Abbiamo deciso di aprire questo Spazio per conversare su differenza e identità... per parlare di Mediterraneo... partendo da un libro
"Rotte Mediterranee" ( http://www.francescoidotta.com/rotte%20mediterranee.htm )... convinti che la diversità sia oggi una ricchezza irrinunciabile e che gli abitanti del Mediterraneo siano in dovere di divenire testimoni di accoglienza, considerata la storia che ha sempre condotto questi popoli verso un incontro inevitabile. Un contatto che ha generato idee nuove e prospettive di rinnovamento...
La diversità viene dal mare... come ogni ricchezza e ogni fortuna... percorrere rotte inesplorate è un desiderio inconscio... tuttavia, l'uomo, a volte, ha paura: l'inibizione, causata dal radicamento e dall'ossessione di stabilità, conduce sulle secche del conosciuto... del già visto... del già detto...
La diversità viene dal mare... come ogni ricchezza e ogni fortuna... percorrere rotte inesplorate è un desiderio inconscio... tuttavia, l'uomo, a volte, ha paura: l'inibizione, causata dal radicamento e dall'ossessione di stabilità, conduce sulle secche del conosciuto... del già visto... del già detto...
Noi intendiamo apportare un contributo di riflessione, il quale possa far crescere un Pensiero valutativo... capace di segnare altre rotte inconsuete...
Questi piccoli europei che ci mostrano una faccia avara, se non hanno più la forza di sorridere, perché pretenderebbero dare ad esempio di superiorità le loro convulsioni disperate? (Camus, Pensiero Meridiano)
RispondiEliminaQuizá porque mi niñez
RispondiEliminasigue jugando en tu playa,
y escondido tras las cañas
duerme mi primer amor,
llevo tu luz y tu olor
por donde quiera que vaya,
y amontonado en tu arena
guardo amor, juegos y penas.
Yo,
que en la piel tengo el sabor
amargo del llanto eterno,
que han vertido en ti cien pueblos
de Algeciras a Estambul,
para que pintes de azul
sus largas noches de invierno.
A fuerza de desventuras,
tu alma es profunda y oscura.
A tus atardeceres rojos
se acostumbraron mis ojos
como el recodo al camino...
Soy cantor, soy embustero,
me gusta el juego y el vino,
Tengo alma de marinero...
¿Qué le voy a hacer, si yo
nací en el Mediterráneo?
Y te acercas, y te vas
después de besar mi aldea.
Jugando con la marea
te vas, pensando en volver.
Eres como una mujer
perfumadita de brea
que se añora y que se quiere
que se conoce y se teme.
Ay...
si un día para mi mal
viene a buscarme la parca.
Empujad al mar mi barca
con un levante otoñal
y dejad que el temporal
desguace sus alas blancas.
Y a mí enterradme sin duelo
entre la playa y el cielo...
En la ladera de un monte,
más alto que el horizonte.
Quiero tener buena vista.
Mi cuerpo será camino,
le daré verde a los pinos
y amarillo a la genista...
Cerca del mar. Porque yo
nací en el Mediterráneo...
Ciao Francesco!! Auguri por tu nuevo lugar tejido de letra y mar… me has hecho recordar a Joan Manuel Serrat, el de mi primera juventud, que me hacía soñar con este Mediterráneo que abraza culturas, colores y sabores diferentes! Tienes razón cuando dices que no es lo mismo nacer en Gallico, sobre el Mediterráneo, que en Nueva York… nutridos como estamos por las características de estos suelos, como madre que dona la lengua, nos conformamos en estas playas dibujadas por los sonidos marinos…
Seguiremos dialogando sobre estos temas que tanto nos apasionan… las diferencias, las cercanías, el mar, la libertad, el respeto… y la sed insaciable de conocimientos, baci
Eva Gerace
Querida Eva, te agradezco tu amistad y tus palabras. En el Mediterráneo se habla también Español un idioma antiguo y caliente. Me parece fenomenal hablar en este sitio usando diferentes idiomas. Un beso!!!
RispondiEliminaEsistono, dunque, per l'uomo, un'azione e un pensiero possibili a quel livello medio che gli è proprio. Ogni tentativo più ambizioso si rivela contraddittorio. ( Camus Il pensiero meridiano )
RispondiEliminaprof!!sono katia..della 3A
RispondiEliminaAllá, donde terminan las fronteras, los caminos se borran. Donde empieza el silencio. Avanzo lentamente y pueblo la noche de estrellas, de palabras, de la espiración de un agua remota que me espera donde comienza el alba. (Octavio Paz, Libertad bajo Palabra)
RispondiEliminaCiao Katia, Benvenuta. Un proverbio africano dice: "L'occhio dello straniero vede solo ciò che già conosce". Che ne pensi?
RispondiEliminaIl pensiero ha impiegato più di duemila anni per comprendere in modo appropriato una relazione così semplice come la mediazione all'interno dell'identità. Come possiamo quindi noi ritenere che basti un solo giorno per realizzare il raccoglimento pensante nella provenienza essenziale dell'identità? Proprio perché esige un salto, tale raccoglimento ha bisogno del suo tempo, il tempo del pensiero, che non è quello del calcolo che oggi trascina il nostro pensiero ovunque. ( M. Heidegger, Identità e differenza )
RispondiEliminaLa paura ancestrale verso l’altro…
RispondiEliminasi diffonde nelle pieghe dell’animo umano
e soffoca tutto ciò trova.
Trema la logica…
ma non è come ti fanno credere...
la notte avvolge le emozioni e
offusca la ragione.
L’uomo nero delle favole che
ci raccontavano da bambini
è stato riesumato
… ora arriva dal mare…
è merce di scambio…
per chi acquista il suo corpo
in cambio di un sogno.
E’duro il risveglio…
in una terra nemica
dove i valori adornano
le facciate variopinte
dei borghi di costiera
illuminando l’ipocrisia
che regna sovrana.
L’occidente supremo
calpesta meriti e virtù,
si ferma all’apparenza
tingendo con colori purpurei
le acque turchesi del mediterraneo.
Caro Francesco, purtroppo questo è quello che succede oggi, che peccato rinunciare a tanta ricchezza, basterebbe solo tendere una mano e fare proprio il valore dell'accoglienza.
Orsola
Grazie Orsola, benvenuta nel Blog. Sono sempre di più le anomalie... le ossessioni e le isterie che ci possiedono... Oggi abbiamo paura dell'Africa, dell'Asia delle lontananze, oggi che non abbiamo il tempo per spingerci in quelle estreme della nostra interiorità. Tuttavia leggo i pensieri di grandi uomini e mi consola il loro coraggio, la loro voglia di spingere verso un incontro. Rita Messori, in un bellissimo libro antologico, dal titolo "Pensieri Viandanti. L'etica del camminare", nel suo intervento straordinario "L'identità in cammino. George Perec e l'erranza" scrive: (Chi sono io? è la domanda che rivolgiamo a noi stessi ogni qualvolta ci guardiamo allo specchio soffermandoci sulla nostra immagine riflessa. Allo specchio ci mettiamo dal punto di vista degli altri. Cosa gli altri vedono di noi? Cosa notano perché possiamo poi essere identificati e riconosciuti? Cosa ci rende inconfondibili e dunque diversi dagli altri? [...] Ma guardarsi allo specchio significa anche sentirsi uguali e diversi dal giorno prima....)
RispondiEliminaEcco il vero incontro... quello che dobbiamo fare col diverso che è dentro di noi... quella diversità che rifiutiamo, forse, per timore di rompere quella stabilità che abbiamo costruito con tanta fatica. Incontrare l'altro dell'io, del nostro io, ci educa all'incontro dell'io altro...
Ciao Francesco.
RispondiEliminaAuguri per questo nuovo sito.
Mi pare che fosse Hegel a dire che porre un limite è già averlo superato. Per questo è impossibile ogni separazione tra gli uomini. Perché quando si realizza - e ci si illude che la propria identità sia garantita - proprio allora è più forte la presenza del non identico nella nostra vita.
Sandro Dell'Orco
Caro Sandro, benvenuto in questo spazio "differente". Concordo con te, circa l'identità. Oggi discutevo con i miei alunni sulla necessità di non far morire la filosofia nelle accademie, evitando che i filosofi commettano l'errore di alcuni scienziati, di coloro che credono che ci sia un unico modo di pensare. Ferruccio Andolfi ha scritto che "di fronte all'aggressività della filosofia dei dotti... lo spirito si riprende la propria libertà a contatto con la natura..." la presenza del non identico, come tu lo chiami, penso si possa avvertire recuperando la via del mare. Nel mio libro ho scritto: "L'Uomo stia innanzi al Mare e da esso si lasci trasformare in essere umano... costruttore di desideri e di pace". Sulle spiagge, quindi, caro Sandro, ad attendere l'altro da noi, per scoprire che in questo incontro potremmo trovare la nostra stessa identità...
RispondiEliminaEL NOTABLE CANTAUTOR ARGENTINO FACUNDO CABRAL EXPRESÓ: "EL QUE HACE LO QUE AMA, ESTÁ BENDITAMENTE CONDENADO AL ÉXITO, EL CUAL LLEGARÁ CUANDO DEBA LLEGAR, POR LO QUE DEBA SER Y ARRIBARÁ NATURALMENTE".
RispondiEliminaAGRADESCO SE LA IMÁGEN DE TUS IDEAS.....PATRICIA GERACE.
Querida Patricia, bienvenida en este sitio, agradezco mucho tus palabras... estoy completamente de acuerdo con Cabral. Me parece fenomenal que el símbolo de mi idea sea tu dibujo... una obra creada en Argentina que puede representar la fuerza del Mediterráneo y de su multiplicidad.
RispondiEliminaCarissimi, vi invito a vedere questo video di M Clan, dal titolo "Inmigrante", provvederò al più presto a tradurre il testo. Buon ascolto...
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=yFqzzM01Yi8
prof mi scusi x il ritardo con cui le rispondo ma in questi giorni non ho avuto molto tempo per stare al pc..mi chiedete cosa ne penso di questo proverbio..bè io credo che sia vero che l'essere umano sappia cogliere e apprezzare solo le cose che sono legate in qualche misura alle sue conoscenze . Di un argomento del tutto nuovo noi cogliamo ed apprendiamo solo quello che può fare presa su di noi, che coinvolge e recupera i nostri modelli cognitivi e affettivi.Perciò credo che sia necessario aprire la mente a nuove esperienze x poterci arricchire moralmente sempre di più.
RispondiEliminaInoltre, significa anche che non si può pretendere che un estraneo comprenda una situazione allo stesso modo di chi c'è dentro.
Certamente... un "estraneo" è per sua natura "esterno"... non può vedere le cose come chi sta all'interno... se guardi la tua casa dal di dentro la vedi in modo diverso rispetto a chi la guarda da fuori... se non ci guardassimo allo specchio non potremmo vedere il nostro aspetto come appare agli altri: solo confrontandoci con gli altri (il nostro specchio), possiamo realmente vederci. Per quanto riguarda la comprensione, è una questione più complessa... com-prendere, vuol dire prendere insieme, prendere con qualcuno... nell'etimologia della parola sta il significato originale: la vera comprensione passa attraverso una comunione di sguardi, la vera comprensione si realizza nella visione molteplice... di pospettive differenti... che cosa ne pensi?
RispondiEliminaSalve professore sono Veronica di 4B finalmente sono riuscita ada entrare nel sito..........
RispondiEliminaBenvenuta, Veronica.... aspetto adesso le tue idee....
RispondiEliminaSalve professore sono Martina di 3A
RispondiEliminaCiao Martina, benvenuta nel blog... aspetto anche le tue idee... intanto vi lascio un pensiero che potete trovare in questo splendido libro che ho già citato sopra ( http://turismo.parma.it/allegato.asp?ID=602518 ). Scrive Rita Messori: "L'esercizio della scrittura diviene lavoro di cucitura: del sé e dell'altro; della dimensione individuale e della dimensione collettiva; dell'identità-ipse e dell'identità-idem; dello spazio e del tempo; della domesticità e dell'erranza. (pag. 60)... aspetto i vostri commenti....
RispondiEliminaHOLA FRANCY SOY DANIELA TU SOBRINA!!!!!TU BLOG ES BONITO......ME GUSTA MUCHO!!!!! UN BESO...........TVB
RispondiEliminaciao prof!!! sono peppe di 3°A. Finalmente dopo ripetuti tentativi sono riuscito ad entrare nel blog...
RispondiEliminaCiao Francesco, bella idea il blog, non ho ancora letto il tuo libro Sigh! ma da quello che ho sentito nel tuo intervento e da quello che leggo qui mi trovo assolutamente d'accordo l'accoglienza, la comprensione, lo straniero come opportunità di crescita reciproca.
RispondiEliminaBellissime foto, sono tue?
Anna Maria
CIAO FRA..FINALMENTE TI HO SCRITTO..COMUNQUE BELLO IL TUO BLOG..UN "ANGOLINO" DOVE POTER RIFLETTERE E DOVE, NEL MEZZO DELLA NOSTRA CAOTICA GIORNATA DA UOMINI DEL NUOVO MILLENNIO, POTER MAGARI PENSARE A COSE IMPORTANTI MA CHE IL FUGGI FUGGI QUOTIDIANO FA PASSARE IN SECONDO PIANO...UN BESO GRAZIA
RispondiEliminaHola Daniela, agradezco tu apreciación... espero otras palabras... con todo mi cariño....
RispondiEliminaCiao Peppe, Grazie e benvenuto nel blog. So che in molti avete avuto difficoltà ad entrare. Per chi non ha un indirizzo (.com) bisogna cliccare su Nome/URL, scrivere il proprio nome su (Nome) e poi cliccare su Posta commento due volte... fino a invio avvenuto. Comunque, aspetto le tue idee... a domani
RispondiEliminaCiao Annamaria, Benvenuta anche a te... in questo spazio... sì, le foto sono mie, sono felice che ti piacciano: detto da te è una grande soddisfazione. Sono le foto dei miei luoghi mediterranei... il mare davanti al quale ho imparato ad accogliere la diversità come ricchezza... incontrando poeti e artisti come te... mi piacerebbe che tutti i miei amici del blog potessero conoscere qualcuna delle tue straordinarie creazioni. Se puoi mandami un link da pubblicare. TVB.
RispondiEliminaHola, Benvenuta Grazia, le tue parole sono importanti... mi piacerebbe che anche tu continuassi a riflettere con me su questi argomenti, aspetto tuoi contributi di idee. Felicità....
RispondiEliminaAmici, per chi volesse vedere le splendide foto di Anna Maria basta cliccare su:
RispondiEliminahttp://www.es-sens.it...
vi assicuro che vedrete qualcosa di unico... buona visione
Cmq x quel poco che ho letto, avrei tante cose da dire.. sul mare nostrum dove si affacciavano le antiche civiltà e le guerre puniche, al mare che metteva in relazione antichi e nuovi popoli fra di loro, quando lo scenario della storia era la nostra vecchia Europa, allo spostarsi dell'orizzonte verso le Americhe ed al confrontarsi in questo nuovo mare che è la rete di internet, con annessi i pericoli che ci sono come pure in quel mare reale di nubifragi e di 'canti delle sirene' x lei che rilegge con piacere 'l'Odissea. Un caloroso saluto ed un in bocca al lupo x questo nuovo spazio di confronto.
RispondiEliminaGrazie Angela, Benvenuta... le tue riflessioni sono molto interessanti, continua a scrivere... a pensare... aspetto ancora tue parole...
RispondiEliminaParlami, o Musa, dell'uomo versatile e scaltro che andò vagando tanto a lungo, dopo che ebbe distrutto la sacra roccaforte di Troia. Egli vide le città di molti uomini e ne conobbe i costumi: soffrì molte traversie in mare cercando di salvare la sua vita e il ritorno dei compagni. (Odissea)
RispondiEliminaDIMMI l’accorto eroe, Musa, che tanto
Errò, poiché le sacre a terra sparse
Ilìache mura, che di molte genti
Visitò le città, l’indol conobbe;
Che sul pelago ancor patì nell’alma
Immensi affanni, onde raddurre in salvo,
Sé medesmo esponendo, i suoi compagni. (Tr.: Niccolò Delvinotti)
Noi , gente della magna grecia, abbiamo nel cuore lo stillicidio dell'emigrazione dei nostri cari verso terre lontane, chi più di noi può comprendere la fame di lavoro e di libertà che i fratelli extracomunitari ricercano sulle nostre rive, in questo mare che è 'nostrum' di tutti, ma non penso che sia questo approdare che possa risolvere i problemi esistenziali di gente ridotta in povertà , da una globalizzazione che aumenta le distanze non solo economiche, ma anche sociali, che innalza i pochi e riduce in schiavitù i molti.
