontentiamo di essere trattati come il potente di turno comanda senza ribellarci... per ricordare i cambiamenti della società facciamo sempre riferimento alla storia passata... come mai? un tempo i diritti avevano un valore diverso forse più importante, mentre adesso vengono un po' troppo sottovalutati? sinceramente è una domanda a cui non saprei dare una effettiva risposta...
RispondiEliminaNon c'è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali. (Lorenzo Milani)
RispondiEliminaEguaglianza e Libertà - Norberto Bobbio
RispondiEliminaPrefazione
La libertà indica uno stato, l'eguaglianza un rapporto: l'uomo inteso come persona, o, per essere considerato come persona, deve essere, in quanto individuo della sua singolarità, libero, in quanto essere sociale, l'essere con gli altri individui in un rapporto di eguaglianza.
Spesso il termine eguaglianza viene sostituito con il termine giustizia nel binomio giustizia e libertà: le vittime di un potere oppressivo chiedono prima di tutto di essere liberi, rispetto a un potere arbitrario invocano invece giustizia.
Libertà e di uguaglianza rappresentano quei valori che appartengono allo Stato dell'individuo. Libertà ed uguaglianza sono i valori che stanno a fondamento della democrazia: fra le tante definizioni democrazie possiamo darne una; possiamo intendere la democrazia non tanto come una società di liberi ed eguali, ma come una società regolata in modo che gli individui che la compongono sono più liberi ed eguali che in qualsiasi altra forma di convivenza sperimentata l'uomo.
Il suffragio universale è un esempio di applicazione del principio di uguaglianza, in quanto rende uguali rispetto ai diritti politici. Nello stesso tempo è anche applicazione del principio di libertà, inteso come diritto di partecipare al potere politico. Quindi attraverso il suffragio universale i cittadini diventano più liberi e più eguali.
Attenzione, cari alunni, a non scambiare la corruzione di alcuni politici con la politica. La prima definizione di "politica" (dal greco πολιτικος, politikós) risale ad Aristotele ed è legata al termine "polis", che in greco significa città, la comunità dei cittadini; secondo il filosofo, "politica" significava l'amministrazione della "polis" per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano. Anche il nostro blog è uno spazio pubblico... non dobbiamo mettere tutto nello stesso calderone: anche Norberto Bobbio è stato un senatore della Repubblica, onorandola col suo esempio di grande intellettuale...
RispondiEliminaBobbio parla di eguaglianza e giustizia... ma oggi, caro professore, sotto quali aspetti, si presentano questi due ideali?
RispondiEliminaMolti si piegano davanti all’ingiustizia, senza contestare, senza ribellarsi, subendo e diventando “schiavo” dell’altro.
Prendiamo come esempio, la situazione presente in questo periodo nel nostro paese; di quale giustizia, ma soprattutto di quale uguaglianza godiamo?
Un tempo si lottava fino alla morte per difendere tali valori, non bisogna dimenticare, che la nostra Italia nasce dal sacrificio di uomini, che hanno dato più valore alla patria, piuttosto che alla loro vita.
Chi sarebbe disposto, oggi a sacrificare la propria esistenza, per far trionfare la giustizia e l’uguaglianza?
A mio parare siamo succubi dell’egoismo e talmente delusi, da questa finta politica, a tal punto da disinteressarci del bene dell’altro, e ancora peggio della nostra patria, ma sono ancora più convinta, che non dobbiamo colpevolizzare solo chi ci guida, poiché la colpa è di tutti, infatti chi ci guida lo fa grazie al nostro voto e alla nostra ingenua fiducia!!!!
Cara G. non dobbiamo certo morire per la patria, oggi, mi pare che non ce ne sia necessità... chi fa il proprio dovere è già sulla strada tracciata da Bobbio... mi pare...
RispondiEliminaGiuseppina ormai nessuno si sacrificherebbe per la propria patria sia perchè non c'e la necessità sia perché non ci crede più nessuno ad una nazione come la nostra dominata dalla corruzione, dall'ignoranza e dalla schiavitù.
RispondiEliminaUfficialmente non é presente ma é come se lo fosse. Purtroppo le riforme scolastiche rispecchiano perfettamente le condizioni dell'italia, una nazione sempre più ignorante per un semplice motivo: siamo così molto più facili da governare.
questa e una situazione di ingiustizia assoluta che aggiunta ad altre problematiche politiche, culturali e sociali non fa altro che completare questo puzzle di problemi odierni. l'unico modo per tentare di cambiare la situazione é acculturarsi perché una società colta é molto più difficile da governare e evitare di votare determinati partiti solo perché c'é l'amico o il parente.
Caro Angelo, che cosa ti è successo? Io non credo che l'Italia sia un paese di ignoranti, al contrario. Esistono senza dubbio delle persone disoneste, ma l'Italia (con la lettera Maiuscola) è un grande paese. Innanzitutto colti non si diventa a scuola, ma leggendo e informandosi, la scuola ti dà le basi per costruire la tua personale cultura, ma se non leggi, non vai a teatro, non ascolti musica, non viaggi... la cultura è tutto questo, è ciò che riusciamo a costruire... Ripeto, come sosteneva Kennedy: "Non chiedere che cosa il tuo paese può fare per te, ma ciò che tu puoi fare per il tuo paese. L'Italia siamo tutti noi e se asseriamo che è un paese miserabile, vuol dire che noi ci sentiamo miserabili. La storia ci dimostra che abbiamo la capacità, siamo la patria dell'arte e della cultura ed io sono felicissimo di essere nato nello stesso paese di Dante, Ungaretti, Pirandello, Montalcini, Fo, Calvino, Pertini, Guccini, Leonardo, Michelangelo... io credo in questo paese, perché mi impegno ogni giorno affinché migliori... e non credo nei disfattisti, in coloro che sanno solo criticare... occorre fare il proprio dovere e le cose cambieranno...
Eliminaanche io sono fermamente d'accordo con voi prof..penso che non sia necessario sacrificare la propria vita perchè possa avvenire un cambiamento... bisogna soltanto costruire nel nostro piccolo il mattone che porti alla costruzione della nostra società ideale fatta soprattutto di uguaglianze...se tutti parteciperemo a questa "costruzione" qualcosa prima o dopo succederà se invece non diamo conto alle cose importanti come i nostri diritti saremo sempre persone succubi del potere e della disuguaglianza.
RispondiEliminaSi prof, oggi non c'e alcun bisogno di rimetterci la vita, ma nessuno gg è disposto a sacrificare niente pur di rendere migliore la società e far triofare qst due ideali!!!
RispondiEliminaIo non direi "nessuno", perché milioni di italiani, ogni giorno, si sacrificano per far trionfare Giustizia, Libertà e Uguaglianza... io non dimentico Falcone e Borsellino, non dimentico i Volontari che operano in tutti i settori, non dimentico i milioni di italiani che pagano le tasse e fanno onestamente e fino in fondo il proprio dovere; io non dimentico le persone che per il bene comune rinunciano al proprio tempo e rischiano ogni giorno la vita (Carabinieri, Poliziotti, Vigili del fuoco... ecc. ecc.)
EliminaIo non condivido la tua ipotesi Giusy. Perché penso, come dice il prof, che ci siano veramente persone che ogni giorno compiono il proprio dovere.
EliminaNoi non prendiamo iniziative, aspettiamo sempre che il cambiamento sia fatto dagli altri e successivamente che ci sia imposto. Però, come ho precedentemente detto, il cambiamento siamo noi, ogni singolo uomo determina un cambiamento nella società. Non dobbiamo aspettare che lo Stato ci imponga una legge giusta. Creiamoci noi una vita giusta. Non bisogna partire dallo Stato. Partiamo dalle relazioni, per esempio, che abbiamo ogni giorno con i genitori, con gli amici, gli insegnanti ecc. Cerchiamo di cambiare verso l’altro. Non dobbiamo pensare sempre a noi stessi. Dobbiamo aprirci al mondo.
Ribadisco, come avevo già trascritto la scorsa volta, che il futuro appartiene a noi giovani ed è sulla base degli errori altrui che dobbiamo ripartire..Il fatto che l'Italia è governata, in gran parte, da persone ignoranti, menefreghiste e corrotte non si discute , però, non dovrebbe discutersi il fatto che, come diceva il professore, ci sono persone che rischiano la propria vita nel fare in maniera giusta il proprio dovere. Nessuno ci toglie il diritto di pensare (o attuare) l'idea che un giorno le cose non potranno cambiare. Io sono molto fiduciosa in questo e mi piacerebbe che lo foste anche voi. Se tutti gli uomini si fossero arresi da subito ed alle prime difficoltà nulla esisterebbe più. Non possiamo permetterci di fare i pessimisti e aspettare che gli altri cerchino di migliorare le cose accusandoli,poi,di aver progredito male..è il nostro tempo diamoci una mossa e impegniamoci a lottare per ciò che è più giusto!
RispondiEliminaConcordo pienamente, cara Gracy... le cose possono cambiare, anzi, le cose cambiano che lo vogliamo oppure no... ma dipende da noi se cambieranno in meglio o in peggio...
EliminaEsatto, professore, ma è anche vero che se non si dimostra alcuno spirito di iniziativa da parta proprio di noi giovani, i cambiamenti avverranno, sì, ma in senso negativo e radicalmente soprattutto.
RispondiEliminaIl presupposto che l'Italia sia un Paese ignorante ci fa partire assolutamente svantaggiati. Dobbiamo essere noi stessi a motivarci, a renderci conto che qualcosa per il nostro Paese deve essere fatta, e in fretta. Non parlo di Paese qual è l'Italia, ma del nostro paese, perché è a partire dai piccoli gesti che avverranno i grandi cambiamenti.
E' vero, Sant'Eufemia non ci offre molte opportunità per il nostro futuro, ma è anche vero che qui sono presenti delle associazioni culturali che ci aprono a nuove prospettive.
La prima cosa da fare, io penso, sarebbe quella di aprire le nostre mentalità, altrimenti è scontato che si affermi che nessuno si sacrificherebbe per il proprio Paese o, meglio, che il nostro è un Paese sottoposto a corruzione e schiavitù.
Oltre a parlare di diritti, bisogna non sottovalutare i nostri doveri; e migliorare l'Italia è un dovere che spetta compiere soprattutto a noi giovani.
Secondo me anche il confronto qui sul blog ci permette di poter cambiare la nostra mentalità. Io ho cambiato idea su molte cose da quanto parliamo e ci confrontiamo. Perché mi permette di conoscere le teorie degli altri e di riflettere se veramente ciò che penso sia giusto.
EliminaNon bisogna mai essere pessimisti, anche se è proprio questo il sentimento che nasce, in questo periodo, dalla nostra società.
Noi tra un paio di mesi, anzi tra breve, dovremo scegliere la strada che ci porterà a costruire il nostro futuro, ma tutti noi siamo incerti o, almeno parlando per me, lo sono. Tuttavia credo che la nostra società riuscirà ad alzarsi dopo questa dolorosa caduta. Ma siamo noi, ogni singolo uomo dovrà contribuire alla rinascita del nostro paese. Anche i nostri valori, di cui si pensa si siano persi per strada, dovranno riaffiorare e contribuire a portare splendore e valore al nostro paese.
Condivido, Cara Clara...
EliminaCondivido....
EliminaIn effetti Francesca ha ragione... molte volte non sappiamo valorizzare il nostro paese e come pretendiamo di poter allargare i nostri orizzonti e credere di poter cambiare l'Italia se rimaniamo ancorati a mentalità arcaiche che non ci permettono di poter contribuire in nessun modo al bene della comunità...già questo secondo me rappresenta un grande ostacolo che non ci permette di poter creare un cambiamento.
RispondiEliminaIo ribadisco che la prima cosa migliore da fare é partire dal fatto stesso che la mentalità di un paese é risultato di tutti coloro che vivono in quel paese. Dunque i giovani, coloro che hanno più energie, devono rimboccarsi le maniche per portare avanti i propri ideali, le proprie convinzioni, senza dar colpa al politico di turno. A mio parere prof la situazione é questa: o si é dentro o si é fuori, o lotti per un qualcosa o resti sconfitto.
RispondiEliminaPerò Grazia c'è da dire che anche noi ragazzi e ragazze rimaniamo ancorati al passato, perché ciò che facciamo può essere giudicato male, perché magari i nostri genitori non ce lo permettono.
EliminaIo vado contro molte idee dei miei genitori, per non parlare quanto vado controcorrente per il nostro paese. Parlano e sparlano dietro le mie spalle. E non solo i grandi, ma anche i giovani. Perciò tu hai ragione a dire che bisogna cambiare la mentalità, e dobbiamo farlo noi per primi. Ma effettivamente coloro che mettono in pratica queste idee sono pochi. Perciò non facciamo come tutti i nostri politici che ci promettono le cose e poi non le mantengono.
Se diciamo che dobbiamo cambiare noi la mentalità del paese, cerchiamo di farlo davvero...
Secondo me il cambiamento deve comunque essere frutto di una riflessione non può essere attuato sulla base di scelte impulsive. C'è da dire che noi ragazzi abbiamo modi veramente bizzarri di cambiare le cose e spesso sono proprio questi a fare fallire le nostre iniziative e a far parlare la gente. Penso che se siamo davvero convinti di voler cambiare le cose, se abbiamo riflettuto sul modo in cui farlo e se siamo sicuri del fatto che questo porterà un miglioramento, non dobbiamo curarci dei pettegolezzi della gente.
EliminaNon ho parlato di scelte impulsive, condivido il tuo parere. Io ho scritto in altri commenti che il confronto su questo blog mi ha aiutato a cambiare idea su alcune tematiche, dunque il mio variare di idee è frutto di una riflessione.
EliminaInoltre, per me, i pettegolezzi sono poco importanti. Sono parole di gente che non sa come occupare il proprio tempo o di gente che per cattiveria critica in modo malvagio e sinistro le scelte degli altri.
Sono d'accordo con te, Grazia, quando dici che la prima cosa da fare è prendere coscienza del fatto che la mentalità di un Paese è il risultato di tutti coloro che appartengono a quella società. Quindi, bisogna riconoscere che la società non è un'entità pensante, che presenta propri ideali ma sono i singoli individui che la compongono e che hanno una mentalità. Il singolo pensiero può giungere al cambiamento. Secondo me, per cambiare la mentalità di un Paese bisogna partire col cambiamento della mentalità dell'altro, e questo lo possiamo fare solo mostrando che la nostra è un esempio da seguire. In Italia ci sono persone che pensano che la migliore soluzione sarebbe radere tutto al suolo e ricominciare da capo; io credo che non bisogna eliminare tutto perché ci sono stati e ci sono membri della società, come diceva il professore prima elencandone alcuni, che con la loro intelligenza hanno contribuito a creare e a mantenere la conquista del progresso. A parere mio, la cosa migliore per il bene della società è fare la propria parte, combattendo i problemi e le ingiustizie e rimanendo sempre fedeli ai propri ideali e alle proprie convinzioni perché l'unica sconfitta per un uomo è il piegarsi alla corruzione e il non portare avanti i propri ideali.
RispondiEliminaNon distruggere, ma correggere...
RispondiEliminaDicono di gettare le cose abominevoli nel pozzo della dimenticanza e di sigillarle in una tomba e che, risuscitato dai libri, il male infetterà i comportamenti dei posteri; ma il vizio non ha come madre la conoscenza e la virtù non è figlia dell'ignoranza. (THéODORE AGRIPPA D'AUBIGNé, Les Tragiques II)
Non distruggere, ma correggere...
RispondiEliminaPenso anch'io che ciò sia giusto.
Dalla storia abbiamo imparato che tutto cambia. Cambia perché qualcosa ha modificato, ha corretto un modo di agire, di pensare, di vivere.
La storia, letta nel passaggio dalla tesi, all'antitesi e poi alla sintesi ci permette di capire che, arrivando alla sintesi, vengono mantenuti i valori passati (TESI) con l'aggiunta di valori nuovi (ANTITESI) che permettono un miglior funzionamento della società. Anche se questo verrà poi modificato in quanto il nuovo modo di vivere verrà contrastato da nuovi ideali e così via...