RispondiEliminaDi cosa parliamo Prof.? Dell'essenza dell'animo umano fra i tumulti delle proprie emozioni oppure del peregrinare della persona nella quotidianità di sobbarcare il lunario?
RispondiEliminaMi permetto di suggerirle: da "L'onda perfetta" di Sergio Bambarèn
RispondiElimina"La felicità non va inseguita,ma è un fiore da cogliere ogni giorno, perchè essa è sempre intorno a te. Basta accorgersene"
Cara Angela, penso che l'essere nati in un luogo non ci renda proprietari di esso... per quanto riguarda quelli che tu chiami "i problemi esistenziali", credo che l'emigrazione generalmente li acuisca, tuttavia questo tipo di viaggio può risolvere problemi materiali: la persecuzione politica o religiosa, la mancanza di opportunità...
RispondiEliminaRiguardo a Barbarèn... penso che non dobbiamo inseguire la felicità... ma costruire opportunità di incontro, di scambio... perché non si sa mai da dove arriverà un sorriso... una nuova prola... una nuova prospettiva... La frase di Barbarèn non mi piace tanto... mi pare che dia troppa importanza al caso... mentre io mi affido alla responsabilità dell'uomo: se un popolo è infelice è sempre responsabilità di qualcuno: o degli uomini che lo compongono o di chi vorrebbe sottometterlo... la globalizzazione è un'opportunità... anche perché oramai è inevitabile... impariamo a conoscerla... la tradizione non ci leghi al già dato... guardiamo più spesso il mare... esso ci insegna che il mutamento è inevitabile...
Ciao sono Daniela, l'anno scorso nella mia scuola c'era una bambina marocchina. Si chiama Ilham ed è venuta qui con i suoi genitori, i quali nel loro paese non trovavano lavoro... siamo state insieme per cinque anni alla scuola primaria. Quando facevamo la seconda l'ho invitata a cena a casa mia la sera della vigilia di Natale... lei è di religione mussulmana e non festeggia la nascita di Cristo. Ilham, in quella occasione, ha incontrato per la prima volta Babbo Natale, il quale ha portato anche a lei un regalo; ha mangiato i nostri piatti tipici natalizi e siamo stati attenti a non farle mangiare carne di maiale... è stato molto bello condividere le nostre diversità.
RispondiEliminaIo e mia sorella, quella sera, avevamo preparato una recita e la mia compagna era felice.
Penso che la diversità sia speciale, perché ci si scambia conoscenze ed esperienze...
Grazie, Daniela... penso che questa tua testimonianza sia molto interessante... lascia ben sperare per il futuro.... continua a seguire il blog e a dare i tuoi contributi
RispondiEliminasalve prof!sono Annalisa c di 5,interessante il suo blog...anke secondo me la diversità è una risorsa perchè fonte di arricchimento e di apertura verso svariate culture e tradizioni.Dovremmo interagire di più con gli altri e valicare le barriere che ci impediscono di superare noi stessi per riscoprire l' altro
RispondiEliminaBenvenuta, Annalisa, pensare è innanzi tutto voler creare un mondo... e noi proveremo insieme a farlo... sono mutate le condizioni e noi dobbiamo corrispondere alla nostra epoca... non passivamente, ma contribuendo col nostro desiderio di conoscenza... con la nostra capacità di accogliere il nuovo...
RispondiEliminaSalve Prof. la discussione si fa sempre più ampia e tocca sempre nuovi argomenti, ma il caposaldo è l'incontro con l'altro, la verifica del proprio essere che si confronta con l'alter. Come dice Annalisa bisogna valicare le proprie barriere, ma non credo sia poi così difficile se ci mettiamo semplicemente in ascolto in una posizione paritaria, senza falsi orgogli, predisponendoci al confronto, facendo sì che i bagagli culturali apportati, possano arricchirsi a vicenda, senza ostilità che tendano a prevaricare da parte degli uni sugli altri. Infatti riflettendo sulle sue parole mi sono resa conto che spesso le controversie, le liti e le guerre si sono originate dalla mancanza del rispetto per l'"altro", appunto perchè un popolo ha inteso sottometterne un altro, per i propri scopi egoistici. Sembra semplice e chiaro questo concetto, ma è meno evidente che tutto comincia dalle piccole cose, dai conflitti quotidiani nell'incontro di due personalità e nel loro divenire. Complimenti per questo spazio che invita i giovani alla riflessione.
RispondiEliminaLe conversazioni nascono per dare spazio all'imprevisto... a quello a cui non si pensava si potesse giungere nel momento in cui si è cominciato a discutere...
RispondiEliminaLo scopo del blog e del libro "Rotte Mediterranee" è proprio quello di sviluppare un pensiero Valutativo, come mi piace definirlo, per far sì che l'attribuire un predicato a un soggetto non sia superficiale...
Sono felice che anche i genitori dei miei alunni partecipino al blog. La scuola progredisce se c'è dialogo... ognuno nel proprio ruolo... ognuno col proprio bagaglio di esperienze... ma tutti con uno scopo chiaro, quello di far sì che gli uomini e le donne di domani siano responsabili e pensanti.
Riguardo alle guerre sono perfettamente concorde: esse si originano dall'etnocentrismo e dal desiderio di dominio... dall'incapacità di ascoltare le ragioni dell'altro... grazie Angela.
Carissimo prof. appena aperto il blog, leggendo il titolo, i temi trattati e alcuni commenti mi è subito venuta in mente la parola "viaggio"... credo sia una sorta di parola chiave per riuscire a capire, ma soprattutto apprezzare le diversità. Spesso, rimanendo per anni, in molti casi per tutta la vita, sempre nello stesso luogo si percepiscono le differenze con chi è lontano e quindi diverso da noi come qualcosa di pauroso, assurdo e in molti casi inaccettabile. Ciò accade perchè si rimane ignoranti (nel senso stretto del termine). Se prima di pensare:" quella persona è diversa da me quindi è inferiore" ognuno di noi tentasse di conoscere la storia di quella persona forse si capirebbe con più facilità che le diversità sono un bene, non una sfortuna. E il viaggio è il miglior mezzo che abbiamo a disposizione per uscire dall'ignoranza. Visitare e conoscere angoli di mondo nuovi, popolazioni diverse, modi di pensare e vivere differenti dai nostri di certo ci può aiutare a capire che "ognuno è un essere unico e irripetibile e come tale va considerato" così come dite voi stesso. Concependo il tutto in tal modo il viaggio non è solo svago ma diventa ora fonte di cultura e di pace...
RispondiEliminaCarissima Annalisa, il tema del viaggio è straordinario: la letteratura su questo argomento è vasta quanto il mare... nel mio libro, "Rotte Mediterranee", ne cito alcuni, tra questi il grande Bjorn Larsson, il quale scrive: "La curiosità verso il diverso e lo straniero sembra restare ben nascosta in fondo alla maggior parte dei velisti che non si allontanano dal loro porto. Se si vogliono incontrare esseri umani [...] bisogna andarli a cercare tra chi è in viaggio. E tra le eccezioni, naturalmente, come sempre.)
RispondiEliminaIl viaggio, cara Annalisa, comincia dal nostro luogo... quel luogo che ci è dato di abitare e che dobbiamo abitare con eleganza... scegliendo di corrisponderlo... viaggiare non è andare in vacanza: il turista si comporterà in Africa o in India allo stesso modo di come si comporta a casa propria. Il vero viaggiatore è colui che è disposto ad incontrare l'altro, e l'altro lo si incontra a casa propria o non lo si incontra... dopo questo viaggio se ne può intraprendere qualunque altro, con la certezza che l'altro ci apparirà in tutta la sua straordinaria unicità e diversità. Ah dimenticavo di ringraziarti e di darti il benvenuto nel blog. Anche il tuo viaggio nelle tradizioni popolari, intrapreso ascoltando i racconti degli anziani di Sant'Eufemia segnerà la tua prospettiva... la storia e la parola di chi ci precede sono come le pietre miliari o i segnali stradali... senza di essi ci smarriremmo con facilità. Ma questo non vuol dire che dobbiamo percorrere le stese strade degli avi, ma partendo da esse segnarne di nuove, senza paura di smarrirsi. Dopo che ci perdiamo è bellissimo ritrovare la rotta... buon viaggio, allora!!
Un simpatico gioco per dimostrare la falsità delle abitudini....
RispondiEliminaLA PAROLA NELLA SUA INTEREZZA
NON HA
IPMOTRZANA IN
QALUE ODRNIE LE
LTETREE SNOO
DSIOPTSE IN UNA
PROALA
L'UCINA CSOA
IPMOTRATNE E'
CHE LA PMIRA E
L'UTLMIA
LTERETA SANIO AL
PSOTO GUSTIO. IL
RSETO PUò ESRESE
UNA TOLATE
CNOFOSOUNIE ED
ESRSE ACNROA
CMPOLTEANEMTE
CMPROSNEILIBE.
QEUTSO PREHCé
NON LGEGAMIO
ONGNI SNIOLGA
LTERTEA
MA LA PRALOA
NLELA SUA
ITNEZREZA
Prof, io penso che che il viaggio è un mezzo pratico per acculturarci, questo lo abbiamo visto con la nascita della filosofia che non è nata in Grecia ma nelle colonie Greche, dove i Greci venivano in contatto con altre culture, costumi, ligue, etc. Allo stesso modo anche la cultura romana è nata da un viaggio: i Romani sconfigendo i Greci, invadendo la loro patria, non l'hanno distrutta ma hanno innestato la cultura greca sulla propria dando vita a una cultura bellissima, quella Romana... quindi il viaggio sarà nei tempi una fonte di cultura.
RispondiEliminaCaro Giuseppe, sono d'accordo... senza i viaggi la filosofia non sarebbe nata... L'uomo di Neandertal si è estinto perché non ha saputo creare connessioni, non ha dialogato con "l'altro"... la selezione ha favorito l'Homo sapiens, il quale si è spostato, ha fatto gruppo, ha creato parole e ha riflettuto, modificando anche le sue caratteristiche somatiche... la filosofia è pensiero... è confronto... prima che una materia scolastica... grazie per questa riflessione così interessante... a presto
RispondiEliminaUna bellissima idea, Francesco, quella di creare un forum sul mare, l’elemento che caratterizza fortemente quanti di noi hanno la fortuna di avere non solo gli occhi, le labbra, il corpo “pieni di sale” ma anche il cuore…noi che il mare ce lo portiamo ovunque andiamo, che abbiamo bisogno di berlo con gli occhi, perché è una parte irrinunciabile del nostro essere. Come vivere senza di lui!?!?
RispondiEliminaMare come luogo d’origine, di viaggio, d’incontro, di conoscenza, perché conoscere l’altro, il “diverso” è un modo per vincere la paura e la paura, madre dell’ignoranza, è l’arma più efficace per privare l’uomo della libertà. Quindi, mare come luogo di libertà, di pace e anche di conoscenza di sé, perché a volte l’altro che viene dal mare è proprio quell’io che noi preferiremmo non conoscere, che nascondiamo nelle pieghe dell’inconscio, di cui il mare è simbolo. Mare poi, almeno per me, come serbatoio di ricordi e quindi garante della memoria sia storica che individuale. Per non parlare del nostro Stretto “pieno di visioni” luogo fantastico della fata Morgana, del vago e dell’indefinito che diventa poesia…un braccio di mare che è già ponte verso l’altro...spero di aver contribuito positivamente alla vostra discussione!!
Rowena
Carissima Rowena, Grazie, Benvenuta nel blog... la tua poetica visione è in armonia con la mia. Il mare non è solo metafora, come scrivo nel libro, ma è elemento chimico che forma... Sono convinto che, essendo costituiti anche di materia, il sale, di cui parli, non può non condizionare la nostra visiome delle cose. I luoghi sono fondamentali per le nostre idee: sono certo che non penserei quello che penso se fossi nato "altrove"... siamo quello che respiriamo... come dice Feuerbach, l'uomo è ciò che mangia... se pensiamo in maniera simile e abbiamo un vicino sentire, se abbiamo una predisposizione all'incontro con l'altro lo dobbiamo anche al luogo straordinario in cui siamo nati e dobbiamo essere, in questo senso, fedeli ad esso... I luoghi non ci appartengono... ma ci formano... è bello ospitare qui "l'altro", perché anch'egli comincerà a respirare quest'aria di accoglienza e di comprensione... lo Stretto, senza ponte, perché è già ponte, è ampio abbastanza per accogliere tutti coloro che lo sapranno amare... tutti coloro che, eticamente, vorranno abitarlo. TVB
RispondiEliminaLa discussione si fa sempre più coinvolgente e ci spinge a riflettere sul "caleidoscopio " della nostra esistenza.Accettare la diversità e considerarla come una realtà che miri ad ampliare i nostri orizzonti vuol dire procedere sulla via della conoscenza del mondo,inteso come molteplicità di individui.Spesso i nostri schemi mentali ci tengono prigionieri e, forse per paura o per orgoglio, ci rifiutiamo di considerare punti di vista diversi dai nostri.E' già capitato,in passato,che per mania di potere uomini troppo fieri di sè stessi,abbiano limitato la libertà di pensiero impedendo che si formassero uomini liberi e "pensanti".Risulta,a tale proposito, rilevante la lezione morale impartita da Voltaire,il quale afferma:"non condivido quello che dici ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dire quella cosa".L'emerito filosofo aveva intuito quanto fosse importante la libertà per favorire la creazione di una società eterogenea.Saluti dalla sua alunna Annalisa C.
RispondiEliminaGià... tutte le discussioni si fanno interessanti quando entra in gioco la riflessione.
RispondiEliminaGrazie Annalisa, condivido la frase di Voltaire e la sottoscrivo.
Approfitto di questo tuo bellissimo contributo per far sapere che nessun intervento anonimo sarà pubblicato su questo blog. Tutti saranno benvenuti, soprattutto quelli che esprimono un dissenso, visto che la falsificabilità, come afferma Popper, rende "interessante" una teoria. Sono anche convinto che certe cose vadano prese sul serio, soprattutto quando è in gioco il futuro di tutti... ma dico anche che il saggio sull'umorismo di Pirandello l'ho letto varie volte e so che cosa vuol dire autoironia... hahahahahaha
AH volevo dire che anche gli "Angeli" possono perdere l'orientamento.... figurarsi gli uomini....
Chiuso l'inciso, riferito, come avrete capito, a un anonimo scrittore... continuiamo a parlarci e a riflettere, perché non fa male parlare, fa male accondiscendere anche se non si è d'accordo....
Carissimo, continuo a provare per capire se prima o poi riuscirò mai nell'intento.
RispondiEliminaun bacio a te e ai tuoi alunni
jolanda
Cara Jolanda, Benvenuta nel Blog... TVB
RispondiEliminaciao prof...sn Enzo Martino di 3°A. Trovo molto interessante il proverbio africano da voi citato e sono d'accordo con quanto detto da Katia, cioè che è difficile che l'occhio di uno straniero colga veramente quali sono le caratteristiche intrinseche di ogni luogo. Inoltre penso che questa condizione di estraneità di cui stiamo parlando contribuisca moltissimo a rendere più vero il significato del viaggio, della scoperta, del piacere di conoscere.... cosa ne pensa?
RispondiEliminaCiao Enzo, Benvenuto...
RispondiEliminaCertamente, molti viaggiano per sentirsi "estranei"... perché stanchi dell'accasamento accecante e perché desiderano vedere... ma il proverbio dice che noi vediamo solo quello che conosciamo... e non possiamo sentirci veramente estranei (nel senso in cui lo intendi tu) fino a quando abbracceremo solo il simile, impedendoci di vedere sorgere la diversità. Il proverbio, quindi, mi pare dica che il vero viaggio non sia quello turistico...
Ti rivolgo un'altra domanda: pensi che ci si possa sentire estranei anche nel luogo in cui siamo nati e vissuti?
si prof io penso che ci si possa sentire estranei anche nel luogo in cui viviamo da sempre...c'è sempre qualcosa che noi non conosciamo...a partire da noi stessi...
RispondiEliminaSono d'accordo...
RispondiEliminaQuell'estraneo che c'è in noi, tuttavia, non è qualcosa di altro... ma è il nostro essere altro... e noi dobbiamo andargli incontro, per conoscerlo ed amarlo, comunque esso sia... comprendendolo possiamo aiutarlo, nel caso ne avesse bisogno; evitando di opporci al confronto possiamo smettere di essere stranieri e diventare viaggiatori veri e non turisti distratti.