Condivido l’opinione di Francesca e volevo riallacciarmi al suo discorso. Come lei stessa ha già evidenziato, a Sant’Eufemia sono presenti delle associazioni culturali che fanno del loro meglio per offrirci nuove prospettive. Per questo non sono d’accordo con coloro che sostengono che l’Italia è un Paese di ignoranti. Questo non è assolutamente vero! A parer mio, l’Italia è un paese ricco di cultura, bisogna solo saperla tramandare alle future generazioni. Il fatto che l’Italia sia un paese corrotto politicamente non vuol dire che ogni singolo italiano sia una cattiva persona o un ignorante. Nel nostro Paese ci sono state persone, come Rita Levi Montalcini, che hanno fatto importantissime scoperte in vari campi. Inoltre, sono presenti anche persone pronte a sacrificare la loro vita per il bene della loro patria. Persone che credono nel cambiamento e credono nell’Italia!
RispondiEliminaPer quanto riguarda la situazione politica, è vero, sono presenti molti problemi ma questo non vuol dire che "bisogna fare di tutta l’erba un fascio".
A breve ci saranno le elezioni e quest’anno tutti noi abbiamo il diritto di voto, quindi informiamoci, confrontiamoci e cerchiamo di fare la scelta giusta per il nostro Paese e, soprattutto, per il nostro futuro! Vogliamo migliorare l’Italia? Partiamo da questo.
Secondo me non esistono valori vecchi e valori nuovi, esistono piuttosto dei valori personali che ognuno ha e coltiva in base alla famiglia in cui è cresciuto, all'ambiente in cui vive, all'educazione che ha ricevuto. Questi influenzano la mentalità delle persone e quindi il cambiamento ma non lo determinano del tutto poiché è il confronto, secondo me, ad indurre al cambiamento; ad esempio una ragazza che vive in una famiglia con una mentalità molto chiusa, andando a scuola e confrontandosi con i suoi compagni, sarà più portata a cercare un cambiamento nel modo di pensare della propria famiglia rispetto ad una ragazza che non ha modo di confrontarsi con gli altri e accetta quel modo di pensare come l'unico modo giusto.
RispondiEliminaIo sono pienamente d’accordo con te Sofia, non esistono valori vecchi e valori nuovi, ma c’è anche da dire che ai giorni nostri molte persone usano i propri valori solo in precise circostanze e poi li ripongono via come un vecchio scatolone che non serve più. Non sono d’accordo invece sul fatto che affermi che l’individuo ha valori personali che coltiva in base alla famiglia in cui è cresciuto, perché io penso, che ognuno sì, possiede i propri valori, però molte volte i valori sono presenti nel singolo individuo sin dalla nascita e non devono essere gli altri a farti capire se sbagli o no, ma devi essere proprio tu a capirlo se hai dei veri valori! Per me i valori sono una sorta di scelta morale, delle basi indispensabili della vita che ci preparano per un possibile futuro…
RispondiEliminaA mio proposito, penso che quello che dice Sofia sia da un punto di vista giusto, cioè che anche l’insegnamento dei genitori influenza il modo di essere di una persona; ma a volte, secondo me, non sempre ciò che viene insegnato viene messo in pratica; o perché ciò non viene appreso, oppure perché l’ uomo si lascia trascinare dagli altri, cosa che spesso accade. Ognuno di noi pensa che ciò che si fa sia giusto,e ha la libertà di dire che lo sia, ma è necessario anche domandarsi se un determinato atteggiamento che sia giusto per me, sia giusto per qualcun altro; appunto per questo dobbiamo adattarci agli altri, quindi sto parlando anche di usare un atteggiamento di tolleranza verso gli altri. Ciò significa che il bene primario non è la sopravvivenza (come diceva John Locke), ma la libertà.. non mi riferisco, però, ad una libertà assoluta, ma ad una libertà che l’ individuo stesso deve essere capace a limitare; non perché gli viene detto, ma perché è qualcosa di autonomo..qualcosa che sente davvero dentro..perciò una libertà che comporti tranquillità e serenità tra gli uomini stessi.. una tranquillità data dalla collaborazione di tutti, perché è la collaborazione che fa la forza!
RispondiEliminaPersonalmente concordo nel dire che la famiglia influenza la mentalità del singolo, ma secondo me, a volte viene influenzata ancor più dalla religione che influisci sulla famiglia stessa e la società in cui vive. È la religione infatti a mettere in discussione principi, che per molti, sono ritenuti fondamentali, un esempio
RispondiEliminapotrebbe essere il diritto alla vita. Un qualunque cristiano crede sia un dono di Dio e perciò solo
lui dovrebbe avere l'autorità di toglierla, mentre per un musulmano questo diritto acquisisce un significato diverso: c'è chi se la toglie con l'intento di far del male ad altri, in nome, in onore del proprio Dio. Ogni religione priva l'individuò di quella che potrebbe essere la vera libertà. Perché non possiamo essere veramente liberi di decidere se per noi la vita è un diritto o meno? O perché non si può decidere di staccare la spina ad un caro che soffre? Ed inoltre perché non possiamo pensare che nel nostro mondo la famiglia non debba essere necessariamente costituita da due membri di sesso opposto? La chiesa condanna gli omosessuali, ma perché?
Sa professore, avvolte mi viene da pensare che la LIBERTA non esiste..o meglio.. non nel mondo reale.
La libertà è utopia ed essendo tale io mi sento veramente libera quando sogno di poterlo essere davvero!!
Professore per quanto riguarda la lezione di oggi vorrei dire che concordo perfettamente con ciò che Bobbio esprime sulla libertà: io posso essere veramente libero quando ciò che faccio e che penso è qualcosa di autonomo, e non di eteronomo. In questo momento mi viene da pensare anche a ciò che Kant affermava sulla morale, cioè una morale autonoma, basata sulla riflessione del singolo. Se io ad esempio metto la cintura per timore di un posto di blocco,sbaglio completamente, perché dovrei metterla per il mio bene in caso di incidente. Condivido perfettamente il pensiero di Bobbio, perché penso che, se ad esempio non rubo per paura di andare in prigione, non sarebbe una morale giusta, perché io sono e sarò per sempre schiavo di questa mia paura, e poi perché non metterei in atto una mia riflessione e, di conseguenza ,è come se mi dimostrerei io stesso, (come in realtà lo sono tenendo in considerazione questo esempio) una persona immatura. Inoltre bisogna tenere in considerazione che nel momento in cui io rubo, non solo ciò che sto facendo andrà a discapito mio, ma limito anche la libertà delle altre persone le quali vogliono sentirsi libere; perciò non dobbiamo considerare gli altri come un mezzo per arrivare ai nostri scopi (come diceva Kant), ma come persone, che come noi, vogliono sentirsi libere; ed è proprio tutto questo che può essere percepito attraverso una pura riflessione del singolo, perché riflettendo seriamente si arriva a capire ciò che voglio sia fatto e ciò che voglio non sia fatto a me.. è proprio per questo credo che il singolo può portare al cambiamento del sistema!!
RispondiEliminaConcordo anch'io con Bobbio quando afferma che si considera libero il singolo solo quando ubbidisce alla volontà collettiva, la vera volontà del corpo sociale; in quanto egli stesso contribuisce a formarla. Ed è proprio per questo che l'obbedienza alle leggi (facenti parte della volontà collettiva) non è considerata come una costrizione. Questo rende quindi un uomo veramente libero.
RispondiEliminaDunque una dittatura, un governo autarchico non potranno mai essere delle buone forme di governo in quanto le leggi non rispecchiavo il volere della collettività.
Bobbio distingue due tipi di libertà: libertà negativa e libertà positiva.
RispondiEliminaPer libertà negativa s’intende una situazione in cui ognuno è libero di agire senza essere ostacolato, o anche di non agire senza essere costretto da altri soggetti. Per libertà positiva s’intende, invece, la situazione in cui ognuno può orientare il proprio volere verso uno scopo e può prendere decisioni senza essere condizionato dalla volontà altrui.
Anch’io condivido il pensiero di Bobbio, poiché ritengo che un soggetto sia libero di agire come vuole quando non viene ostacolato da nessuno. È però necessario anche il rispetto delle regole per evitare, quando si agisce secondo la propria volontà, di danneggiare gli altri. Come ha già detto Francesca, ognuno di noi rispetta le regole per evitare di incorrere in sanzioni e non per una questione di correttezza. Sarebbe giusto che ognuno di noi capisse che il rispetto delle regole è necessario, non per evitare una sanzione, ma per il bene nostro e della nostra società.