E' vero prof, io sono perfettamente d'accordo con lei, poi io adoro la diversità, in senso positivo ovviamente:mi piace distinguermi,a partire dalla musica per esempio..i gruppi musicali che mi piacciono non sono condivisi dalla maggior parte della gente,ma io li ascolto lo stesso perchè l'importante è che piacciano a me...diciamo che per me la diversità è un modo di essere originali...ci sono persone che non riescono ad accettare appunto le cose che non riconoscono,che non riescono ad accettare gli altri (anche per i gusti musicali),il discorso dell'omosessualità di cui discutevamo in classe è proprio l'esempio giusto per spiegare che a volte si riesce a riconoscere solo quello di cui già si è a conoscienza,e si tende di conseguenza a rifiutare tutto ciò che ci è estraneo. Per quanto mi riguarda io credo di riuscire ad accettare la diversità..non ho pregiudizi contro gli omosessuali, anche se credo che comunque ci siano dei limiti che non possono essere superati, per esempio non sono d'accordo sui matrimoni omosessuali...lei cosa ne pensa?
RispondiEliminaCara Katia, è importante che tutto quello che facciamo sia frutto di una scelta consapevole, responsabile e libera... mai fare qualcosa per distinguersi ad ogni costo... per partito preso... Tutti dobbiamo esercitarci alla differenza, alla tolleranza: non è mai una cosa acquisita per sempre...
RispondiEliminaRiguardo alla tua ultima domanda, ti rispondo con uno degli articoli più belli della nostra straordinaria Costituzione: il numero tre. Esso recita:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
L'importante è la responsabilità... seguire le leggi del proprio paese e rispettarle, perché solo così ci sarà democrazia... la quale nasce dal dialogo, dall'ascolto delle ragioni dell'altro... chiunque sia l'altro...
si sono d'accordo..anch'io penso che non bisogna mai fare qualcosa solo per distinguersi, ma perchè la si vuole fare veramente;sono anche d'accordo con quanto dice l'articolo...ma parlavo del discorso religioso, ovvero del matrimonio in chiesa, è quello che non condivido molto, e ovviamente non metto in dubbio che tutti abbiano pari diritti di fronte alla legge.
RispondiEliminaOps... matrimonio in chiesa? Penso che il problema non esista: La Chiesa non lo ammette e bisogna rispettarlo, fa parte della sua regola. La Chiesa non condanna l'omosessualità, ma le pratiche omosessuali. Per quanto riguarda i matrimoni di cui tu parli ci si riferisce solo a matrimoni civili, che garantirebbero ai coniugi dei diritti che oggi non sono riconosciuti, come, per esempio, l'assistenza del proprio compagno nel caso di malattia in ospedale o il diritto alla successione ereditaria... e altre cose del genere. La nostra è una società laica, per questo può garantire i diritti di tutti, a qualunque religione si appartenga. La fede religiosa è una cosa molto seria, che riguarda i singoli: è una scelta importante perché prevede delle regole da seguire. I cattolici, così come i mussulmani, o altri fedeli di altre religioni, scelgono di seguire un credo e lo devono rispettare. Quindi limitiamoci ai diritti civili, quelli garaniti dalla Costituzione... anche se... potremmo parlare di differenze religiose, visto che siamo in tema di differenza...
RispondiEliminaGli stranieri spesso hanno religioni diverse... anche i nostri emigranti cattolici, giunti in America durante la Great Migration, hanno dovuto affrontare grandi opposizioni, nel momento in cui hanno avanzato la necessità di fare le processioni, per conservare le loro tradizioni. Le stesse difficoltà che molti emigranti affrontano in alcune aree del nostro paese... ai nostri giorni.
sapevo già che la Chiesa non lo ammette ma molti omosessuali al giorno d'oggi protestano perchè vorrebbero sposarsi in Chiesa...io questo non lo condivido, perchè essendo cristiana ho dei principi che secondo me sono fondamentali e devono essere rispettati. Per quanto riguarda il discorso degli emigranti è vero che ci sono un sacco di difficoltà dovute ai pregiudizi, al razzismo; sono problemi della società moderna purtroppo che devono essere superati se si vuole migliorare.
RispondiEliminaBeh... chiedere non è reato... ognuno chiede ciò che desidera e se ne discute... molte cose cambiano col tempo... basta guardarsi indietro... la storia lo dimostra... quello che ieri era vietato, oggi è consuetudine... Giordano Bruno è stato arso vivo perché diceva che l'universo è infinito... oggi nessuno lo avrebbe bruciato: la sua affermazione non sarebbe stata così sensazionale, visto che realmente l'universo è infinito. La Chiesa oggi accetta anche l'evoluzionismo... fino a dieci anni fa nessuno se lo sognava nemmeno... le cose cambiano... perché l'uomo cambia... staremo a vedere cosa accadrà... intanto rispettiamo le idee degli altri e continuiamo a parlare. Grazie Katia, per i tuoi interessanti contributi.
RispondiEliminainfatti, io non dico che chiedere sia un reato..ma semplicemente che non condivido ciò che loro chiedono...di niente prof grazie a lei per aver aperto un così interressante blog!
RispondiEliminaAUGURI
RispondiEliminaGrazie... "Pace e concordia si ottengono solo quando si è capaci di dividere gioia e ricchezza con gli altri". (I Ching - 283) Buon Anno a tutti
RispondiEliminaCiao prof. Sono Bruno 3 A, ho seguito con interesse gli interventi sul Blog... e devo dire che la “diversità” come punto di riferimento del dibattito è molto importante.
RispondiEliminaMolto semplicemente penso che la “diversità” è l'essenza della vita; la scelta primordiale del principio creativo da qualunque punto di vista esso viene interpretato.
La diversità è indubbiamente ricchezza se riferita all'uomo e non soltanto al mondo a noi circostante e se vogliamo trarre vantaggio da queste ricchezze dobbiamo porre il problema sotto l'aspetto delle relazioni interpersonali, fondandole sulla collaborazione e sull'accoglienza.
Negli interventi di Katia, di Enzo etc. , approfonditi e molto articolati, si fa anche riferimento alla nostra Costituzione. Questo è un riferimento pertinente e imprescindibile quando dobbiamo trovare la sintesi delle diversità a livello di organizzazione umana e sociale.
Esso diventa un quadro di riferimento, di comportamento e di regole dentro il quale il diverso ritrova una nuova identità che non necessariamente deve coincidere con l'identità degli altri ma che comunque la deve rispettare pur non condividendola.
Saluti e auguri anche se in ritardo.
La nostra Costituzione è un documento straordinario, forse non compreso fino in fondo: la sua forza risiede nella molteplicità: quando è stata redatta, differenti visioni hanno trovato una sintesi, grazie al dialogo dei padri fondatori, coloro che avevano visto la violenza del razzismo e dell'intolleranza travolgere l'Europa e il Mondo. Milioni di morti, soldati e civili. Uomini che hanno sperimentato il disastroso potere dell'odio. Ricordo le parole di un mio caro amico, morto qualche anno fa, il quale aveva partecipato alla II guerra mondiale come tenente medico in Africa, Alfonso Funaro, un poeta e uomo di straordinaria profondità, il quale, pur avendo novant'anni, non era riuscito a dimenticare l'orrore. Ogni volta che recitava una sua poesia riusciva a trasmettere tutto il dolore che aveva accumulato... la barbarie della guerra è sempre frutto dell'intolleranza. Alfonso, dal quale mi separavano settant'anni, mi ha regalato, prima di morire, una visione nuova sulle cose, lui, che era quasi cieco, mi ha consentito di vedere il vero volto della violenza: ho imparato che essa è sempre un male, da qualunque parte provenga. Alfonso aveva anche scritto una poesia in memoria di Jan Palach ( http://it.wikipedia.org/wiki/Jan_Palach ) un giovane studente praghese, il qule si è dato fuoco per protestare contro l'occupazione sovietica della Cecoslovacchia nel 1969... l'intolleranza e il desiderio di dominio portano alla distruzione, la cooperazione pacifica e il dialogo creano le Costituzioni, strumenti di libertà e pace. Noi siamo fortunati ad averne una, essa è costata sangue e giovani vite spezzate, dobbiamo custodirla con coraggio e alimentare il dialogo, per impedire che si ricada nell'indifferenza e nell'intolleranza. Grazie Bruno, auguri anche a te.
RispondiEliminaCaro cugino, ho letto gli interventi, molto interessanti, magnifica idea, è bello comunicare avendo la certezza di essere ascoltati (in questo caso letti, ma con il cuore) in questo mondo dove si urla, ci si fa la guerra per emergere dalla massa, non rendendosi conto che è la cattiveria a renderci massa, che è l’urlo a non consentire l’ascolto dell’altro. Ho assistito 4 anni fa ad un convegno sull’immigrazione, a Cremona, un professore, mi dispiace di non ricordarne il nome, ha fatto un intervento esordendo così: “ Sceso dal treno e uscito dalla stazione la prima cosa che ho visto è stata una scritta “Via gli immigrati da Cremona”, penso sia il caso di alzarci e andare via perché siamo tutti migranti, non esiste la stanzialità nel genere umano, ogni persona è un migrante, guai se così non fosse, da sempre il genere umano manifesta una forte propensione alla migrazione …..”. Devo dire che è stato un intervento stupendo, io che ero lì al mio primo anno, migrata dal profondo SUD al NORD, mi sono sentita sollevata, finalmente avevo trovato un ometto (era piccolo il prof) che mi trasmetteva tanta passione con il suo modo di comunicare, che non era dettato dall’essere un docente chiamato per relazionare, come fanno tanti, ma era dettato dall’amore verso l’uomo, verso l’altro da sé. Era stato ferito da una frase non scritta per lui, ma per chi anche lui rappresentava: il genere umano.
RispondiEliminaCon affetto Mimma
Benvenuta Mimma, il tuo intervento è graditissimo. Mi ha fatto tornare in mente una canzone di Jarabe de Palo, dal titolo: "En lo puro non hay futuro" (nella purezza non c'è futuro). La canzone a un certo punto dice: "la pureza està en la mezcla/ en la mezcla de lo puro/ que antes que puro fue mezcla"... traduco: "la purezza è nella mescolanza, nella combinazione della purezza, che prima di essere purezza era mescolanza". Sono d'accordo col professore, tutti siamo una "mezcla" di razze diverse, ma il problema reale non sta in questo, che è facilmente e scientificamente dimostrabile, ma nella capacità di accettare l'inevitabile: tra qualche secolo, le razze che oggi popolano il pianeta sarnno diverse; noi stiamo combattendo per mantenere immutato uno stadio, il quale muterà, indipendentemente da noi: la natura segue il suo corso. Il punto di svolta sta nell'accettazione di questa condizione umana, la quale è evidente a tutti coloro i quali hanno familiarità con un libro di storia.
RispondiEliminaLa necessità di una società pacifica è imprescindibile. Il nostro compito, quello degli "attuali", consiste nel cercare di costruire una società pacifica, capace di trascendere il provinciale assetto da battaglia, impostato per difendere il transeunte e cercare di mantenere inalterato ciò che per sua natura cambia. Se questo messaggio non passa, distruggeremo quelle che Sergio Givone, in un suo straordinario romanzo, chiama "le cose ultime"... tra queste la vita... Grazie Mimma, per il tuo contributo. TVB
Ecco la canzone di Jarabe de Palo su You tube
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=XZDaO0C_FAA
segue il testo
Mi tío era mi primo
de un amigo de mi abuelo
que era indio americano
que se había enamorado
de una tico patuá
que nació en una goleta
abarrotada de esclavos
que se Jamaica robaron.
En lo puro no hay futuro
la pureza está en la mezcla
en la mezcla de lo puro
que antes que puro fue mezcla.
La madre de mi tío
se casó con un gitano
que tocaba la guitarra
con seis dedos en la mano
y acompañaba a un payo
que cantaba bulerías
con un negro de Chicago
que decía ser su hermano
En lo puro...
Dicen que mi abuelo
era un rubio bananero
que a Cuba llegó de España
pa quedarse en La Habana
y que yendo pa Santiago
conoció a una mulata
mezcla de tabaco y caña
que en francés a él le hablaba.
Señores, en lo puro no hay futuro
señores, la pureza está en la mezcla
señores, en la mezcla de lo puro
señores, que antes que puro fue mezcla
salve prof,sn Francesca di 5a.innanzitutto complimenti x il blog!!io penso che la diversità sia una cosa importante e della quale non si deve avere paura,perchè purtroppo si verifica anche questo.pensiamo al fatto che noi singolarmente siamo diversi geneticamente perchè la struttura del nostro dna è diversa da ogni altra e che anche 2 gemelli,che apparentemente sembrano uguali,in verità non lo sono.La natura è diversità,la vita è diversità.Infatti essa non è bianca o nera ma ricca di sfumature.Noi,in base al nostro modo di essere,riusciamo a coglierne solo alcune ma interagendo con gli altri possiamo confrontarci e apprendere qualcosa di nuovo,che prima non avevamo notato.E il nostro mar Mediterraneo è un esempio di tutto questo:esso infatti è quello specchio di mare che bagna ben 3 continenti diversi ed è un esempio di coabitazione di culture diverse tra di loro.Dalla diversità si può trarre solo giovamento e noi che ne siamo diretti testimoni dobbiamo diffondere questo messaggio in un paese dominato dall'intolleranza e dal non rispetto verso l'altro.
RispondiEliminaCiao Francesca, Benvenuta nel Blog. Grazie per il tuo contributo. Già, il Mediterraneo unisce tre continenti... A volte, mentre faccio il bagno nel Mar Jonio, durante la calda estate della Calabria, penso che mi sto bagnando nelle acque che il fiume Nilo arricchisce continuamente con essenze dell'Africa profonda e misteriosa... che vanno a fondersi con quelle del Po, del Reno... è straordinario pensare quanto sia affascinante questo incontro chimico... una vera magia....
RispondiEliminaSalve prof..sono Grazia di 5a.. purtroppo ho avuto problemi con la connessione..innanzitutto vorrei farvi gli auguri di buon anno! Complimenti per il blog..
RispondiEliminaCosa sarebbe il mondo senza la diversità? Se fossimo tutti uguali ognuno vorrebbe la stessa cosa dell'altro, tutti inseguiremmo i medesimi sogni, i medesimi obiettivi con il risultato del caos più totale! Ecco che quindi la diversità diviene automaticamente una cosa essenziale per l'ordine e la stabilità..è proprio la diversità che ci permette di approfondire e ampliare le nostre conoscenze.. Essa ci aiuta a evadere da quella monotonia che talvolta affligge il nostro mondo, come si suol dire "toglie i prosciutti da davanti gli occhi!" Grazie agli stranieri abbiamo imparato che esistono altre culture, altri modi di fare talvolta migliori e più "civili" dei nostri.. Quello che adesso forse la maggior parte di noi dovrebbe imparare a fare è accettare la diversità, accettare lo straniero non come un essere pietoso a cui fare l'elemosina ma piuttosto come fonte di ricchezza irrinunciabile.. Chi si crede superiore all'altro non fa altro che rimanere chiuso dentro quella prigione distruttiva che crea certezze infondate e spinge talvolta anche alla violenza..come tutti sappiamo, nel corso della storia molti uomini sono stati fautori di queste violenze:il primo che mi viene in mente è Hitler o anche Stalin.. Ecco, secondo me questi uomini avevano soltanto paura, paura che l'ebreo, l'omosessuale o in generale il "diverso" potesse essere in un certo senso migliore.. Qui entra in campo, oltre all'ignoranza più profonda, anche l'orogoglio! Brutta bestia l'orgoglio in alcune situazioni!
Io amo viaggiare, scoprire nuovi posti, nuove credenze..confrontarmi e imparare cose nuove.. Fortunatamente ho avuto occasione di viaggiare abbastanza grazie alla scuola e ne sono molto contenta.. Come ha detto Francesca, il Mediterraneo è l'esempio lampante di diversità e allo stesso tempo di coesione di diverse culture che ci accomuna più di quanto possiamo immaginare allo straniero..questo è quello che in sostanza penso! A presto prof
Benvenuta, Grazia. Vi invito a leggere anche gli altri interventi... soprattutto cercate di prendere visione dei link consigliati. Sopra parliamo anche della differenza tra il turista e il viaggiatore... il viaggio con la scuola è una straordinaria opportunità... ma il viaggio in cerca di lavoro... o in fuga da una persecuzione è un'altra cosa... che ne pensi?
RispondiEliminaCiao prof,sn francesca.Io penso che c'è una bella differenza fra turista e viaggiatore...Il turista è colui che vive con superficialità il viaggio,che si reca in un posto diverso ma che sostanzialmente cerca sempre gli agi e le comodità di tutti i giorni,si pensi x esempio a un turista italiano che va in un paese straniero e chiede spaghetti!!!il viaggio è qualcosa che comincia innanzitutto con l'animo e col sogno.Si dice che il turista viaggi con l'occhio della razionalità mentre il viaggiatore usi anche quello dell'animo e io sono d'accordo con ciò.E inoltre al ritorno,il turista ha terminato il suo viaggio mentre il viaggiatore continua a viaggiare con l'animo...Ecco essere viaggiatori x me implica essere partecipe del viaggio e adattarsi anche x pochi giorni a quel nuovo ambiente affinchè il viaggio sia x noi arricchimento e non solo un insieme di fotografie e gadgets.
RispondiEliminaCiao Francesca, "Adattamento"... è una bellissima parola, (etimologicamente "ad - dare") perché comporta mettere da parte il proprio Ego e lasciare spazio all'altro... dare all'altro la possibilità di esprimersi e di darci il meglio di sé... grazie.
RispondiEliminaCiao prof, sono Maria Adele di 3°A. Innanzitutto auguri di buon anno! Ho letto i vari interventi del blog e li ho trovati molto interessanti. Vorrei esprimere la mia opinione sull'articolo tre della nostra Costituzione, che lei stesso ha citato nei commenti precedenti. Questo articolo mi ha sempre interessato perchè rappresenta un grande passo in avanti nella storia dell'uomo. Pensiamo ad esempio al passato, quando l'uguaglianza sociale e politica non esistevano e quindi si viveva nel terrore; si verificavano fenomeni di razzismo, discriminazioni per la lingua, il sesso, la religione etc... Dopo tanti anni l'uomo ha sentito l'esigenza di questi diritti essenziali per vivere pacificamente in comunità. Oggi dobbiamo tutto ciò agli uomini del passato, i quali, attraverso lotte e rivoluzioni, hanno dato la propria vita per la libertà, l'uguaglianza, la fratellanza. Al giorno d'oggi, purtroppo, penso che questi valori non vengano rispettati, perchè quotidianamente si parla del bullismo, delle violenze sulle donne... Mi chiedo, dal momento che non c'è rispetto per l'uomo, se il sacrificio dei nostri antenati non sia stato vano...
RispondiEliminaBenvenuta, Maria Adele, Buon Anno anche a te. Il tuo contributo mi pare molto interessante. Hai ragione: le cose sono cambiate ed i sacrifici, per affermare i diritti fondamentali, sono stati veramente enormi. Il prezzo pagato, in vite umane, è stato altissimo. Io non credo, però, che la generosità dei nostri antenati sia stata vana... il fatto che noi oggi siamo qui a parlare liberamente di questo lo dimostra. Tuttavia, niente è acquisito per sempre... e non dobbiamo mai dimenticarlo, non dobbiamo dare niente per scontato, soprattutto la libertà... a presto.
RispondiEliminaSi è vero, sono d'accordo con lei. Secondo me, la libertà nasce quando si ha amore e soprattutto rispetto per gli altri. Bisogna perseguirla nel rispetto delle leggi. Credo che occorra partire dalla famiglia, dalla scuola per poter modificare alcuni comportamenti negativi, che soprattutto noi giovani adottiamo, per evitare che la libertà diventi libertinaggio... a presto.
RispondiEliminaGrazie Maria Adele. Quali sono i comportamenti che, a tuo avviso, i giovani dovrebbero cambiare?
RispondiEliminaSalve prof, sono Noemi di 5A. Sono perfettamente d'accordo sul fatto che la diversità sia un bene: essa può soltanto arricchirci, e non parlo solo della diversità razziale e culturale, ma anche e soprattutto della diversità tra persona e persona. Può sembrare una banalità, ma
RispondiEliminanon a caso un vecchio detto popolare afferma: "Il mondo è bello perché è vario"... e poi non mi piace pensare di assomigliare a qualcuno, credo che sia così per tutti, per questo non riesco a capire come alcune persone abbiano addirittura paura delle diversità: nella diversità non esiste "il migliore", "ciò che è più giusto", ma ognuno è giusto a modo suo. Intendiamoci, con ciò non voglio dire che ognuno ha il diritto di sentirsi più "giusto" dell'altro, ma che ciascuno ha una propria personalità, dei propri pensieri e delle proprie idee che lo distinguono dall'altro non che lo rendono superiore. Inoltre bisogna sempre tenere presente che solo gli opposti si attraggono, per cui secondo me la diversità è proprio ciò che dovrebbe unire le persone, non dividerle e in alcuni casi (forse troppi) portarle all'odio reciproco e alla distruzione, bensì all'armonia e alla condivisione.
Grazie, Noemi, Benvenuta. Mi potresti chiarire il tuo punto di vista sull'emigrazione? Ho inserito alcuni link con filmati relativi all'amigrazione italiana nel secolo scorso. Certo la diversità è naturale, come l'aria che respiriamo... tuttavia è più facile comunicare con chi parla la nostra lingua, ha le nostre stesse abitudini, è cresciuto nel nostro ambiente, prega il nostro dio... ma cosa accade quando la diversità non è solo una dimensione interiore, ma diviene una realtà con cui confrontarsi?
RispondiEliminaCi sono culture in cui la donna è sottomessa all'uomo, la libertà di parola è limitata, i matrimoni sono combinati dai genitori... e potremmo continuare... Pensi che potresti accettare questa "diversità" con la stessa naturalezza con cui accetti le differenze di gusto che ti dividono dalla tua compagna di banco?
Secondo me, moti giovani, invece di rappresentare le oneste e giuste generazioni del futuro, non fanno altro che creare scompiglio: rubando, facendo abusi di violenza a branchi, drogandosi etc... a mio avviso, tutto ciò è dovuto ad una libertà senza misura, voluta specialmente dai genitori che tendono a dare ai propri figli una vita piena di vizi e di agi eccessivi, a causa dell'insaziabile brama di felicità; cosi facendo non trasmettono gli importanti valori della vita come il diritto alla vita, la tolleranza etc... Perciò dovremmo acquistare maggior capacità critica per essere piu responsabili e non fermarci alle apparenze. Solo in questo modo, credo che potremmo vivere intensamente la nostra vita... ciao prof,a presto.
RispondiEliminaBeh... Forse siamoun po' fuori tema, rispetto al concetto della diversità e dell'emigrazione, che è l'argomento principale del blog, non credi?
RispondiEliminaIl tema di cui parli lo potremmo dirottare sul post di "Educare per Crescere", forse è più attinente. Il problema della droga e della violenza non può essere risolto in poche righe. Ogni caso richiede una attenta analisi, perché ogni situazione è "diversa" dalle altre. Anche i problemi che i giovani devono affrontare sono diversi da paese a paese; i tempi cambiano e con essi i punti di vista. Anche i valori sono diversi... con Noemi si parlava anche di questo... a tal proposito, vi prego di leggere tutti gli interventi del blog, prima di scrivere, altrimenti finiamo per dire sempre le stesse cose.
Riguardo alla capacità critica sono d'accordo. Ma come pensi che si possa acquisire questa capacità critica? Certamente non basta un gesto di buona volontà: occorre abitare il proprio luogo ed il proprio tempo: leggere, informarsi, confrontarsi, dedicare tempo alla riflessione, senza lasciare che sia la televisone a pensare per noi. La lettura è fondamentale... Anche in questo blog: per esempio, se scrivessimo senza avere letto tutti gli altri interventi, daremmo importanza solo al nostro punto di vista negando valore a quello degli altri...
Tu parli di vivere "intensamente"... Intenso viene da Intentus, participio passato di intendere... si vive intensamente solo se si intende bene quello che si fa... possiamo intendere bene quello che facciamo solo se andiamo alla radice di un problema, senza giudicare troppo frettolosamente. Intendersi con l'altro, in questa accezione, significa intendere la sua diversità, vivere intensamente... l'ignoranza è sempre una sconfitta, soprattutto se è frutto di pigrizia... Adesso gradirei che il punto si focalizzasse sui concetti di identità, differenza e alterità, anche in riferimento al problema dell'emigrazione. Grazie a presto
Salve prof, sono Giusy di 5A. A mio parere l'uomo appare ossessionato dalla diversità. Ognuno di noi è portato a familiarizzare con ciò che meglio si conforma al proprio modo di essere, lo conosciamo e ne facciamo una cosa nostra e non appena ci discostiamo da quel prototipo che abbiamo imparato a conoscere in tutte le sue sfumature e cerchiamo per un attimo di guardarci intorno, allora ci troviamo sperduti e impauriti di fronte a qualcosa che non conosciamo e che non abbiamo il coraggio di conoscere. Dunque io la penso così: l'uomo è restio ad accettare qualcosa che non conosce, ciò che è diverso dalle sue abitudini, semplicemente perchè è più comodo così, perchè questo gli permette di indossare una maschera e amalgamarsi a tutto il resto, gli permette di non esporsi troppo, di vedere senza essere visto, in quanto l'uomo si realizza solo nella conformità, assoggettandosi al codice sociale vigente, rifuggendo sempre ogni singolarità. Ma è davvero giusto questo atteggiamento? Il rifiuto della diversità non ha portato altro che conflitti. Basti pensare all'evento che ha segnato la specie umana per l'eternità: l'Olocausto. L'uomo difendendo l'ideale di un'unica specie, quella che secondo lui rappresentava la specie per eccellenza, ha annientato completamente ciò che si distanziava da essa, ciò che ne era diverso, con dei mezzi e con una crudeltà che non so nemmeno immaginare e a distanza di tanti anni ancora oggi l'uomo sembra non aver imparato la lezione. Quante volte ci è capitato di osservare o di sentir dire di episodi di razzismo nei confronti di altri popoli: rumeni, marocchini, albanesi... sono tutti visti in cattiva luce e trattati con insufficienza come se non valessero nulla. Eppure l'uomo non si rende conto che è nella diversità che sta la ricchezza. La diversità è insita nella natura, è insita in noi. Pensiamo ad esempio alle cariche elettriche: se sono dello stesso tipo si respingono ma di tipo diverso si attraggono. E anche Dio, pur avendo creato l'uomo a sua immagine, non crea nessuna creatura simile all'altra. Lo stesso Kant ammette la diversità come quella capacità che ognuno ha di cogliere il mondo con le proprie categorie che ci porta a capire quanto il mondo sia molteplice. Cogliere la diversità vuol dire cogliere la bellezza del creato e allargare i nostri orizzonti. E' dunque nel confronto con i nostri vicini e con gli altri popoli che amplieremo le nostre conoscenze e potremo guardare il mondo con diverse sfumature e non solo con le tonalità che conosciamo. L'emigrazione è un fenomeno che ha favorito il confronto con gli altri e l'arricchimento culturale. Ha creato il pluralismo etnico in cui convivono appunto una pluralità di culture, stili e costumi di vita. E in tutto questo ha anche concorso il Mediterraneo, il luogo in cui si incontrano diverse etnie, "patria comune" dei popoli. Secondo me, dunque, la diversità deve essere un punto di confronto tra i vari popoli, per migliorarsi e meglio integrarsi nel mondo, al fine di un benessere comune. A presto prof.
RispondiEliminaSalve professore, sono Chiara di 3° A.
RispondiEliminaA mio parere, ogni giorno possiamo notare le diverse sfumature di ogni cosa. Anche il semplice gusto personale fa sì che ognuno sia diverso dall'altro, basta solo soffermarsi ad osservare per accorgersene. Per esempio, se osserviamo un albero ci accorgiamo che dai suoi germogli nasceranno frutti apparentemente uguali, ma completamente diversi tra loro. Un altro esempio c'è dato dal mare: ogni onda è diversa dall'altra, ne esistono grandi e piccole. Anche le cose apparentemente uguali sono diverse tra loro per diversi aspetti. La diversità è un concetto che mi fa molto riflettere, come dice un grande filosofo: "Se non sono io per me, chi sarà per me?". Questo pensiero ci fa capire che ognuno deve essere diverso dall'altro, poichè se fossimo tutti uguali il mondo non rappresenterebbe un insieme compatto, "colorato" da sfumature diverse, ma sarebbe un insieme anonimo, privo di sfumature, bianco. L'essere se stessi è il principio delle cose poiché se io sono me stessa, non posso essere un'altra, perchè è come se non esistessi, in quanto sarei solo "un'immagine" di qualcun altro e questo non può essere, poiché come dice Parmenide: "l'essere è e non può non essere, il non essere non è e non può essere". Certo, qualcuno potrebbe pensare che essere uguali sarebbe più comodo, poichè avendo gli stessi gusti e ragionando allo stesso modo si avrebbe modo di capirsi meglio, ma io penso che questa non sarebbe una cosa positiva, in quanto non ci sarebbe stimolo a conoscersi, poichè non ci sarebbe nulla da conoscere in quanto saremmo tutti uguali. La diversità è la base per relazionarsi con gli altri, al fine di migliorarci e di conoscere altri aspetti affini al nostro pensiero. Affinchè questo sia possibile basta poco. Un aiuto, infatti, ci è dato dagli stranieri, i quali, emigrando nel nostro paese, ci hanno permesso di scoprire altre culture, altri modi di pensare ed altre tradizioni. Il relazionarsi con gli altri, però, non è solo questo: è anche un modo per conoscere meglio noi stessi, e far conoscere un altro po' di noi al mondo. Se ci fermiamo un attimo a riflettere, ci accorgiamo che la diversità ci permette di creare un puzzle. Secondo me, infatti, noi siamo come i pezzi di un puzzle: bisogna unirli per formare un "disegno" e affinchè questo sia possibile bisogna che i pezzi siano diversi tra di loro, ma allo stesso tempo simili, complementari. Lo spazio mancante di un pezzo, infatti, dovrà essere contenuto in un altro, formando così quella compattezza finale che è il puzzle. Il mondo è così, come un puzzle, e noi siamo le tessere. Non può mancare, quindi, un pezzo, né ce ne possono essere due uguali. A presto... =)
Benvenute, Giusy e Chiara...
RispondiEliminaSalve prof, sono ancora Noemi. Sinceramente penso che il fatto che alcune culture ammettano inciviltà come la sottomissione della donna, il matrimonio combinato eccetera non ci permetta di considerare tutto un popolo come incivile. Se conosco una persona araba che mi dice "E' giusto che le donne si coprano la faccia" probabilmente non ci andrei esattamente d'amore e d'accordo, ma se incontro una persona araba che mi dice "Sai nel mio paese funziona così, che io sia d'accordo o no" già è diverso.. posso non condividere alcuni principi che questa può avere, ma non posso neanche pensare di essere superiore solo perché sono nata in un paese diverso dal suo perché credo che ci sia differenza tra la cultura di un popolo intero e la persona in particolare. E poi in fin dei conti noi italiani non abbiamo problemi da poco, basti pensare alle difficoltà che hanno le donne nell'inserirsi nel mondo del lavoro o al fatto che incendiamo i barboni, per cui non me la sentirei proprio di mettermi a un livello superiore. Sappiamo che esistono le differenze culturali e i pregiudizi che da esse dipendono, tuttavia queste devono passare in secondo piano se consideriamo il principio universale del rispetto dell'altro in quanto persona e in quanto cittadino del mondo, principio che dovrebbe regolare qualsiasi tipo di interazioni tra esseri umani. Spero di essermi spiegata.. a presto!
RispondiEliminaSinceramente, ti eri spiegata bene anche prima. La mia vuole essere una riflessione estrema, quindi ti chiedo: Chi ci dà il diritto di considerare incivili gli usi e i costumi degli altri? Alcune cose non le condivido, ma penso che si debba cercare di capire. Per quanto riguarda i barboni... beh... non ho parole! Grazie, Noemi, per il tuo intervento, continua a partecipare: ogni contributo è prezioso.
RispondiEliminaBeh ci sono alcuni usi che sono veramente orribili: per esempio, ho letto da qualche parte che in alcune tribù africane le donne che rimangono vedove devono essere bruciate insieme al corpo del marito defunto. Il semplice fatto che molto spesso dietro il velo musulmano si nasconde la poca considerazione che si ha delle donne o anche il fatto che le donne musulmane durante i giorni del ciclo non possono entrare in una moschea perché considerate impure, queste non sono usanze come tante altre, su questo non dovrebbero esserci dubbi, non perché lo dico io, ma perché ci sono cose universalmente non discutibili, come la parità dei sessi, e chi pensa che le donne siano inferiori agli uomini sbaglia... ma questo non succede solo nei paesi musulmani, succede anche a Sant'Eufemia d'Aspromonte... per dire che non è il fatto che si pensino queste cose in un paese diverso con una cultura diversa, se una cosa è sbagliata lo è in ogni punto della terra.