Anche io come Sofia,penso che non esista distinzione fra nuovi o vecchi valori, ma esistono i "valori", i quali vengono trasmessi da generazioni in generazioni. Come diceva Nietzsche i valori hanno origine nella vita, e non sono validi di per sè, ma sono validi in quanto noi attribuiamo loro valore.Infatti per questo ritengo che se pur i valori, sono dettati dalla famiglia o dall'ambiente in cui si vive,vengono comunque interpretati diversamente. Questi sono messi in pratica differentemente da individui ad individuo perchè secondo me non devono essere interpretati oggettivamente ma, soggettivamente in quanto ogni individuo cambia.
RispondiEliminaConcordo pienamente con te Francesca, sul fatto che solo partendo dal singolo si può giungere a un cambiamento della società, ma secondo me sarebbe anche utile una sorta di cambiamento culturale che rivoluzioni il metodo dell’insegnamento, della mentalità di tutte le generazioni, che abolisca i modelli errati di stili di vita e tutto ciò che ci ruota attorno. C’è anche da dire che sarà difficile giungere a questo cambiamento, perché alcuni individui oggi pensano solo a comprarsi i vestiti e le scarpe firmate senza pensare che c’è gente in giro che muore di fame, e per questo a parere alla fine molta gente sarà delusa dal mondo che la sua ignoranza ha creato e si renderà conto quanto sia stato scorretto il loro ragionamento xenofobo ed egoista.
RispondiEliminaHo trovato molto interessante l'argomento trattato da Bobbio sulla libertà positiva e negativa. Per libertà positiva si intende la situazione in cui un individuo ha la possibilità di orientare il proprio volere verso uno scopo, di prendere delle decisioni senza essere determinato dal volere altrui. Questa forma di libertà può essere definita anche "autonomia" o "autodeterminazione"; tale libertà viene chiamata positiva perché indica la presenza di qualcosa, cioè di un attributo specifico del volere del soggetto, che é appunto la capacità di muoversi verso uno scopo senza essere mosso. Quindi io posso decidere di fare una cosa solo se ho la sicurezza che c'é una legge che mi tutela. Per libertà negativa, invece, si intende la situazione in cui un individuo ha la possibilità di agire senza essere costretto, o di non agire senza essere impedito da altri soggetti. La libertà negativa si può anche definire "libertà come assenza di impedimento o di costrizione": quindi questa libertà comprende l'assenza di impedimento, cioè la possibilità di fare, e l'assenza di costrizione, cioè la possibilità di non fare. In questo caso, invece, non ci sono leggi che mi tutelano ma decido io se fare una cosa o meno.
RispondiEliminaAnche io, come Maria Carmela, credo che gli argomenti che stiamo trattando in classe, riguardanti questo particolare periodo storico, siano molto interessanti. Ricordo, infatti, con quanto interesse e curiosità ho appuntato, negli anni scorsi, le sue lezioni riguardanti i concetti di libertà positiva e negativa introdotti, per esempio, da John Lock all’interno di un trattato sul governo. In ogni caso, la storia delle libertà e dei diritti, come anche afferma la nostra Costituzione, coincide con la storia dell’Umanità. Il concetto di libertà appare, nel corso della storia, uno dei più controversi, basti riflettere sui diversi modi in cui gli uomini sono stati, o si siano sentiti, liberi nei vari periodi storici e sotto i più disparati regimi politici. A parere mio, questo concetto presuppone una relazione: si è liberi solo quando si possono perseguire i propri interessi riuscendo, così, a soddisfarli. Credo, ancora, che la libertà di un soggetto non esista in modo assoluto, la libertà trova la sua legittimazione, la sua vera ragion d’essere nel suo stesso limite rappresentato dalla libertà e dall’autonomia degli altri soggetti da un lato, e nell’interesse generale dall’altro. A questo punto vorrei anche aggiungere che, nelle moderne costituzioni le libertà negative, per esempio, divengono l’oggetto di un vero e proprio diritto soggettivo assistito da precise garanzie e vengono considerate come un diritto inviolabile... alcuni esempi possono essere: Libertà personale,libertà di domicilio, di riservatezza ecc... Accanto alle libertà negative, però, si pongono quelle positive, quelle necessarie condizioni (come parlavamo oggi in classe) che permettono allo stato di assumere un comportamento più attivo che ponga in relazione le sfere delle autorità e delle libertà affinché non restino distinte ma trovino un loro punto d’incontro.
RispondiEliminaMi piace questa riflessione: presuppone un attento ascolto delle parole di Bobbio. Le quali sembrano essere non solo attuali, ma anche indispensabili per proseguire sulla strada della riflessione della filosofia politica. Forse l'unica strada che possa condurre a una consapevolezza nuova e formare una più attiva coscienza sociale. Grazie, Gracy.
RispondiEliminaBobbio nel suo libro,uguaglianza e libertà, introduce due tipi di concetti: libertà positiva e libertà negativa; la prima è un tipo di libertà in cui c’è un impedimento dalla legge (io faccio una cosa perché è la legge che mi tutela), la seconda,invece, è quella libertà che non riguarda nessun impedimento e nessuna costrizione. A mio parere, appoggio moltissimo quel tipo di libertà che Bobbio chiama libertà negativa, perché quest’ ultima mi porta a fare una mia scelta, durante la quale è proprio compito dell’uomo autolimitarsi. Sono anche molto d’accordo con Bobbio per quanto riguarda il modo in cui vengono percepite le leggi in una società: se l’individuo li percepisce in modo eteronomo, cioè se li interpreta come delle leggi che bisogna rispettare per non essere puniti, non sarà mai libero; appunto per questo motivo, secondo me, l’individuo stesso deve essere consapevole che se le leggi siano state fatte, una ragione ci sarà, cioè quella di arrivare ad una società migliore; però, penso anche che nel momento in cui rispetto una determinata legge, io stesso sarò libero e fiero di me stesso perché so di essere stato una persona ed un uomo utile per l’oggi e per l’avvenire di una società. Paragonerei questo modo di percepire le leggi con il pensiero di Heidegger: è importante ciò che mi giunge attraverso un oggetto, ciò che mi trasmette! In questo caso, secondo me, è fondamentale ciò che una legge mi fa comprendere oltre al fatto se la rispetto o no. Vorrei anche far presente però, che nella maggioranza dei casi l’uomo si perde nella massa perché è più facile essere come gli altri anzicchè distinguersi… è per questo motivo che una determinata società, come la nostra, tende a peggiorare che migliorare!!
RispondiElimina"Che cos'è la libertà per te?"
RispondiEliminaHa fatto più volte questa domanda, professore, e adesso, dopo una lunga riflessione, vorrei provare a risponderle.
Tante volte abbiamo parlato della necessità di partire da noi stessi e, proprio per questa ragione, vorrei esternare la mia più personale e profonda concezione di libertà partendo, però, da ciò che io ritengo sia il suo opposto: la paura. Il sentimento o, meglio dire, lo stato di paura ci attanaglia nella sua morsa quotidianamente, le sue catene ci tengono talmente stretti da riuscire a modificare persino la nostra essenza di esseri umani; ma la sua presenza e così assidua e consueta che di queste catene ne abbiamo ormai fatto un ornamento, come se fossero parte naturale di noi.
Che cos'è la paura? Da dove viene?Là, dove c'è la paura, non c'è conoscenza. Per questo, secondo me, la libertà è conoscenza.
Niente mi ha mai resa più libera e affamata di libertà, quindi di sapere; niente ha mai mosso in me tale spirito di curiosità e di meraviglia quanto il piacere della conoscenza.
La conoscenza è ovunque vogliamo cercarla; potremmo dire che ogni respiro è conoscenza che già si sente il profumo della libertà.
Ho avuto da poco l'onore d'incontrare nel mio cammino una delle personalità più brillanti sulle quali abbia mai posato il mio pensiero. Sigmund Freud mi ha fatto molto riflettere sulla libertà e sul suo indissolubile legame con la conoscenza: i limiti e le barriere, che ci vengono imposti e che ci auto imponiamo per conformarci a ciò che "è giusto" e "va bene" per tutti, sono frutto della paura, ed ecco che da soli ci imprigioniamo nel nostro "non volere conoscere" noi stessi. Ho voluto esprimere questa mia riflessione sul pensiero di Freud proprio perché nei commenti precedenti si parlava della chiusura mentale generale che condiziona la vita di paesi come quelli in cui viviamo; è comune, soprattutto tra noi giovani, l'insoddisfazione di questa condizione che ci porta al desiderio di emigrare verso "luoghi di libertà". Credo sia giusto alimentare questo fuoco ardente, ma non dobbiamo dimenticare che non ci sentiremo mai liberi, se non lo siamo dentro; mai nessun luogo potrà, da solo, creare un cambiamento, perché tutto parte da noi, dalla nostra volontà di liberarci dall'oppressione delle nostre paure, dalla nostra volontà di conoscerci.