RispondiEliminaCiao prof, sono Rosanna della 3a.
RispondiEliminaSono d'accordo con lei sul fatto che la diversità sia una ricchezza irrinunciabile per migliorare l'uomo stesso. Io penso che le differenze radicate in ogni popolazione alimentano nelle stesse la loro bellezza e la loro integrità, permettendo a chi ne abbia interesse, volontà di esplorare dei mondi nuovi che permettono di viaggare anche solo con l'immaginazione verso nuovi orizzonti culturali. Tutto questo deve permettere all'individuo stesso di osservare le differenze con spirito non di emarginazione ma di integrazione. Per quanto riguarda la diversità penso sia uno dei valori fondamentali della nostra società. La diversità è colore, cultura, necessità e fa parte della vita di ogni essere umano. Spesso, purtroppo, la diversità appare come un pericolo, e infatti più facile avere a che fare con ciò che già conosciamo e con persone con le quali ci riconosciamo.Vengono considerati "diversi" e quindi emarginati gli immigrati, gli omosessuali, i matti e chi per qualsiasi altro motivo si differenzia dalla massa.
Certamente... nel rispetto dell'altro rientra l'altro che la donna rappresenta per l'uomo e l'altro che l'uomo rappresenta per la donna. Per secoli il nostro altro, soprattutto nella nostra storia, e mi riferisco a quella del Meridione d'Italia, l'altro di noi uomini, cioè la donna, è stato poco considerato. Non abbiamo saputo condividere partendo dalla diversità. La donna è stata per troppo tempo considerata inferiore. Oggi le cose stanno lentamente cambiando, ma, purtroppo, abbiamo orientato il nostro desiderio di supremazia sull'altro che viene dal mare: lo straniero. Essere l'altro spesso è positivo: nella dialettica servo-padrone, di hegeliana memoria, il servo lotta per prendere il posto del padrone... per elevarsi da una condizione di subalternità... chi soffre, alla fine, è sempre un passo avanti, perché conosce il peso del sacrificio. Le donne sanno che cosa vuol dire sottomissione, lo sa il loro inconscio ancestrale. Così come un popolo di emigranti, quale noi siamo, non può dimenticare il peso del vissuto: del razzismo, dell'emarginazione. Accettare l'altro non vuol dire perdere il proprio punto di vista, bensì ampliarlo... cambiamo noi con l'altro, ma l'altro cambia con noi. Noi leggiamo Dante, Leopardi, studiamo il Caravaggio e Michelangelo e questi stimoli servono per accogliere... chi legge il viaggio di Dante, magari non come si legge nella maggior parte dei casi a scuola, non può restare quello che era prima: chi ha attraversato con Virgilio e Beatrice le perigliose bassezze e le straordinarie altezze dell'animo umano cambia ineluttabilmente. Se darermo il meglio di noi, Dante è una parte di questo meglio, certamente l'altro saprà capire... se prenderemo il meglio dell'altro, per esempio la filosofia araba delle scuole spagnole del XII secolo, l'altro non ci farà più paura... abbiamo molta strada da fare... partendo da Sant'Eufemia d'Aspromonte. Grazie ragazzi e, soprattutto ragazze, per gli stimoli che state creando.
RispondiEliminaCiao prof, sono pietro di 3 A. Sono pienamente d'accordo: la diversità è una ricchezza per la società, ma potrà dare i suoi frutti quando l'uomo si libererà dai suoi ideali di superiorità e collaborerà con l'altro, accettandolo come uomo e non come cittadino di un determinato paese, rapresentante di uno stato sociale, di una religione...
RispondiEliminaCaro Pietro, quello che proponi è quasi uno sguardo fenomenologico alla Husserl:
RispondiEliminaSolo dopo essersi ripulita dalla presunzione dell'esistenza di una realtà esterna, la coscienza potrà accostarsi alla pura contemplazione dei suoi fenomeni interni... ma non è facile... Grazie Pietro per il contributo...
Ciao prof... Volevo rispondere alla domanda che mi ha posto qualche giorno fa. Penso che probabilmente la risposta sia affermativa, cioè che ci si possa sentire estranei anche nel posto in cui si è cresciuti. Penso che ognuno di noi abbia una propria natura, la quale, seppur viene modificata e adattata al luogo in cui viviamo, a volte viene fuori inevitabilmente; ed è proprio per questo che penso che a volte ci capita di sentirci fuori posto, ci sembra che ogni cosa che facciamo, ogni cosa in cui crediamo non abbia senso. Forse sono proprio questi i momenti in cui percepiamo una sensazione così brutta (a mio parere)come l'estraneità, in cui ci accorgiamo che non conosciamo ancora tutto e che forse, non conosciamo neanche noi stessi...cosa ne pensa?
RispondiEliminaCaro Enzo, mi pare che tu stia affermando che esiste una "natura" innata... una dimensione che potrebbe non trovare corrispondenza nel contesto culturale... Beh, queste sono dimensioni Metafisiche, in questo contesto è meglio lasciarle da parte: ne discuteremo quando affronteremo l'innatismo di Platone e la tabula rasa di Aristotele. Tuttavia ti dico che la tua idea mi pare plausibile... grazie del contributo, continua a seguire il blog...
RispondiEliminaSalve prof, sono Maria Adele, è vero, ero fuori tema perchè cercavo di rispondere alla domanda sui giovani che lei mi ha posto. Ora rientrando in tema... credo che la diversità faccia parte della nostra vita quotidiana. Essere "diversi" significa avere origini, abitudini, culture, lingue differenti; significa essere qualcuno che si distingue per quello che è a partire dalle proprie doti, dalla propria capacità critica. La diversità ci permette di confrontarci ma anche di arricchire il nostro patrimonio culturale custodendo ciò che apprendiamo, specialmente da chi è diverso da noi come lo straniero. Non tutti sanno accettare la diversità, molti pensano che sia qualcosa di negativo mentre invece credo che sia sinonimo di originalità. Purtroppo non tutti sono tolleranti nei confronti dello straniero per questo ci sono molte discriminazioni. Non dobbiamo dimenticare che fin dal passato gli ebrei erano discriminati perchè diversi e i negri venivano schiavizzati. Credo che ognuno di noi sia diverso nel proprio genere e questo è un bene perchè cosi dalla diversità si puo prendere il meglio confrontandoci,ad esempio a partire dagli stranieri che entrano nelle nostre case come badanti per gli anziani. Comunque è vero che siamo diversi ma è anche vero che c'e sempre qualcosa che ci accomuna come i sentimenti di amore e di amicizia. A presto
RispondiEliminaCarissima Maria Adele, al di là di ogni possibile polemica... la domanda che ti ho fatto poteva essere ben inserita nel tema di cui stiamo parlando, la diversità... per esempio, nella differenza tra generazioni e nel differente modo di percepire la realtà... Per sostenere la diversità bisogna mettere l'altro sul nostro stesso piano... nel tuo intervento, per esempio, c'è un sostantivo, da te usato senza dolo, che non mi pace: "negri"... questa parola ha una profonda radice razzista, ma, purtroppo, noi continuiamo a usarla. Quando parliamo di persone che hanno la pelle scura mi piacerebbe se usassimo il termine Africani o Afro-americani o Afro-europei. Cominciamo a chiamare le cose con rispetto, perché le parole hanno un grande peso. Riguardo a quello che dici sulla diversità mi trovo abbastanza d'accordo, grazie per l'interesse che dimostri verso questa tematica, continua a riflettere e a contribuire... cresciamo e impariamo insieme... a presto.
RispondiEliminaSalve prof... riguardo alla domanda che mi avete posto, partendo dal concetto che i diritti di ogni uomo non dovrebbero mai e in alcun modo essere violati, essere costretti ad abbandonare il proprio luogo per una persecuzione penso sia una violenza. E purtroppo questo è capitato molte volte..e ancora capita molte volte.. Come i Nativi americani, come gli africani e molti altri, parecchie persone sono state costrette a lasciare la proprio casa, rinunciando alle proprie abitudini, agli affetti... e questo per il capriccio dei "potenti", i quali, pur di arricchirsi e di vincere, sono disposti a fare di tutto. Ecco, penso che questo sia assurdo. Nessuno deve costringere qualcuno ad abbandonare la propria vita. Chi decide di spostarsi deve farlo volontariamente e non in cerca di salvezza. Chi purtroppo lo fa per quest'ultima ragione, dovrebbe, a maggior ragione, essere accolto affinché la sua sofferenza sia alleviata. Poi c'è il viaggio in cerca di lavoro... Questo purtroppo è presente anche in Italia, nel meridione soprattutto. Molti del sud sono costretti a spostarsi al nord per avere un lavoro perché qui le possibilità sono poche, soprattutto per noi giovani. Questa potrebbe essere una valida esperienza per ampliare le conoscenze, come tutti i viaggi, ma potrebbe anche essere considerata una sorta di costrizione indiretta, perché, anche se non "perseguitato", il soggetto in questione dovrebbe comunque lasciare la propria terra in cerca di sostentamento. In teoria, ognuno dovrebbe avere la possibilità di vivere bene ovunque. In ogni caso, trasferimento o viaggio che sia, tutti devono rispettare le usanze degli altri. Come è giusto che gli stranieri devono essere accolti come fonte di ricchezza e possibilità di crescita e rispettati, allo stesso modo questi a loro volta devono rispettare la cultura del paese che li ospita. Nessuno deve tentare di imporre il proprio modo di pensare o agire all'altro, ma tutti devono vivere in pace, ognuno con le proprie credenze! Questo penso sia assolutamente fondamentale... a domani
RispondiEliminaGià... però quando dici "assolutamente fondamentale"... mi fai un po' pensare... assoluto e fondamentale... assolutismo e fondamentalismo... ti ricordano qualcosa queste parole? a domani...
RispondiEliminaCarissimi, alla luce di quello che sta succedendo a Rosarno, la riflessione che stiamo facendo mi pare quanto mai dovuta e attuale. Certamente il problema è molto serio, gravissimo. La guerra tra poveri che si sta sviluppando è drammatica. "Da che parte stare?", si chiedono in molti ... non mi pare ci sia una parte da difendere. In questo caso va difesa la legalità: chiunque pratichi la violenza va fermato, con gli strumenti che la nostra legge ci fornisce. Ogni forma di violenza è da condannare. Come diceva Gandhi: "Ci sono cose per cui sono disposto a morire, ma non ce ne è nessuna per cui sarei disposto ad uccidere."
RispondiElimina"Se esiste un uomo non violento, perché non può esistere una famiglia non violenta? E perché non un villaggio? una città, un paese, un mondo non violento?"
"Apprendere che nella battaglia della vita si può facilmente vincere l'odio con l'amore, la menzogna con la verità, la violenza con l'abnegazione dovrebbe essere un elemento fondamentale nell'educazione di un bambino."
"Acquistiamo il diritto di criticare severamente una persona solo quando siamo riusciti a convincerla del nostro affetto e della lealtà del nostro giudizio, e quando siamo sicuri di non rimanere assolutamente irritati se il nostro giudizio non viene accettato o rispettato. In altre parole, per poter criticare, si dovrebbe avere un'amorevole capacità, una chiara intuizione e un'assoluta tolleranza."
"Che cosa si può fare?" La mancanza di leggi adeguate spesso porta ad atti di violenza intollerabili. Ricordiamo il "Literacy Act", con il quale negli USA si voleva impedire agli italiani del Sud di raggiungere il continente americano... esso ha generato odio, risentimento e violenza... Ripeto, la violenza non va mai giustificata... tuttavia non tutti hanno gli strumenti culturali per evitarla. Tocca a uno Stato democratico e liberale trovare delle soluzioni che rispettino l'umanità e la libertà... adesso tocca a tutti noi farci carico, per il futuro, ognuno con i propri mezzi e rispettando il proprio ruolo sociale, del problema che stiamo vivendo. A noi, come scuola, ci tocca una riflessione profonda, per capire i problemi della nostra Terra e della nostra Nazione. A noi professori, a voi studenti... dialogare perché ciò che sta accadendo non si ripeta... La Legge da sola non basta: occorre una buona legge sull'immigrazione, ma anche cittadini consapevoli che il Mondo è uno spazio comune e non una scacchiera da Spartirsi. Gli infelici di Rosarno, vissuti per anni in condizioni disumane, sono diventati violenti, ma noi non dobbiamo cedere alla violenza... piuttosto dobbiamo continuare, con pazienza, a dialogare per la pacifica convivenza... Che ne pensate?
In riferimento a quanto avvenuto a Rosarno, sono pienamente d'accordo sul fatto che ciascuno di noi, nella realtà in cui si trova, già a partire dalla scuola, dovrebbe ricercare nel dialogo, nel confronto con voi professori in particolar modo, che rappresentate comunque modelli di vita per noi ragazzi, la soluzione tangibile per poter risolvere questa problematica, che sostanzalmente non si limita a episodi singoli, bensì è qualcosa che fa parte della nostra stessa mentalità. Spesse volte siamo noi stessi a non accettare la diversità, la quale ancora una volta è la problematica fondamentale, proprio perché siamo noi stessi ad aver paura della diversità. Certo è molto difficile saper accettare completamente qualcuno che si presenta a noi, per il timore che possa farci del male; scaturisce in noi molta insicurezza, ma ciò ci impedisce di capire che fondamentalmente la diversità è un bene prezioso, e in quanto tale deve essere considerato un presupposto importante nel confronto con l'altro. Ovviamente qualsiasi individuo che vive in una condizione e in una realtà fatte di odio, di violenza, esercitate senza motivo alcuno, risponderà prima o poi con la violenza, perché si sentirà privato dei propri diritti e spesso trattato in condizioni disumane. Credo che questo non sia assolutamente corretto nei confronti di qualsiasi persona, poiché nessuno ha in sé il diritto di fare ciò. Pertanto credo sia importante, così come ha detto lei, dialogare per la pacifica convivenza, perché abbia fine tutto questo a partire da noi che saremo la società del domani
RispondiEliminaCarissimo prof, sono Gino di 3a, aspettavate un commento da me...? finalmente ci sono anche io, voglio dire la mia riguardo i fatti di Rosarno, con questo episodio si va a penelizzare la nostra bella è amata terra, gettata dalla Stato italiano nel dimenticatoio e di cui si parla solo in occasione di episodi non di progresso ma purtroppo di regresso
RispondiEliminaLa risposta alla vostra domanda......
RispondiEliminaLa violenza non va mai giustificata, ma, come in ogni evento che tocca, sfiora la nostra realtà, bisogna svegliarsi, osservare con occhi critici, indagare sui motivi e ricercare le cause di atti come quelli accaduti oggi a Rosarno... non si tratta di un caso isolato, basta ricordare cosa è successo a Castelvolturno: stessa scena, stessa comunità straniera, e dico stessa perché accomunata, almeno per buona parte, nel cercare in Italia una nuova speranza da coltivare... come in Campania, anche in Calabria ci si chiede cosa c'è dietro? le mafie? l'insofferenza, sfociata nella brutalità, di persone che vivono e lavorano in condizioni disumane "di schiavitù", come se il tempo fosse tornato indietro a secoli fa, quando ancora era praticata la tratta dei Neri?... la legge dovrebbe tutelare i cittadini contro le persone che effettivamente vivono nel nostro Paese senza permesso di soggiorno ed allo stesso tempo garantire un livello "umano" per chi invece lavora duramente e regolarmente. Lo Stato e tutti noi cittadini italiani dovremmo far sentire la nostra presenza e non puntando il dito contro, oppure rispondere alla violenza con altra violenza, ma stabilendo un livello graduale di dialogo e partecipazione.
Benvenuto, Gino, continuiamo con questa riflessione, a presto.
RispondiEliminaL'acqua è stata sempre legata alla vita, sin dalla nascita del nostro pianeta. Dunque può essere considerata la genitrice della diversità. La diversità non nasce con l'uomo, ma ancora prima... nasce con la vita... è un valore verso cui la vita di ogni essere vivente tende naturalmente in quanto parte integrante di essa. La diversità è dunque necessaria alla vita, è un dato ineluttabile, valore e ricchezza per lo scambio e la crescita... spesso appare come un pericolo, una barriera che si oppone tra i simili e gli altri. Secondo me è stupido generalizzare avanzando pregiudizi su chi non è come noi. Va additato chi sbaglia, chi non si comporta civilmente e non rispetta le regole, ma non chi ha idee diverse dalle nostre, perchè spesso e volentieri i vari modi di pensare, le altre culture, fanno riflettere... indubbiamente, gestire la diversità richiede impegno, soprattutto coraggio e tanta pazienza. La diversità implica la curiosità, la voglia di conoscere e porta con sé l'ampliamento del nostro bagaglio culturale... E' dunque un bene da tutelare, perché secondo me permette lo sviluppo, il progresso, l'uscita dall'ignoranza... La nostra vita è dunque un cammino, ritmato da stazioni in cui sostiamo per rimetterne a fuoco il significato e la bellezza... Dobbiamo imparare a dialogare di più con gli altri e ad offrire loro con umiltà i doni e il bagaglio culturale di cui siamo dotati...
RispondiEliminaBenvenuta, Maria. Un animo poetico come il tuo non poteva mancare in questo blog. Grazie per il riferimento all'acqua... di acqua è fatto il Mediterraneo. Il dialogo è difficile da intraprendere, hai notato quanto ho dovuto faticare per farvi parlare, ma, alla fine, mi pare che il confronto stia crescendo. Dialogare è importantissimo, per conoscersi e per conoscere. Con la prola si arriva lontano: si arriva al cuore dell'altro; con la violenza ci si ferma in superficie e si ritorna alla barbarie.
RispondiEliminaCiao prof, sono Francesco di 3A.
RispondiEliminaSicuramente il problema del razzismo è molto importante ed è spesso dimenticato da tutti noi. Questo problema viene quasi sempre alla luce quando succede qualche episodio di eclatante, come il recente a Rosarno, dove c'è stata una rivolta degli extra-comunitari verso gli abitanti di Rosarno. Io penso che questi atteggiamenti che hanno avuto gli extra-comunitari nei confronti dei Rosarnesi siano sbagliati, anche se alcuni di loro hanno insultato alcuni extra-comunitari.
Caro Francesco, grazie per il tuo contributo. Anche io penso che la violenza sia sempre da evitare... ma credo che anche il razzismo sia una violenza: dire "sporco negro" a qualcuno è una violenza, tanto quanto un pugno... continua a seguire il blog... il tuo contributo è molto importante... a presto
RispondiEliminaBuon pomeriggio prof, sono Antonio della 3A. Sono d'accordo che la diversità sia una ricchezza per la società; ma questa diversità abbiamo visto che in questi giorni ha provocato delle gravi conseguenze a Rosarno. Si sono verificati degli atteggiamenti sbagliati sia da parte degli extra-comunitari sia da parte degli abitanti di Rosarno. Secondo me questo fenomeno è accaduto a causa dello sfruttamento e delle cattive condizioni di vita che questi extra-comunitari hanno subito da parte degli abitanti di Rosarno.
RispondiEliminaCaro Antonio, Benvenuto. Anche il tuo contributo è importante per la crescita del nostro dialogo. Lo hai detto tu stesso: il problema non è la diversità, ma i comportamenti degli uomini. Lo sfruttamento e la violenza generno la guerriglia. La legalità e il rispetto generano lo sviluppo umano e sociale. Per questo dobbiamo continuare a parlarne... abbiamo molta strada da fare... a presto
RispondiEliminaBuonasera professore! grazie per il lavoro che sta svolgendo con l'intento di farci affrontare delle tematiche importantissime che spesso restano per molto tempo ignorate da parte di noi giovani per seguire una via di falsi valori che lentamente stanno distruggendo l'umanità! Per quanto riguarda il tema affrontato, cioè la diversità, vorrei spostarmi dal piano collettivo a quello personale. Sono pienamente d'accordo con lei sul fatto che lo Stato deve adottare delle leggi che tutelino maggiormente gli immigrati per garantirgli un tenore di vita "decente", ma non diamo solamente la colpa allo Stato o alle Istituzioni: a parer mio la colpa è nostra, di ognuno di noi se queste persone sono trattate come bestie! Soprattutto nei nostri piccoli centri abitati, questi immigrati, bulgari, rumeni, polacchi, croati, albanesi, marocchini, vengono considerati come un male per la nostra società, a causa dei pregiudizi che abbiamo nei loro confronti, considerandole diverse da noi. Il fatto è che noi non siamo capaci di captare il lato positivo che c'è in ogni singola persona, ma solamente il lato negativo e questo ci porta ad emarginarli. Per esempio, quanti di noi sono passati dalla città di Rosarno negli ultimi anni e vedendo quella povera gente in difficoltà si è avvicinato e ha chiesto se potessero avere bisogno di qualche cosa, anche semplicemente di un pezzo di pane? Ve la do io la risposta, nessuno, perché come già ho detto prima siamo abituati a guardare queste persone dall'alto verso il basso, come se fossero dei servi a nostra disposizione, i quali quando servono per lavorare i nostri campi agricoli sono "buoni", quando non lavorano sono oggetto di soprusi. Con quest'affermazione che ho fatto non voglio assolutamente giustificare gli immigrati di Rosarno che hanno compiuto tutti quei gesti orribili, perché, come giustamente ha detto lei, la violenza si deve combattere in qualsiasi forma essa si presenti, però non dobbiamo dimenticarci che sono delle persone tali e quali a noi, con uguali diritti e doveri!
RispondiEliminaGrazie Damiano, Benvenuto nel blog. Il tuo intervento è molto interessante, condivido le tue parole. Noi siamo un popolo con molti problemi da risolvere... tra questi, anni di analfabetismo, che hanno condizionato la nostra visione del mondo. Le cose tuttavia stanno cambiando... giovani come te fanno ben sperare. Grazie per l'onestà intellettuale che dimostri. A presto
RispondiEliminaSalve prof! Sono Annalisa c. di 5 A. E' da qualche settimana che non apro il blog, ma noto con piacere che gli interventi sono significativamente aumentati... li trovo tutti molto interessanti; personalmente condivido in pieno quanto dice Damiano circa il fatto che non bisogna colpevolizzare solamente lo Stato e le sue Istituzioni su quanto sta accadendo in questi ultimi giorni. E' la nostra mentalità che dovrebbe cambiare o almeno evolversi, a partire da noi giovani, che diventeremo i "pilastri" della società futura. Certamente non è facile soprattutto quando i modelli che seguiamo, talvolta, ispirandoci agli adulti, non ci portano da nessuna parte. Per quanto riguarda il problema dell'immigrazione, basterebbe fermasi, un attimo, a riflettere: fino a qualche decennio fa eravamo noi a chiedere ospitalità in terra straniera. Non credo che i nostri nonni o bisnonni siano stati contenti di essere sfruttati ed emarginati come noi oggi facciamo con chi reputiamo "diverso". A mio avviso il razzismo non può che generare altra violenza e le ostilità nell'aprirci all'altro, per paura di perdere la nostra identità, peggiora ulteriormente la situazione. Come dice un antico proverbio: "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare" e non bastano delle belle parole o frasi appassionate per risolvere le attuali problematiche, solo agendo con convizione e determinazione potremo attuare lievi e graduali cambiamenti... Alla prossima!!
RispondiEliminaGrazie Analisa... no, le belle parole non bastano... quando sono prive di significato, ma quando contengono un desiderio di cambiamento hanno una forza dirompente... continuiamo a parlare...
RispondiEliminaSalve prof, sono Pinuccia M. della 3 A.
RispondiEliminaNoi italiani dovremmo avere una certa confidenza con l'emigrazione, perché nel secolo scorso i nostri concittadini sono emigrati in America per crearsi una vita migliore con la speranza di ricevere solidarietà e aiuto dall'altra parte, invece non fu sempre così. Infatti subirono diverse umiliazioni e maltrattamenti sia fisici sia morali. Tutto ciò si sta ripetendo oggi nel nostro paese: prendiamo il caso Rosarno: vengono maltrattate alcune persone di colore che non hanno nessuna colpa che quella di trovarsi in un paese straniero per necessità. Ciò che mi fa pensare è che noi non riusciamo a capire i problemi di queste persone come in fondo in passato non sono stati capiti i nostri. Ciò è molto triste, perché di solito gli errori si pagano e di conseguenza si impara, invece in questo caso non è così pultroppo. A mio parere ognuno di noi deve cercare di contribuire dal proprio piccolo per migliorare la situazione. A presto
Grazie Pinuccia, benvenuta nel blog. Anche tu, senza dolo, usi un termine che mi piace poco, "gente di colore"... alcuni anni fa in tv circolava uno spot contro il razzismo, nel quale c'era un ragazzo africano che diceva: "Voi bianchi diventate rossi di vergogna, gialli se state male, verdi se vi arrabbiate, neri se vi abbronzate... cambiate colore spesso... noi neri restiamo sempre neri... chi è la persona di colore?". Non l'ho citato esattamente, ma era pressappoco così. Vi sarei grato se, in questo blog, riferendoci a persone di altra raza, usassimo i termini Africano, Asiatico, Afro-americano, Afro-europeo, Euroasiatico... ecc., perché, pur non essendoci nelle nostre espressioni l'intenzione razzista, alcune parole sono state usate per anni, alcune per secoli, con significato dispregiativo... quindi conservano tutta la violenza e la mancanza di rispetto di cui si sono caricate...
RispondiEliminaRiguardo al confronto tra la nostra situazione di emigranti e quella degli attuali immigrati in Italia, mi trovi d'accordo con te... continua a scrivere le tue idee. A presto...
Caro professore, sono Graziano!
RispondiEliminaLa rivolta di Rosarno è un atto di insofferenza di una comunità i cui diritti sembrano essere stati calpestati o addirittura annullati. La violenza non va giustificata neanche quando è la disperazione a generarla, ma neanche il razzismo deve essere tollerato né dallo Stato né tanto meno da noi Italiani. Non bisogna dimenticare che ognuno di noi ha una storia e quella di queste persone, giunte fin qui con la speranza di creare un futuro migliore, non deve essere, nonostante tutto, trascurata; bisogna far rispettare la legge, anche per tutelare noi cittadini: chi non ha permesso di soggiorno deve essere o regolarizzato o espatriato, ma per gli altri sono necessarie, a mio avviso, misure che rendano migliori le loro condizioni lavorative e di vita. Vedremo che sviluppi avrà questa vicenda...
Ciao Graziano, benvenuto nel blog. Purtoppo la vicenda si sta risolvendo con l'allontanamento degli extra comunitari... il dialogo non si è creato... ma noi continuiamo a riflettere. A presto.
RispondiEliminaCiao a tutti! Ieri sono andata alla stazione di Gioia Tauro e ho visto tantissimi extracomunitari che partivano verso altre città, soprattutto della Calabria stessa credo.. mi si è stretto il cuore a vedere quelle povere persone costrette ad andare via così, senza sapere nemmeno dove andranno a finire, se troveranno ancora porte sbattute in faccia.. se mai troveranno un posto dove vivere e lavorare serenamente, un posto che nonostante tutto possano chiamare casa...
RispondiEliminaComunque vorrei porre una domanda a tutti: chi di voi, se fosse stato a Rosarno, avrebbe fatto qualcosa, qualunque cosa a favore di questi extracomunitari? Se accadesse la stessa cosa qui a Sant'Eufemia con tutti i bulgari che ci sono, come reagiremmo? Questa non vuole assolutamente essere una provocazione.. mi piacerebbe avere delle risposte sincere, mi raccomando SINCERE!!
Grazie Noemi. Bella domanda. Dovremmo chiedere ai nostri nonni, emigrati all'estero da giovani, che cosa significhi avere la porta sbattuta in faccia e lo sguardo diffidente puntato addosso... A Reggio Calabria abbiamo avuto per quarant'anni i Rom nel centro della città, nel famigerato '208'. Quando sono entrato per la prima volta nel campo sono rimasto sconvolto. Topi e spazzatura dappertutto. Bambini a torso nudo e scalzi d'inverno; persone anziane costrette a dormire in baracche di cartone. Oltre quaranta famiglie nell'indigenza e nel degrado. Un altro ghetto era quello di Ciccarello Polveriera... chi lo ha visitato può dire di avere visto le favelas brasiliane e i rioni malfamati dell'India... cose terribili ve lo assicuro. Quell'esperienza ha cambiato la mia vita, per tre anni sono stato nel campo insieme ai volontari dell'Opera Nomadi, tra cui Giacomo Marino e Cinzia Sgreccia, due persone straordinarie che ancora oggi vivono per aiutare queste persone.
RispondiEliminaOggi i ghetti in città non esistono più, ma sono stati trasferiti ad Arghillà, una località nei pressi di Catona. (A tal proposito vi consiglio il libro di Katia Colica, "Il tacco di Dio. Arghillà e la politica dei ghetti"). Con lo spostamento dei Rom, a Reggio, Si è solo spostato il problema, dal Centro alla Periferia. Tutto ciò è veramente vergognoso, perché intacca la dignità umana, non solo quella degli extracomunitari, ma soprattutto la nostra. Non si può girare lo sguardo dall'altra parte, fingendo che i problemi non esistano, non si può, non si deve.
In 5^ elementare avevo una compagna di nazionalità bulgara... insieme alle mie amiche abbiamo creato un rapporto abbastanza bello con lei: subito abbiamo iniziato a confrontarci, le sue parole ci incuriosivano molto, soprattutto i giochi che lei faceva nel suo paese e ci divertivano tanto. La diversità per noi era quasi inesistente, la consideravamo nostra compagna di scuola punto! Non sottolineavamo mai il fatto che avesse nazionalità diversa e che potesse essere un problema... anzi era una bambina che poteva farci conoscere nuove cose accrescendo la nostra curiosità. Ho impressa nella mente la sua immagine che piangeva sul banco di scuola perché era stata presa in giro, naturalmente si sentiva ferita... Da quel giorno ho capito che il suo essere diversa poteva creare scompiglio e difficoltà nell'accetarla... Da allora capitò più volte di vederla piangere... e così il bisogno di farla sentire a suo agio nella sua nuova comunità si fece sentire: iniziammo a coinvolgerla in tutto quello che facevamo. Forse quello che dovremmo fare è guardare gli occhi di questa gente e vedere il dolore per il sacrificio e le rinunce che hanno dovuto fare partendo e abbandonando tutto per cercare un posto in cui vivere... VIVERE... ogni uomo ha il diritto di farlo e non dobbiamo impedire ciò a nessuno! Soprattutto a chi è entrato in un nuovo mondo con persone e uno stile di vita differenti. Certo, manca la fiducia, ma per evitare di puntare il dito contro, impariamo a conoscere l'altro e ad essere certi se è bene non fidarsi... io ho avuto l’occasione di parlare con gente straniera... gente veramente per bene, seria e onesta! Gente che subisce umiliazione e ingiustizie abbassando sempre la testa, andando avanti solo per il bene della famiglia e per la voglia di tornare in una vera casa... la maggior parte delle volte, anzi sempre, si sente parlare male della gente straniera: ladri, bastardi, “rovina famiglie” ecc. sì, queste persone esistono, ma esistono anche quelle buone e rispettose, come in tutti i luoghi... siamo convinti che ciò che è diverso è sbagliato e ridicolo... non sappiamo accettare la diversità, ma forse la colpa non è nostra ma della mentalità, la quale è sempre stata questa e se non si cambia non possiamo di certo cambiare noi e capire quanto si potrebbe vivere meglio in serenità anche con chi consideriamo “sbagliato” per il nostro paese… Devo ancora crescere e maturare, ma fino adesso ho capito che la gente se non si fa conoscere e perché qualcuno non l’ho permette. Quindi diamo la possibilità a questa gente di VIVERE , di farsi conoscere e solo così potremo allora giudicarla…
RispondiEliminaGrazie, Ilaria, per la bella testimonianza. Chi conosce il diverso arriva sempre alla tua stessa conclusione. Credo che l'ignoranza sia la peggiore delle piaghe... continua a contribuire... insieme stiamo tracciando un interessente percorso...