Personalmente ho vissuto e rivivo ancora intensamente molte delle mie esperienze di conoscenza. Nelle pagine di un libro spesso mi sono ritrovata, mentre ne coglievo la sua magia tanto sottile da riuscire a muovermi l'immaginazione; ero tra le note di una canzone mentre mi scoprivo emozionata al vibrare della sua melodia; per non parlare di quando mi resi conto che con il solo movimento delle falangi sulla penna riuscivo a dare forma ai miei pensieri.
È così che ho imparato a vivere la mia libertà.
Sono molto d’accordo con la riflessione che la mia compagna, Maria Grazia, ha fatto. Anche secondo me la paura è colei che non ci fa conoscere noi stessi, perché ci porta a pensare in anteprima come potremmo essere giudicati per qualsiasi nostra azione. E’ proprio per questo motivo che vorrei precisare cosa significa a mio parere il termine libertà: non solo essere libero di andare dove mi pare ad esempio, ma anche sentirmi libero mentalmente, perché se la legge della mia società mi garantisce di poter visitare vari luoghi, ci sarà sempre qualcuno che mi impedirà di fare ciò.. è da questo mio modo di pensare che giungo ad una mia conclusione: una determinata libertà esiste nel momento in cui mi viene garantita non solo dalla legge, ma anche dal modo di fare delle altre persone che mi circondano, e per arrivare a ciò, ritengo che una società debba aprirsi al linguaggio e non limitarsi ai semplici fatti o ricorrere alla violenza, perché questo tipo di comunità rimarrà sempre una società chiusa, nella quale non si dà e non si darà mai importanza all’individuo; appunto per questo non potrà mai progredire!!
RispondiEliminaCara Francesca, sono d'accordo. La libertà sta anche nel linguaggio, il quale deve essere parola di libertà e ciò non si realizza solamente dicendo ciò che si pensa liberamente, ma utilizzando il lessico della libertà. Parola poetica, capace di cambiare ciò che opprime.
RispondiEliminaSi Professore, è proprio vero, perché penso che il linguaggio ci permette di creare delle relazioni (come lo stesso Popper ci ricorda), grazie alle quali ci si stacca dal pregiudizio e ci portano a far riflettere sulla vera personalità di una determinata persona. Perciò il quest'ultimo deve essere considerato non come mezzo per sopravvivere, ma soprattutto come metodo per vivere semplicemente meglio.
RispondiEliminaDel libro di Bobbio che abbiamo letto in classe sono molto soddisfatta perchè mi ha dato alcune risposte. Sopratutto per quanto riguarda l' idea di libertà. Troppo spesso ho pensato alla libertà come qualcosa che dipende dalla volontà degli altri, che vincoli in qualche modo la mia persona e il mio carattere. invece Bobbio mi ha fatto capire che questo è vero ma solo in parte. E' vero che la libertà indica uno stato, nel senso appunto che deve essere in quanto individuo nella sua singolarità, libero. ma, è anche vero che molto dipende dalla mia volontà di essere libero. se l' eguaglianza presume un rapporto con qualcuno o qualcosa, la libertà no. Ed è questo che più di tutto mi piace e mi ha interessato del pensiero di Bobbio sulla libertà. L' ideali di libertà non esiste in nessuna società. Si può più o meno essere liberi a questa idea di società ma questo ovviamente non implica mai una libertà assoluta. Ma il messaggio di Bobbio è una spinta verso la continua ricerca della massima approssimazione alla libertà. Per cui mi sentirò libera nella misura in cui mi troverò a lottare per una società più libera.Sembra paradossale ma credo profondamente che il mio ideale di libertà sia profondamente legato a quello del contesto in cui vivo e opero. Per cui solo l' aspirazione massima alla libertà può rendermi libera, o almeno creare le condizioni massime di libertà. In questo modo ci sarà anche più eguaglianza poichè il rapporto tra gli uomini e le cose (natura ad esempio) sarà più rispettoso della libertà degli altri e pronto a promuovere un cambiamento positivo che va nel segno di una sempre più crescente volontà di essere liberi.
RispondiEliminaE’ straordinaria la capacità di Bobbio di racchiudere in “poche” pagine il significato morale e politico dei due ideali della libertà e dell’eguaglianza nel tempo presente. Riflettere su cosa significa “essere liberi” non è facile, soprattutto se ci rapportiamo alla società odierna, in cui anche un governo democratico sembra ormai essere una tirannide. La nostra libertà non può essere soggetta al controllo e alla supervisione di coloro che governano, e dunque divenire mera libertà positiva, come viene definita da Bobbio, essa deve essere rispettata ed autocontrollata dalla persona, la quale agendo deve avere cura di non compromettere quella altrui(libertà negativa). Sentirsi liberi significa innanzitutto potersi autodeterminare, decidere della propria esistenza in modo pieno ed esclusivo, in virtù di quei diritti “personalissimi” che l’ordinamento italiano vanta fra i principi fondamentali della Carta Costituzionale. Molto spesso però accade che anche in un paese come il nostro, in cui vige la Democrazia, questi principi vengano lesi da leggi e decreti che sembrano remare contro la libertà dell’individuo da cui tutto promana. Mi riferisco in modo particolare all’impossibilità da parte di una famiglia di poter sottoporre a trattamenti sanitari con staminali una figlia affetta da una malattia neurodegenerativa,proprio a causa delle decisioni dei nostri Parlamentari i quali, soltanto per motivi speculativi, intralciano non solo il progresso in materia scientifica, ma anche la vita di una creatura che non saprà mai cosa significa correre, giocare o amare. Non è nella fattispecie di diritto alla vita che si parla ma del poter essere liberi di scegliere come viverla, questa vita. Se quindi non ci sentiamo liberi all’interno di un contesto nazionale, come possiamo trovare almeno un briciolo di quella libertà che di fatto ci appartiene? Noi cittadini del mondo, giovani e adulti, vecchi e bambini, per cercare la libertà dobbiamo partire dal nostro intimo e pensare a ciò che davvero ci rende liberi e senza costrizioni. Un mezzo per poter evadere da una realtà oppressiva e fondata sul pregiudizio potrebbe essere per quanto mi riguarda l’arte e particolarmente la musica. Questa è l’arte per eccellenza, il mondo in cui poter celare i propri sentimenti, in cui riversare le proprie gioie e sofferenze, quell’arte che spezza i vincoli della ragione e diviene linguaggio dell’inesprimibile, come diceva Nietzsche. La musica è libertà, è comunione fra le nazioni e ciò ci è stato dimostrato dalla fondazione dell’orchestra di musicisti palestinesi ed israeliani diretta dal maestro Barenboim: quando nasce l’arte è lì che cessano le guerre.
RispondiEliminaCredo che il libro di Norberto Bobbio “Eguaglianza e libertà”, affronti il problema dei problemi della nostra società: l’indissolubilità di eguaglianza e libertà, di giustizia e libertà. La sua lezione sta nella convinzione che nessun uomo è davvero libero se non è liberato dal bisogno e dall’ineguaglianza, nella certezza che “… gli uomini desiderano essere liberi piuttosto che schiavi. Desiderano essere trattati giustamente piuttosto che ingiustamente …”.
RispondiEliminaNell’affrontare in maniera articolata l’evolversi degli ideali di giustizia, eguaglianza, libertà, l’autore evidenzia come la migliore società possibile è quella che nasce dalla lotta per la giustizia contro l’ingiustizia, per la libertà e la verità contro l’oppressione e la menzogna, che si può sintetizzare come una società fatta di uomini “liberi perché uguali, eguali perché liberi” che camminano aspirando nel vedere l’affermazione dei due fondamentali ideali di libertà e eguaglianza.
Infatti così nella sua prefazione recita: “I due valori della libertà e dell’eguaglianza si richiamano l’uno con l’altro nel pensiero politico e nella storia. Sono radicati entrambi nella considerazione dell’uomo come “persona”. Appartengono entrambi alla determinazione del concetto di persona umana, come essere che si distingue o pretende di distinguersi da tutti gli altri esseri viventi. “Libertà” indica uno stato, “eguaglianza” un rapporto. L’uomo come “ persona”, o, per essere considerato come persona, deve essere, in quanto individuo nella sua singolarità, libero, in quanto essere sociale, deve essere con gli altri individui in un rapporto di eguaglianza”.
E se ciò è vero e il fine ultimo a quale aspirare - lo “stato” di una persona che si integra e si realizza con un “ rapporto” egualitario con gli altri – è quello di una società più giusta, allora il compito di noi tutti è quello di difendere la libertà contro l’intolleranza, di riaffermare l’importanza delle libertà civili come condizione necessaria per mantenere la libertà politica.
I due temi cari alla trattazione di Norberto Bobbio, libertà e uguaglianza, sono due temi cari a tutte le generazioni, la nostra compresa. La nostra società ha superato diverse circostanze grazie alle quali ha raggiunto un certo livello di civiltà. Mi vengono in mente i tanti principi e diritti alla base della nostra Costituzione: principi democratici e repubblicani, diritto-dovere al lavoro, “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” recita il primo comma della nostra Costituzione. Grazie al lavoro e all’impegno svolti durante la creazione degli articoli della Costituzione, i primi 12 soprattutto portatori dei principi fondamentali, che ogni singolo individuo ha raggiunto la piena consapevolezza di possedere dei diritti inviolabili, diritti che non solo il cittadino italiano possiede perché la sua vita è regolata da tali leggi che glielo garantiscono, ma ogni uomo dal momento della nascita possiede e che nessuno gli può togliere. Sono il diritti di vivere, di muoversi, di parlare, di formarsi una famiglia, di procreare ecc. Oggi certi diritti “naturali” proprio perché sono entrati nella coscienza collettiva dell’umanità, vengono dati per scontati, invece ci si dovrebbe soffermare e riflettere sullo straordinario progresso che certe libertà hanno portato al genere umano. Si pensi all’ideologia nazista e al progetto di Hitler di sterminare il popolo ebraico, in questo caso mi pare che certi principi, ripeto inviolabili dell’uomo, non fossero considerati, eppure non si tratta di un’epoca così lontana dalla nostra; non è neppure trascorso un secolo che già si è fatto un tale salto in avanti. Spesso si perde il senso della vita, ci si annichilisce, perché l’uomo non si rende conto di quante libertà possiede, anche se può essere schiavo di un sistema sociale o di una struttura, o meglio sovrastruttura(per usare i termini di Marx) ad esempio quella della famiglia, in fondo ha già conquistato grandi libertà, sul sudore, sulle sofferenze, sul sangue delle generazioni passate, che hanno lottato per ottenere il diritto alla vita, primo fra tutti e in seguito tutti gli altri, diritto a istruirsi, a lavorare, ad esprimere liberamente la proprio opinione, ad esprimere la propria personalità in organizzazioni sociali, a conoscere più da vicino l’arte e la cultura del proprio Paese, ad essere partecipe in prima persona alla vita politica. La conquista di questi e altri diritti non deve tuttavia indurre l’uomo a stagnare in questa situazione, questi devono solo far parte di un bagaglio storico-culturale il quale non dovrà mai abbandonare o trascurare, e da qui operare per un sempre maggiore sviluppo e progresso sociale e di conseguenza economico e politico. La mancanza di diritti e la disuguaglianza delle donne orientali rispetti agli uomini è desolante. Leggere “Mille splendidi soli” e rendersi ancor meglio conto della degradata situazione delle donne afghane è veramente uno schiaffo ai diritti sopracitati. Semplici mezzi per soddisfare le proprie esigenze, niente più. Non hanno anche loro un corpo, un’anima e un cervello, solo perché un loro simile decide che ciò non debba valere; quasi una lotta per la sopravvivenza in cui il corso del tempo ha deciso che la specie forte in grado di sopraffare fosse quella dell’uomo e quella debole da sottomettere quella della donna.
RispondiEliminaFortunatamente in Italia la donna assume gli stessi diritti civili dell’uomo già nel 1946. I dibattiti sulla conquista dei diritti e delle libertà sono in questi giorni orientate altrove, per esempio nella conquista da parte delle coppie omosessuali di potersi unire civilmente come ogni altra coppia eterosessuale; è un tema delicato che tocca anche diritti sulla vita, sulla natura, sulla vera libera scelta, e che il nostro Paese in questi giorni si sta battendo per raggiungere come tanti altri paesi europei i quali hanno già raggiunto tale traguardo. La vera libertà è quella interiore in cui l’uomo si sente padrone della propria vita e delle proprie scelte. Le altre libertà se non ancora esistenti si possono raggiungere con lo sforzo e con l’impegno; solo dopo aver raggiunto la propria dimensione libera.
RispondiEliminaIn "Eguaglianza e libertà" si parla di principi che sono alla base della vita di ogni singolo individuo e di quest’ultimo all’interno della società. Si aspira sempre ad avere maggiori libertà e ad essere in un rapporto di piena uguaglianza con tutti gli altri individui. Oggi, fortunatamente, viviamo in un contesto sociale che ha raggiunto certi livelli abbastanza elevati di libertà e di rapporti ugualitari. I problemi con cui dobbiamo confrontarci sono soprattutto di natura politica, a causa del nostro sempre più corrotto governo, ed economica, a causa del decadente sistema economico, e di conseguenza si è di fronte a problemi anche di natura sociale. I disordini sociali sono infatti frequenti, e ancor più gravi sono le frequenti morti volontarie di quelle persone che rimaste intrappolate da un sistema vorace non hanno trovato altra via se non quella del suicidio, della morte. Come poter risolvere il problema, dovremmo chiederci. Il popolo, che sta alla base di un buon governo, non solo perché gli esponenti del governo sono suoi membri, ma anche perché detiene un importante potere, di eleggere i propri rappresentanti, dovrebbe anzitutto essere maggiormente partecipe alla vita politica; allontanando per sempre la grave malattia dell’ignoranza; preferire il duro impegno e l’azione piuttosto che i lunghi discorsi e la passività di fatto, in modo che i politici, scelti secondo criterio e con la speranza che in essi vi sia un profondo senso del dovere, mettano il bene comune davanti all’interesse privato. Si possiedono grandi mezzi di comunicazione, l’informazione circola velocemente, la vita ha molte più agiatezze, e libertà, di istruirsi per esempio; tuttavia vediamo spesso gente incompetente ad impegnarsi poco e quel poco fatto male.
RispondiEliminaCaro Vincenzo, credo che i primi a doversi impegnare siano i giovani, andando a scuola con impegno, proprio per evitare di vedere gente incompetente ai posti di comando della società. Ignorare la storia del proprio paese, infatti, produce mostri e reitera gli errori. La libertà di cui oggi godiamo, e che è sempre minacciata, nasce proprio dall'impegno di persone che hanno studiato e poi messo in pratica le idee che si sono costruite sulle "sudate carte". Uno studente disimpegnato sarà un adulto disimpegnato... che ne pensi?
RispondiEliminaIntanto inizio con l'affermare che uno studente non è più dinamico, anzi è annoiato da tutto ciò che consiste di impegno, sacrificio, determinazione. Ad esempio lo studente considera gli scioperi, come un "sabato sera": dove sa che non otterrà nulla di concreto. Il ruolo dello studente non è solo quello di imparare ma anche quello di insegnare e di mettere in pratica quello che ha imparato. Egli inoltre si presenta come una fonte di innovazione perchè nella maggior parte dei casi essendo giovane è più favorevole al cambiamento ed a mettere in campo le tante risorse psico-fisiche che possiede. Gli studenti hanno anche la capacità di interpretare quello che imparano di immagazinarlo e anche di modificarlo. Posso infine affermare che uno studente disimpegnato non deve per forza essere un adulto disimpegnato, anzi dopo la sua carriera da studente può migliorarsi per poi giungere al futuro come un adulto impegnato capace di comprendere e realizzare
RispondiEliminaCara Grazia... c'è un tempo per tutto. Sono d'accordo che un cattivo studente possa diventare un buon professionista, se comprende che si può essere d'aiuto agli altri lavorando duro e senza barare. Già saper scrivere per poter meglio esprimere il proprio parere e farsi comprendere è un passo importante. Sono d'accordo che i giovani hanno tanta energia, ed è per questo che la devono veicolare verso ciò che è utile a loro e alla società. Non sono convinto che tutti i giovani, solo perché tali, sono più favorevoli al cambiamento e non sempre il cambiamento è una cosa positiva... non c'è età per comprendere e imparare... a tutte le età si può e si deve essere studenti... ma per diventare "maestri" occorre fatica e lavoro... chi è indifferente è sempre in didfetto...