RispondiEliminaSalve prof., sono Veronica di 4^B. Ascoltando, oggi stesso, in classe gli ultimi fatti di cronaca avvenuti qui in Calabria è chiaro che ci troviamo ancora all'interno di una mentalità razzista, poiché a pagare non sono stati i colpevoli, ma le persone oneste, proprio a prescindere dal fatto che esse appartengano ad un'altra popolazione. A proposito di questo argomento ci terrei a definire, secondo il mio modesto parere, quale significato assumono i termini identità e differenza. L'identità appartiene ad ogni essere umano, è l'entità che accomuna tutti poiché attaverso di essa godiamo di diritti, doveri e di leggi, che siamo tenuti a rispettare prorpio in nome di quell'identità che ci fa distinguire dalle bestie e che, dovrebbe bastare a farci capire che non importa se siamo olivastri o bianchi, marroni, gialli o neri, conta il fatto che ognuno di noi ha qualcosa in più da offrire all'altro e che tutti, anche se con caratteri somatici diversi, proviamo le stesse emozioni se veniamo traditi, se gioiamo, se siamo tristi o se sorridiamo. Il termine differenza, molto spesso assume un significato negativo, ma non sempre è così, perché si impara a crescere, a sviluppare nuove capacità e migliorare noi stessi, mettendoci in discussione soltanto attraverso a ciò che è diverso, e dunque sconosciuto. Comprendo il fatto che inizialmente ci possa essere un timore reciproco tra due persone che sono state costantemente soggette a discussioni a proposito delle differenze che due identità possono avere come il colore della pelle, il taglio degli occhi, il temperamento ecc., ma sono certa che subito dopo una parola o un sorriso, l'emozione di conoscere un tuo simile e scoprire le sue sensazioni, i suoi pensieri e valutare la sua conoscenza e intelligenza, diventi più forte della paura iniziale. Dunque non trovo umanamente sopportabile il fatto che gli extracomunitari che hanno subito angherie, offese e maltrattamenti siano stati cacciati tutti dalla terra in cui erano riusciti a trovare lavoro e salvezza, con così poco riguardo e cortesia, soltanto per fare i comodi di alcuni individui egoisti, cafoni e senza rispetto, quali si sono dimostrati alcuni nostri concittadini. Evidentemente questi ragazzi, che non hanno saputo rispettare la gente che lavorava, per mantanere tutti i loro lussi e che svolgeva mansioni al loro posto, soltanto perché ritenuti lavori minori e poco rispettabili, non hanno imparato nulla dalla storia che regolarmente si studia a scuola, proprio per conoscere gli errori del passato e far sì che non si ripetano. Probabilmente hanno dimenticato o non hanno mai saputo che la nostra gente è stata anche costretta a scappare da questa terra, la nostra terra, per salvarsi la vita e una volta giunta in terre sconusciute, ha subito lo stesso trattamento, di certo non piacevole. Spero che questi eventi non si ripetano più e che tale episodio ci unisca nella lotta contro blasfemie del genere. A presto
RispondiEliminaCra Veronica, grazie er il contributo. C'è da ricordare che a Rosarno molte persone, in passato, si sono prese cure degli extracomunitari. I volontari di medici senza frontiere ed altri sono intervenuti spesso per sostenere gli immigrati. Tuttavia basta un cretino... un ignorante, come lo chiami tu, per distruggere l'operato di molti. La fuga dai problemi non aiuta mai... Adesso, quello che non sarebbe mai dovuto accadere, è accaduto. A noi resta la riflessione, per il futuro. Come diceva Hegel "La nottola di Minerva giunge sempre sul far della sera". Ciò sta a significare che la filosofia non può leggere il futuro, ma può intervenire, per incentivare la riflessione, nel momento in cui un episodio, anche doloroso come questo, si verifica... L'unica cosa da fare è tenersi informati, perché ciò che accade a casa nostra riguarda tutti... ciò che succede a un uomo, indirettamente o direttamente, tocca tutti. A presto.
RispondiEliminaLe guerre prima o poi finiscono!...
RispondiEliminaMa, il sangue non finisce mai di scorrere!
Basti "guardare" ai fatti di Rosarno!
Salve professore, sono Valeria della classe quarta B. A causa di forti pregiudizi nei confronti delle persone immigrate nel nostro Paese siamo troppo abituati a considerare la diversità come un fenomeno negativo che ci attanaglia. Molto spesso non ci rendiamo conto della ricchezza che tale integrazione con persone straniere possa offrirci, quali la scoperta di diverse usanze, costumi, abitudini. Per superare la xenofobia occorre non solo sapere accettare la diversità, ma sapere comportarsi in modo adeguato; siamo tutti istigati alla violenza, la quale non deve essere presa in considerazione per nessun motivo, anzi, la si deve combattere. Diversità non è sinonimo di negatività, come le nostre menti sono ormai abituate a credere, poiché talvolta la diversità nasconde situazioni che noi non conosciamo. Dovremmo impegnarci a cercare di modificare la mentalità, in modo da accettare questo tipo di realtà che ci circonda.
RispondiEliminaSalve professore, sono Luana di quarta B. Il fenomeno del razzismo nel nostro Paese va sempre più diffondendosi; ciò è dovuto all'atteggiamento che assumiamo nei confronti degli immigrati, un atteggiamento che non vede il beneficio che il fattore della diversità possa offrire. La difficoltà nell'accettare qualcuno diverso da noi consiste nel fatto che abbiamo timore che colui che ci sta di fronte ci faccia del male. Le soluzioni a tal proposito sono: quella di cambiare il modo di pensare e interagire di più tra di noi in quanto il dialogo è essenziale per una convivenza civile e armoniosa. Dobbiamo contribuire ad accogliere il nuovo accettando le diversità poiché da queste persone che abbiamo sempre da imparare.
RispondiEliminaGrazie Luana, Valeria e Mafalda, benvenute nel blog. Continuare a parlare è fondamentale... il razzismo è sottile: si insinua, come la polvere, nei luoghi più impensati... la strada è lunga... ma mi pare che ci siano molte persone disposte a camminare.
RispondiEliminaSalve professore sono Carmela O. di 5 A.
RispondiEliminaRiflettendo sul problema della diversità con cui giornalmente viviamo stando a contatto con persone di culture e mentalità diverse dalle nostre, mi viene in mente l'immigrazione che i nostri genitori e nonni raccontano. Avvenuta tanti anni fa, quando molti nostri conterranei sono andati a vivere in Australia, America, Germania e in altre nazioni. Mi viene spontaneo chiedermi: come si sono trovati? Come sono stati trattati? Come si sono integrati? Hanno dovuto subire atti di razzismo ed emarginazione?
A distanza di tempo, sappiamo che i nostri connazionali che sono emigrati in cerca di lavoro e fortuna, col tempo si sono integrati, avendo la possibilità di avere un lavoro, una casa dignitosa e una normalità degna di ogni essere umano.
Ma oggi, noi diamo questa possibilità agli stranieri che cercano di inserirsi nel nostro paese? Li trattiamo con gli stessi diritti e gli stessi doveri con cui noi siamo stati trattati? Questo da quello che vedo mi sembra ancora molto lontano, guardare dall'alto in basso e trattare queste persone come dei poveretti al nostro servizio, mi viene da dire che i poveri siamo noi.
Purtroppo c'è anche da dire che fra di loro alcuni con il loro comportamento hanno portato solo negatività.
A domani.
Ciao Carmela, Benvenuta. I nostri antenati hanno subito il razzismo, soprattutto gli italiani del Sud. In USA erano chiamati dago, wop, oliva... e altri nomignoli del genere. L'integrazione vera è arrivato solo alla terza generazione, quando hanno completamente perso la loro identità... Che tristezza! Molti cambiarono il loro nome (Falegname diventava Carpenter) solo per sfuggire al razzismo.
RispondiEliminaPurtoppo quell'esperienza non può servire se nelle scuole non si studia la storia dell'emigrazione. L'esodo dei nostri antenati è servito anche a noi che simo rimasti in patria: i capitali da loro inviati hanno consentito il nostro "progresso" industriale. Se questa storia non verrà introdotta nelle scuole, perderemo la memoria e il razzismo non potrà essere sconfitto... Dentro le regole abbiamo tutti gli stessi diritti... fuori di esse ci sono i delinquenti, che vanno puniti... bianchi o neri che siano.
Buonasera prof, sono Angelica z. di 4b.
RispondiEliminaIo penso che non possiamo giudicare né in positivo né in negativo qualcosa che non conosciamo... ad esempio... potremmo mai immaginare un colore che non abbiamo mai visto? Possiamo dire che ci piacerà o che non ci piacerà? Che è bello o brutto? No... non possiamo... per giudicarlo dovremmo prima vederlo...
Ecco! Lo stesso accade con le persone, ogni persona è diversa, porta in sé una storia, un'etica, una conoscenza, una mentalità, una sensibilità, che nessun'altra persona può avere allo stesso modo, dovremmo prima conoscerla per poterla giudicare... dobbiamo partire con la consapevolezza che ognuno ha idee diverse dalle nostre ma nessuno è in grado di stabilire quali siano sbagliate e quali giuste. L'importante è cercare di accettare ciò che per noi è inconcepibile allo stesso modo in cui vorremmo che gli altri accettassero le nostre idee... e inoltre dobbiamo porci agli altri con la consapevolezza che non solo loro sono estranei a noi ma che anche noi siamo estranei a loro..
Cara Angelica, benvenuta. Non c'è amore e amicizia senza conoscenza... ma non c'è conoscenza senza il superamento degli ostacoli che ci separano dagli altri. Se solo ci fermassimo a parlare e ad ascoltare... molti problemi si risolverebbero da soli... a presto
RispondiEliminaCaro prof, avete sentito cos'è successo a rosarno...? hanno arrestato 17 persone tra uomini e donne, si dice che fossero tutti mafiosi di una nota famiglia, la quale a Rosarno dettava legge è teneva sotto estorsione gli immigrati, trattandoli come schiavi e tenendoli sotto minaccia di morte.... cosa pensate a riguardo??????
RispondiEliminaCaro Gino, che cosa si può pensare? La Mafia è una piaga per i nostri territori, una piaga che abbiamo esportato in tutto il mondo. Purtroppo l'illegalità genera mostri e molta gente pensa di poter agire impunemente, perché per troppo tempo è stato così. Noi abbiamo il compito di operare nel rispetto della legge, perché il mafioso non è solo colui che compie gravi reati, legati al riciclaggio, alla droga, ecc., ma anche il cittadino che parcheggia dove non dovrebbe, colui che non paga le tase, tutti coloro che fanno i furbi e pensano di essere superiori agli altri sol perché più fortunati, ma la ruota gira... la civiltà di un popolo si misura dal grado di indignazione col quale risponde a chi intende sovvertire la legalità, per il proprio tornaconto. A Rosarno avrei arrestato gli sfruttatori, ma anche gli sfruttati che hanno usato la violenza per affermare un diritto. Tutti gli altri, cittadini onesti, sia rosarnesi sia extracomunitari, li avrei lasciatia a Rosarno... dove avevano il diritto di stare... a presto
RispondiEliminaLa versione inglese di quanto pubblicato nella filastrocca del 10 dicembre.... che nessuno ha ancora commentato... provate a leggere...
RispondiEliminaAoccdrnig to a rscheearch at Cmabrigde Uinervtisy, it dseno't mtaetr in waht oerdr the ltteres in a wrod are, the olny iproamtnt tihng is taht the frsit and lsat ltteer be in the rghit pclae. Tihs is bcuseae the huamn mnid deos not raed ervey lteter by istlef, but the wrod as a wlohe. If you can raed tihs, psot it to yuor wlal.
L’emigrazione, l'immigrazione e l’integrazione sono problemi antichi. I motivi che spingono un individuo sia esso italiano, africano, marocchino rumeno ad abbandonare la propria terra, i propri cari, rischiando molto spesso la vita sono diversi: politici economici, religiosi ecc.
RispondiEliminaSecondo me, l’uomo, fin quando non riuscirà ad instaurare un rapporto con l’ambiente dove arriva e con i popoli che vi vivono, fin quando non ritroverà il senso dell’accoglienza, il desiderio del confronto, abbandonando la volontà di vivere nella certezza, rimanendo ancorato alle proprie tradizioni, non potrà realizzare una vera integrazione: rimarranno incolmabili le differenze esistenti tra popoli diversi e nell’ambito degli stessi popoli.
Bisogna quindi che vi sia un confronto democratico tra colture e costumi diversi, considerando che la pluralità è fonte di arricchimento colturale, politico, religioso per ciascuno di noi.
Quello che è successo a Rosarno è un fatto molto grave, vittime sono gli africani, sfruttati e costretti a vivere in condizioni disumani; la parte onesta della popolazione calabrese, tacciata di razzismo; il popolo Calabrese, accogliente e tollerante per eccellenza.
La domanda che è spontanea porsi è dove erano in tutti questi anni le istituzioni locali, provinciali, regionali e nazionali. Perché nessuno si è accorto delle persone che vivevano in condizioni precarie dal punto di vista igienico – sanitario.
La colpa è sia della ndrangheta sia delle istituzione, le quali hanno lasciato libero questo territorio in mano ai delinquenti.
La guerriglia che è scoppiata a Rosarno è una lotta tra poveri, nella quale abbiamo perso tutti.
Salve professore! Sono Anna di 3A. Ho letto il gioco pubblicato il 10 Dicembre. E' una filastrocca bizzarra che mi porta a riflettere su quanto le nostre abitudini condizionino la nostra vita. Penso che ormai l'uomo purtroppo si fermi a riflettere molto poco: la nostra vita è codizionata da troppi fattori. In un certo senso siamo privi della nostra libertà poiché la vita è diventata qualcosa di sistematico e non ci rendiamo conto d'essere succubi delle abitudini. La nostra vita è abitudinaria e non riusciamo a cogliere il significato profondo delle cose. L'abitudine ci porta ad essere passivi, forse anche a subire la vita e non a viverla come una ricerca costante, la vita dovrebbe essere un'insaziabile ricerca e non qualcosa che sia controllata dalla società e da ciò che ci circonda. L'uomo deve liberarsi dai condizionamenti, deve essere libero nel corpo e nello spirito, cercando d'allargare sempre di più i propri orizzonti.
RispondiEliminaCare Rossella e Anna, grazie per il contributo. Per quanto riguarda i fatti di Rosarno penso che si sia detto tanto... speriamo che l'anno prossimo, per la raccolta delle arance, le condizioni possano essere migliori; lo saranno se sapremo far tesoro dell'accaduto... e se i giornalisti non continueranno a strumentalizzare l'accaduto...
RispondiEliminaRelativamente al commento di Anna... sì, ho inteso lanciare una provocazione: spesso ci fermiamo alla superficie delle cose... andiamo a lavoro facendo sempre la stessa strada, ma se ogni tanto la cambiassimo, per rompere la routine, vedremmo il nuovo che ci circonda... a presto
Buona sera prof, Secondo noi, un immigrato è un essere umano,differente per provenienza, cultura e tradizioni, ma è una persona da rispettare e con diritti e doveri, in particolare nell’ambito del lavoro dove è più facile la tentazione dello sfruttamento, ma anche nell’ambito delle condizioni concrete di vita. La violenza non deve essere mai, per nessuno, la via per risolvere le difficoltà. Il problema è anzitutto umano. Invitiamo tutti a guardare il volto dell’altro e a scoprire che "egli" ha un’anima, una storia e una vita da rispettare, questa, secondo noi è la cosa più importante che nel mondo d'oggi si sta cominciando a perdere!
RispondiEliminaBenvenute Camela e Givanna... Guardare il volto dell'altro... l'altro si può guardare nel volto solo se ci mettiamo sullo stesso piano... fin quando vince l'etnocentrismo allora i piani non sono equiparati... e quello che vediamo non è un volto... Il problema è umano... riguarda l'uomo... riguarda tutti... a presto
RispondiEliminaEhi prof, finalmente sono riuscita ad entrare anche io in questo blog davvero interessante e che tutti dovrebbero leggere e soprattutto prenderne esempio!!!Eh... già! La diversità, una parola che nel mio vocabolario personale non esiste, secondo me nessuno è diverso, ognuno di noi ha pari diritti certamente si possono avere diversi modi di fare diverse abitudini ma si è sempre uguali!!! Purtroppo non c'è cosa peggiore dell'ignoranza umana! eh...già! è la rovina del mondo... perché molti pensano di essere superiori agli altri solo perché sono impresari ricchi o non so che altro... ma appena aprono bocca "FANNO CROLLARE UN PALAZZO"... Molto spesso però le parole non servono e in questo nostro paese purtroppo nemmeno le leggi riescono a sistemare e a fermare questo disagio che sta diventando un trauma per tutta l'Italia! C'è bisono di gente di polso che sappia guidare chi ormai ha perso di mano il potere ma che ancora crede di star facendo del suo meglio!!!notte prof a lunedi...
RispondiEliminaCara Carmela, benvenuta nel blog. Io penso che la diversità esista e che sia una straordinaria parola. Non siamo tutti uguali, siamo diversi, di-versi... come i versi delle poesie... non ce ne sono due uguali... ma tutti insieme formano un componimento, l'armonia e la belezza. Essere diversi non vuol dire essere trattati in modo diverso... i diritti sono uguali per tutti gli uomini diversi...