EliminaEguaglianza e Libertà è il libro scritto da Norberto Bobbio. In questo libro Bobbio tratta di argomenti prettamente inerenti e cari al mondo attuale ovvero l’eguaglianza e la libertà. Egli si sofferma su questi due concetti soprattutto all’inizio del libro quando dice che la libertà è uno stato a differenza dell’eguaglianza che è invece un rapporto. Già da questa definizione si deduce il fatto della singolare indipendenza che può avere la libertà in quanto può sussistere se esista o meno un'altra persona mentre per quel che riguarda l’eguaglianza è essenziale che vi sia un’ altra persona o un gruppo di queste ultime per poter attuare il rapporto. Sono d’accordo con Bobbio quando crede che sia più opportuno affiancare alla libertà il termine di giustizia. Già lo stesso Socrate aveva posto due diverse giustizie: quella come legalità e quella come eguaglianza. Nel primo caso l’uomo si prefigge di osservare delle leggi le quali sono a loro volta leggi naturali o divine, la seconda invece prevede che l’uomo sia considerato giusto nel momento in cui rispetta le leggi. Tra questi due termini non possiamo fare una vera e propria distinzione ma sono invece due definizioni prettamente legate perché l’uomo deve rispettare le leggi ma solo quelle che attuano quel disegno di eguaglianza tra gli uomini. Essere uguali oggi è molto difficile anche se esistono leggi che dovrebbero attuare questi rapporti molte volte non lo fanno, io sono ad esempio per l’attuazione dell’eguaglianza delle opportunità ovvero l’eguaglianza che pone tutti i cittadini sullo stesso piano. Quest’ultima svantaggia i più forti e avvantaggia i più deboli creando attraverso una diseguaglianza un’eguaglianza. Anche se le leggi non vengono rispettate perché l’uomo non se ne cura? Perché non si preoccupa di mobilitarsi per salvaguardare i propri interessi? Forse perché viviamo in un epoca in cui siamo troppo presi dalla tecnologia che ci distrae dalla realtà stessa? Secondo me dovremmo attuare tutti insieme un cambiamento anche se ritengo importante che già ognuno di noi nel suo piccolo posso non cambiare il mondo ma fare un “piccolo passo in avanti”,ciò è possibile per chi come me crede che ogni azione che l’uomo compie ha un peso storia e determina la storia e ciò rende l’uomo utile anche nella sua singolità.. Dobbiamo aprirci alla vita e non farci sottomettere da NESSUNO. Qual’e la prerogativa dell’uomo a fianco dell’eguaglianza? La libertà. Bobbio tra i valori più importanti si sofferma anche a parlare di libertà distinguendo quella negativa e quella positiva. Quella negativa presuppone una condizione in cui il soggetto agisce e ha la possibilità di farlo senza che nessuno glielo impedisca. Mentre quella positiva è quella libertà denominata anche come “autodeterminazione” o “autonomia” dove il soggetto è libero di orientare il proprio volere e il proprio scopo senza essere determinato dal volere altrui. Essere libero? Per me essere libero vuol dire non sentirmi condizionata nelle cose che faccio ed essere consapevole di fare ciò che voglio e che più desidero rimanendo però sempre entro determinati limiti,ecco perché non considero migliore né la libertà positiva e né quella negativa ma una sintesi di entrambe, è proprio questa sintesi secondo me che può andare a creare una società di benessere in cui l’uomo vive bene e non è oppresso. La libertà insieme all’eguaglianza sono valori essenziali per l’uomo che non devono essere cancellati da eventi come soprattutto quello riguardante lo sterminio degli ebrei in cui una razza crede di essere migliore e di poter eliminare le altre.
RispondiEliminaIl libro di Bobbio "Eguaglianza e Libertà" è una sintesi perfetta di quanto effettivamente sia difficile attuare la libertà nella nostra società come anche in quella passata. Spesso infatti, il concetto di libertà è anche legato alla struttura o al tipo di società in cui si vive. Per esempio, credo che siano diverse le richieste o la necessità di libertà tra una società chiusa e una aperta, intendendo per queste quelle descritte da Popper. In una società chiusa si avrà quasi sempre la necessità di non sentirsi "troppo uguale" all'altro e quindi di non poter opporsi ad un potere tribale e alle volte gerarchico. Ciò avviene anche per le società comuniste teorizzate da Marx, e di questo Bobbio ne fa una critica decisa. Nelle società aperte invece, l'ottica della ricerca della libertà sembra essere vana, perchè si pensa che effettivamente in questo tipo di società, che è quella in cui noi viviamo, ci siano le più ampie libertà. In realtà è possibile vedere come anche nelle moderne democrazie le richieste di libertà sono quelle che interessano maggiormente i diritti degli uomini. Ad esempio, accade che il diritto di essere uguali di fronte alla legge di cui parla Bobbio viene molte volte non rispettato. Così come anche il diritto di eguaglianza delle opportunità. Chi è ricco infatti è meno uguale degli altri di fronte alla legge, così come chi è ricco ha più opportunità lavorative, anche se magari la sua ricchezza non significa competenza. Per questo credo che la nostra società sia ancora molto ingiusta e non libera. Occorre che ognuno possa fare nel proprio piccolo e secondo le proprie attitudini e competenze ciò che meglio crede e può fare, senza avere la presunzione di ambire a delle responsabilità che non sa sopportare. Questo comporterebbe non solo una società più libera ed eguale, ma credo anche una società più felice e ottimista.
RispondiEliminaTutti possono e devono aspirare al meglio... la ricchezza non è una prerogativa indispensabile... lo è l'impegno quotidiano e il duro lavoro...
EliminaHo trovato il libro di Bobbio molto complesso ma allo stesso tempo altrettanto stimolante. Difatti, la difficoltà di “Eguaglianza e Libertà” è per me riscontrabile nel linguaggio e nello stile di Bobbio, forse troppo tecnico e in alcuni casi arduo da comprendere. Gli ideali di libertà ed eguaglianza delineati da Bobbio nell’opera sono di per sé complicati, ma il fatto che l’autore li affronti secondo un’ottica puramente tecnica e filosofica mi ha procurato dei dubbi e delle incertezze. Dubbi e incertezze che ho chiarito tramite le spiegazioni e attraverso una mia riflessione personale. Non nascondo però che molti aspetti del libro risultano di non facile comprensione proprio per l’elevatezza sia stilistica che tematica dell’opera. Tuttavia sono riuscito ad elaborare una mia personale considerazione sull’idea di libertà e di eguaglianza, anche alla luce della riflessione operata da Bobbio. La libertà intesa alla maniera di Bobbio, ossia delle varie forme di libertà, è una libertà specifica, che varia cioè a seconda degli ambiti in cui essa viene circoscritta e argomentata. Libertà negativa e positiva riguarda la società, libertà di agire e di volere riguarda il pensiero, “libertà da” e “libertà di” l’aspetto del vivere quotidiano, limitato, a differenza della libertà negativa, dalle norme giuridiche. Proprio per questo, capire cosa sia la libertà, attraverso l’opera di Bobbio è molto difficile. Penso infatti che se si chiedesse alla gente comune che cosa essa intende per libertà, nella maggior parte dei casi questa alluderà a sentimenti, ad affetti, a sensazioni o emozioni che vive in relazione ai rapporti familiari, di amicizia o anche di semplice conoscenza o lavoro. Non si soffermeranno di certo sui diversi tipi di libertà e sulle diverse circostanze in cui si può essere più o meno libero. Proprio per questo l’unica critica che mi sentirei di fare nei confronti di Bobbio è che la sua è un’opera di grande espressione culturale ma è troppo lontana da chi, stanco e spazzato dalla crisi economica cerca risposte di dignità e di una nuova possibile libertà. Forse, mi sentirei di dire che la libertà in senso assoluto non esiste e che anzi essa rappresenti una delle più grandi, se non la più grande, delle illusioni umane. Penso che in merito abbia ragione uno dei filosofi che studiandolo mi ha segnato molto di più rispetto ad altri. Mi sto riferendo a Baruch Spinoza. Pur essendo un razionalista Spinoza più volte ribadì che la libertà è una grande illusione, poiché l’uomo essendo limitato non potrà mai aspirare alla pienezza della libertà. L’uomo infatti, è soggetto agli affetti e alle passioni e di conseguenza è condizionato nelle scelte. Condizionamento a cui l’uomo può fuggire solamente con l’uso della ragione. Ma il problema principale della libertà in Spinoza non viene risolto in quanto lo stesso Spinoza è consapevole che non tutti gli uomini usano la ragione e che pertanto essi si ingannano nel credersi liberi. Nonostante ciò Spinoza portò avanti quello che per me è il vero senso dell’ideale libertà. Ossia non abbassare mai la testa di fronte a qualsiasi tentativo di ostacolare il progresso della ragione e della conoscenza, il diritto a pensarla diversamente e il dovere di creare le condizioni tali affinché questo avvenga per la maggior parte delle persone. Spinoza portò avanti tutto ciò attraverso il suo esempio di vita, rifiutando il superfluo, ricercando continuamente l’Etica e liberandosi da ogni pregiudizio e da ogni futile immaginazione.
RispondiEliminaEssere liberi significa dunque porsi l’obiettivo del vivere eticamente, secondo dei principi che sono puramente razionali. Non si può essere liberi al di fuori della ragione. Tutto ciò che non è razionale finisce inevitabilmente per condizionarci. Esso ci indurrà di conseguenza all’illusione di credere che siamo liberi. Ritengo quindi che l’unica libertà a cui l’uomo può aspirare è quella di raggiungere, attraverso la ragione, un grado sempre più alto e massimo di libertà, che possa garantire e permettere alla più ampia fascia di uomini e categorie di poter vivere dignitosamente la propria vita. Anche per questo scienze come la filosofia e la politica hanno un ruolo fondamentale nel teorizzare e realizzare una società sempre più giusta. Ciò orientato costantemente verso la promozione del diritto, intendendo per questo l’accezione più possibile ampia e complessa del termine.
RispondiEliminaE se questa fede nella ragione fosse anch'essa un condizionamento? chi lodice che chi crede in Dio o nelle fate e negli elfi non sia più libero di chi cerca di spiegare ogni cosa? Anche le cose che spiegazione non ne hanno? e chi lo dice che è vero solo quello a cui perveniamo con la ragione?... questa è una mia provocazione... prendila per ciò che è...
EliminaDiritto... direzione... chi dà la giusta direzione? La ragione? la fede? la via è lunga e piena di insidie... e il linguaggio di Bobbio è quello che deve essere, ricco e complesso, articolato... e spesso oscuro... proprio come la vita...
Avere fede, o meglio, aver fiducia nella ragione non significa voler spiegare tutto. Semplicemente significa voler spiegare razionalmente ciò che logicamente e realmente ha una spiegazione. Il tentativo di porsi come obiettivo della ragione quello di dover spiegare cose inspiegabili è l’errore metafisico criticato e poi allo stesso tempo compiuto da Heidegger. La fiducia nella ragione non può essere mai un condizionamento. “ Cogito ergo sum” diceva Cartesio. La ragione è proprio quella facoltà che ci permette di pensare. Il fatto che io pensi, significa dunque due cose essenzialmente. Che io sono, esisto, e che io penso, possiedo cioè la ragione. Mettendola in questi termini non mi resterebbe altro che dire che queste sono la sola e unica realtà. Volendo andare oltre invece, ma sempre cercando di proseguire in maniera razionale, è molto più probabile che esistano tutte le cose che provengono dalla ragione, dato che quest’ultima, come detto prima, è l’unica cosa insieme all’io ad esistere. E’ molto meno probabile invece che esistano le cose che provengono da dio, dalle fate o dagli elfi dato che non sappiamo se queste cose esistano concretamente. Il mio dunque non era un tentativo di voler spiegare ogni cosa, niente affatto. Laddove non vi è una spiegazione razionale la ragione deve fermarsi, altrimenti non è più ragione ma è appunto immaginazione, invenzione, condizionamento. Riprendendo Spinoza, credersi liberi non vuol dire esserlo. Commettere l’errore di credersi liberi al di fuori della ragione è forse l’errore più comune che noi esseri umani facciamo e al quale, forse anche per la nostra natura, diamo certezza ontologica e rifugio alla nostra limitatezza.
EliminaSe tutto ciò che proviene dalla ragione è vero...
Eliminase l'uomo è un essere razionale che cerca di spiegare tutto ciò che può avere una spiegazione...
se pensare è un processo razionale...
se le fate sono frutto di un pensiero...
allora le fate esistono...
Se, come dice Popper, tutto ciò che proviene dal mondo 3 condizione il mondo 1... anche le fate potrebbero condizionare il mondo 1... e avere una realtà negli effetti che producono...
Ah... fede e fiducia... hanno la stessa origine razionale, sia da un punto di vista linguistico sia da un punto di vista ontologico...
Solo arrivando alle considerazioni conclusive si può comprendere il messaggio Bobbio vuole dare ai suoi lettori. Il libro Eguaglianza e Libertà si chiude con un messaggio di speranza verso i lettori. Ma sappiamo, che i valori di una vita che dovrebbero essere rispettati molto spesso non vengono rispettati. Nel 1948 venne promulgata la Costituzione che affermava i diritti e i doveri dei cittadini, ma nonostante questo punto di riferimento sia gli uomini politici che i singoli cittadini continuano a violare giornalmente principi che sono sanciti in quel documento. Questi principi sono tante volte quelli di eguaglianza e libertà. Bobbio si propone di dare delle risposte anche a questo problema affermando però che non esiste una società di liberi ed eguali. Egli effettivamente non ha torto anche perchè i più vari tentativi di creare queste condizioni sociali hanno portato nella storia a delle inutili utopie( Marx ) o a delle gravissime degenerazioni come i totalitarismi del novecento. Nella società odierna avvengono altre ostruzioni e impedimenti ad essere liberi ed eguali. Anzi, capita che noi stessi ci nascondiamo e magari ci alieniamo in qualcuno o qualcosa per paura di dover affrontare alcune questioni che invece riguardano da vicino il nostro quotidiano. Per questo tendiamo a portare avanti il nostro interesse, a nascondere il nostro potenziale e magari a rinunciare a delle opportunità che significherebbero progresso per noi e per la collettività. Tuttavia, penso che Bobbio ci abbia insegnato come fare. Bisogna essere ottimisti e pensare che ogni singolo individuo può fare molto affinchè i diritti non vengano calpestati cos' come in passato e per molti aspetti ancora oggi succede.
RispondiEliminaIl libro Eguaglianza e Libertà di Bobbio mi ha posto alcune riflessioni su cui ho portato la mia attenzione. Particolarmente in Bobbio mi ha soddisfatto e fatto riflettere l'ideale di eguaglianza. Ho capito infatti che l'eguaglianza presuppone sempre un confronto e dunque un rapporto con l'altro. Inoltre, ciò l'ho potuto riscontrare nella vita di tutti i giorni riuscendo a capire che effettivamente alcuni comportamenti diversi in delle situazioni analoghe non sempre portano a delle ingiustizie e quindi a delle disuguaglianze. Anzi, molto spesso proprio questi atteggiamenti differenti sono indice di una riflessione più profonda e di una analisi più approfondita dei problemi. Tante volte ho ritenuto che bisogna usare un metro di giudizio o un comportamento eguale con tutti, ma ora ho capito che mi sbagliavo. Bobbio mi ha insegnato che l'eguaglianza deriva dall'impegno a confrontarsi con gli altri e al portare avanti senza presunzione le proprie visioni. Se questo atteggiamento fosse utilizzato dalla maggior parte di noi, credo che si possano avere dei risultati, sia sul piano umano che non, molto grandi. Ciò ci permetterebbe di poter capire meglio l'altro, del perchè si comporta in una determinata maniera piuttosto che in un'altra. Paradossalmente l'applicare questo metodo di eguaglianza potrebbe anche diventare la prima spinta verso una libertà nuova. La libertà di scrutare l'uomo e la natura insieme all'altro. Altro che diventa compagno di viaggio della tua stessa vita. Diventa cioè un protagonista attivo del cambiamento e non mai un impedimento ad esso.
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