RispondiEliminaSono d'accordo con te sul fatto che la ricchezza non debba essere discriminante... per quanto riguarda il "polso" io credo che se ognuno rispettasse l'altro, non ci sarebbe bisogno di una guida forte... la storia ci insegna che le guide forti hanno sempre generato i mostri delle dittature... democrazia, libertà, rispetto, amore per l'altro... accoglienza e rispetto delle regole... sono da auspicare. A presto.
Salve prof, sono carmela di 4 b, per quanto riguarda la situazione di Rosarno, penso che noi come esseri umani non possiamo trattare male altre persone, come si è verificato qualche settimana fa... secondo me hanno sbagliato entrambi, i rosarnesi perché trattavano gli immigrati come animali e gli immigrati perché hanno risposto a questi abusi con altra violenza... LA VIOLENZA PORTA SEMPRE E SOLO ALTRA VIOLENZA... A presto....
RispondiEliminaBenvenuta, Carmela, aspetto altri tuoi commenti, magari più articolati... a presto
RispondiEliminaSalve prof, sono Antonio di IV B. Per quanto riguarda ciò che è successo a Rosarno, vorrei dire che è l'ennesima immagine negativa che si è data all'Italia e agli altri paesi della nostra Calabria, e che alcuni calabresi ancora non hanno voluto capire!
RispondiEliminaGli extracomunitari hanno veramente esagerato: hanno ferito donne,ecc... ma quello che si deve leggere, come atto di violenza, non è solo questo, ma anche il trattamento riservato a queste persone, seppur di altro colore o religione, ma pur sempre PERSONE!
A causa della mentalità ancora troppo arretrata, che persiste nei nostri paesi, si trattano persone diverse da noi come se fossero animali! sono d'accordo con voi quando dite che si doveva arrestare e punire tanto i rosarnesi sfruttatori quanto gli extracomunitari autori dei gesti di violenza; non bisognava mandare via tutti gli immigrati, ma fare rimanere gli onesti, offrendo loro il lavoro e un'opportunità... Sinceramente, manderei tutti i razzisti in un paese straniero, a fare l'esperienza tragica degli emigranti... mi chiedo cosa avrebbero detto o fatto, se si fossero trovati dall'altra parte! Vorrei proprio chiedere agli sfruttatori, chi raccoglierà adesso le arance o i mandarini per meno di 20 euro al giorno?! Si dovrebbero vergognare di quello che hanno fatto e IMPARARE A RISPETTARE GLI ALTRI E AD ESSERE PIU' CIVILI E MATURI! forse è arrivato veramente il momento di cambiare questa mentalità!
Grazie Antonio, benvenuto. Condivido il tuo punto di vista... A volte, l'ignoranza genera il razzismo e l'intolleranza. Chi ha fatto l'esperienza dell'emigrazione sa benissimo quanto sia difficile. Non credo, tuttavia, che i calabresi siamo razzisti, la storia dimostra il contrario. Purtroppo la storia non sempre è magistra vitae... spesso dimentichiamo di essere stati emigranti in America, in Australia e in altre parti del mondo... lì abbiamo trovato il razzismo, ma anche l'accoglienza e le opportunità... oggi tocca a noi accogliere gli altri e non possiamo farci trovare impreparati... a presto
RispondiEliminaSì prof, sono d'accordo con voi... forse basterebbe un po' più di conoscenza, di studio, per evitare che succedano fatti del genere... secondo me, è tutto nelle mani della nostra generazioni e nelle successive... ma dobbiamo impegnarci subito... se noi iniziamo, di sicuro ci sarà qualcun altro che continuerà la nostra opera di cambiamento... a presto prof.
RispondiElimina"Il tuo Cristo è ebreo e la tua democrazia è greca. La tua scrittura è latina e i tuoi numeri sono arabi......La tua auto è giapponese. Il tuo caffè è brasiliano. Il tuo orologio è svizzero e il tuo walkman è coreano. La tua pizza è italiana e la tua camicia hawaiana. Le tue vacanze sono turche, tunisine o marocchine. Cittadino del mondo, non rimproverare al tuo vicino di essere straniero !!! "
RispondiEliminaSe non riusciamo a trovare un motivo per accettare la divesità e vedere il bene che fa basta sempliemente osservare queste piccole sfumature senza le quali non riusciremo a vivere!Non ci rendiamo conto che la diversità è vita..viviamo grazie all'esistenza della diversità che ci permette di abbondonare l'ignoranza che spesso ci fa sbagliare,ci aiuta a scollarci dalle tradizioni per imparare a vivere nelle novità e farle nostre.. è terrificante pensare il mondo fatto di stessa gente, stessi pensieri, stesse abitudini, stesse passioni, stessi gusti!!! Il mondo è bello perchè ogni cosa che gli appartiene è unica! Come avremmo fatto ad arrivare puntuali ad una riunione senza l'orologio svizzero? e senza la democrazia dei greci come potremmo far conoscere i nostri pensieri? come viageremmo senza la confortevole auto dei giapponesi? e cosa beremmo la mattina al bar se non il caffè messicano? Grazie "straniero" per avermi fatto capire che l'essere uguale è una grave malattia!!
Grazie Ilaria... a volte su internet girano cose veramente straordinarie... come questo pensiero, che tu, con tanta sensibilità, hai utilizzato... una sintesi perfetta per questo blog... a presto
RispondiEliminaSalve prof. sono Domenico S. di 5A, mi è parso di capire che il tema della diversità è molto sentito e voglio esprimere il mio pensiero a riguardo: il termine diversità, che spesso è visto come qualcosa di negativo, è semplicemente sinonimo di originalità. Troppo spesso però le sfaccettature sono intese come negatività... a partire dall'antichità... ad esempio, gli ebrei erano discriminati perché diversi (anche economicamente); gli africani venivano schiavizzati perchè di colore diverso. La società non fa nulla per superare le diversità, in passato ad esempio era vietato affittare case ai meridionali, e oggi ancora, i diversi vengono messi da parte. A scuola il più povero è considerato diverso, anche quello che si veste in maniera alternativa è un diverso. Si può far riferimento ai grembiulini delle elementari, che, per quanto criticati, magari possono attenuare questa diversità. Inoltre spesso la diversità porta al razzismo, perché l'uomo ha nel dna la paura per le cose diverse, e quindi si difende combattendole, è una specie di cosa innata, che è anche alla radice del pregiudizio. Se ci pensiamo bene, tutti siamo diversi, si parla spesso di ragazzi omologati, che seguono la massa... ma questo è vero? i ragazzi si sentono uguali a mille altri coetanei? quindi alla fine è inutile andare contro il diverso perché omosessuale o perché nero... ognuno di noi è diverso nel suo genere, e questo non è un male, è un bene, perché solo così possiamo aprire i nostri orizzonti e prendere di tante diversità il meglio!!!
RispondiEliminaTanti saluti prof...a presto.
Caro Domenico, benvenuto... Bastasse un grembiulino per risolvere la questione del razzismo... Sono contento che voi ragazzi consideriate la diversità come una ricchezza... adesso dobbiamo trasformare le parole in fatti... e le parole sbagliate in parole giuste... Usiamo ancora la parola negro, ignorando che era un dispregiativo usato dai bianchi contro gli africani... continuiamo a deridere coloro che si vestono in modo originale... beh... di strada ne abbiamo tanta da fare... continuiamo a parlarci...
RispondiEliminaSalve prof, sono Cosimo di 5A, anche io sono d'accordo che il razzismo e il vedere nella diversità un qualcosa di negativo è frutto dell' ignoranza, perché molto spesso si ignora la ricchezza degli altri senza cercare nemmeno di conoscere quello che c'è dietro il differente colore della pelle o una diversa condizione sociale: ci limitiamo a considerare queste persone, a priori, inferiori! Io credo che ogni persona debba essere apprezzata per quello che riesce ad offrire agli altri,(grazie appunto alla sua diversità. Ognuno deve far tesoro di ciò che gli viene offerto e non barricarsi dietro futili pregiudizi.
RispondiEliminaSì, certamente... la visione che attraversa la superficie... se non fossimo capaci di fare le immersioni subbacquee, non potremmo mai vedere le barriere coralline, né la straordinaria gamma di colori che le profondità possono regalarci.
RispondiEliminaSalve prof, sono Monica di 5°A.
RispondiEliminaIo credo che la maggior parte delle persone non conosca bene il significato della parola diversità. Tutti siamo diversi, ognuno ha una caratteristica diversa dall’altro e se non fosse così finiremmo nella monotonia e non ci sarebbe l’entusiasmo e la voglia di conoscere altre persone, altre civiltà, altri paesi.. perché sono le popolazioni che, con le proprie storie e con le proprie tradizioni, rendono speciale un paese rispetto all’altro. Riguardo a Rosarno non voglio schierarmi dalla parte di nessuno, perché sia gli extracomunitari sia i rosarnesi hanno utilizzato la violenza per esprimere i disagi che stavano vivendo. Indubbiamente gli immigrati erano stanchi di tutti gli sfruttamenti e di tutti i soprusi che hanno dovuto subire, ma chiediamoci il perché di tutto questo! Erano troppi e senza permesso di soggiorno e, di conseguenza, lavoravano in nero, ma le autorità competenti dov’erano? Perché non sono intervenute? Un anno fa è accaduto un fatto analogo, ma nulla in questo arco di tempo è cambiato, perché? Per lo stesso motivo che ho citato prima: ognuno si è fatto gli affari propri! In questo periodo hanno parlato della Calabria nel peggiore dei modi; io, da calabrese, mi sono sentita umiliata, mi sono vergognata di appartenere a questa regione. Sì, mi sono vergognata, perché diciamo di essere solidali e pronti ad ospitare, ma ospitare non vuol dire né sfruttare né sottomettere. Il mio pensiero è di piena ammirazione e solidarietà per queste persone che, a Rosarno, con dignità, essendo state costrette a lasciare quel tanto e, paradossalmente, quel poco che avevano, sono partite alla ricerca di un nuovo “niente” per sopravvivere.
Grazie, Monica... ti risponderò con una preghiera dei Nativi Americani, un popolo sterminato dalla sete di dominio degli europei...
RispondiElimina"Più cose saprete,
Più fiducia avrete,
E meno avrete da temere".
(Preghiera Ojibway)
Tuttavia non dobbiamo confondere il desiderio di conoscenza con la saggezza:
"Oggi la gente cerca la conoscenza, non la saggezza. La conoscenza è legata al passato, la saggezza è legata al futuro".
(Vernon Cooper, Lumbee)
Anche la conoscenza dell'altro va perseguita senza violenza... aspettare, a volte, che l'altro ci parli è la via migliore...
Ciao prof, sono Mariangela di 4 B, oggi, dopo il vostro intervento a scuola, ho avuto l’ispirazione giusta per scrivere anche io sul blog. Sono d’accordo con voi quando dite che dobbiamo essere noi, la nuova generazione in primis a cambiare le cose e a combattere contro tutte queste ingiustizie che purtroppo investono la nostra Calabria, penalizzandola sempre con pregiudizi negativi. Io non credo che i rosarnesi siano razzisti, come hanno fatto vedere i media, perché loro hanno accolo gli extracomunitari e li hanno aiutati ad integrarsi nel paese. Se fossero stati razzisti, questa rivolta si sarebbe dovuta scatenare tanto tempo fa, perché in Calabria l’immigrazione non è una novità. Io non voglio, per quanto riguarda questa rivolta, giustificare i rosarnesi, perché comunque, alcuni di loro si approfittavano degli extra comunitari; però non giustifico nemmeno gli extracomunitari: non avrebbero dovuto aggredire donne e bambini, Avrebbero dovuto agire seguendo la legge... era l'unico modo per risolvere il problema.
RispondiEliminaBenventa, Mariangela. Capo Joseph, della tribù dei Piedi Neri disse:
RispondiEliminaNon c'è bisogno di lottare.
Tratta tutti gli uomini nello stesso modo.
Dai a tutti loro le stesse leggi.
Dai a tutti loro la stessa possibilità
Di vivere e crescere.
Tutti gli uomini sono stati creati
Dallo stesso Capo, il Grande Spirito.
Essi sono tutti fratelli.
La Terra è la madre di tutti
E tutti dovrebbero avere gli stessi diritti
Su di lei.
Le prime parole in cui ci si imbatte aprendo il libro di Giuseppe Pontiggia «Nati due volte», sono quelle della dedica. Asciutta ma rivelatrice: «Ai disabili che lottano non per diventare normali ma se stessi». Da questa minuta traccia e da altre, presenti sempre nel romanzo, che è il racconto in prima persona delle difficoltà di rapporto fra un padre e il figlio disabile, prende il via il reading «Che cosa è normale? Racconti sulla diversità», curato da Stella Casiraghi, con la regia di Stefano De Luca, che si tiene questa sera, al Teatro Studio. Una serata per ascoltare le riflessioni, sul tema dell' handicap, di importanti autori italiani e stranieri - da Elias Canetti a Franz Kafka, da Oliver Sacks a Jorge Luis Borges - pensato per stimolare su un tema che ancora crea imbarazzo, sconcerto, pietismo. «Le immagini e le sensazioni di chi sperimenta l' handicap sulla propria pelle, sono già stati analizzati da diverse angolature, medica, psicologica, sociologica - racconta Luca Riva, vicepresidente de «L' Abilità», che con il Piccolo Teatro e la Regione Lombardia promuove l' evento - ma mancava la visione della letteratura». Gli scrittori scelti sono tutti uomini. E non per caso. «La disabilità come la malattia - spiega ancora Riva - sono per tradizione territorio femminile. Noi abbiamo voluto dare voce anche ai papà, alle loro lotte, come quella del giovane insegnante di Pontiggia, in bilico fra responsabilità e desideri di fuga». Le voci narranti sono dell' attrice Giorgia Senesi e del regista Stefano De Luca. (Marta Ghezzi) CHE COSA È NORMALE?
RispondiEliminaGrazie per questo contributo così interessante, il quale amplia il nostro orizzonte di ricerca. Lo scambio porta ricchezza, come si può notare. La rete ci offre la possibilità di parlarci a distanza, per trovare insieme strategie comuni per combattere l'ignoranza.
RispondiEliminaI libri, il teatro, la musica... ci educano alla diversità, partendo dalla nostra identità. Spesso sentiamo dire che un comportamento, o uno stile di vita, non è normale o non è naturle... semplicemente perché sconvolge uno status quo... un'abitudine. Guardare un ragazzo su una sedia a rotelle o una persona dell'altro sesso ci impone una nuova prospettiva sul mondo... ci impone un'apertura...
Ciao Francesco,
RispondiEliminaCome dice Nichiren Daishonin:
Gli insetti che mangiano le foglie di persicaria si abituano al loro sapore amaro; coloro che restano a lungo nelle latrine non si rendono conto di quanto siano maleodoranti.
E ora di cambiare il mondo. Un mondo di multicolore o diciamo multiculturale... ;-)
Viva la libertà, la tolleranza e l'amore ;)
Tanti saluti dalla Germania,
Claudio
p.s: ci vediamo a giugno
Carissimo Claudio, grazie per il contributo... vedo che ti sei dato alla filosofia orientale... ti rispondo con queste parole prese in prestito:
RispondiElimina...Eppure gli esseri viventi, mentre annegano in mezzo a tutto ciò, si trastullano e si divertono inconsapevoli, incoscienti e senza alcun timore (Sutra del Loto, III)
Infatti! Bella questa del Sutra...
RispondiEliminaNon la conoscevo ancora....
A presto, complimenti per il sito!
Visitate tutti www.tripodi.de e lasciatemi un saluto sul Guestbook!
Grazie e saluti a tutti
Claudio
Martedì ho letto su un quotidiano un articolo che mi ha fatto molto pensare. Il comune di Brescia ha dichiarato di non voler nel proprio territorio quattro famiglie di nomadi, nati e cresciuti in Italia, e di aver comprato loro un lotto di terra dove potersi costruire una casa lontano dalla città.. Talmente lontano che si trovava nel comune di Mantova il quale a sua volta ha rifiutato anch'esso queste famiglie. Non è questo forse razzismo? Ma come mai i vari giornalisti non hanno discusso di questa vicenda? Noi siamo razzisti e loro...???
RispondiEliminaCara Annalisa, il problema non sta nello stabilire se il Sud sia più razzista del Nord... già nel momento in cui fai la distinzione tra "noi e loro" crei una barriera... "Noi" italiani non dovremmo essere razzisti... punto e basta... se qualche giornalista calca la mano quando determinati eventi accadono nel Sud... beh... anche quello è razzismo... ma noi dobbiamo cercare di non cadere in questo terribile gioco delle "competenze"...
RispondiEliminaCaro prof, credo abbiate assolutamente ragione, ma questo terribile gioco delle competenze e delle diversità è sempre accettabile? Ci può far crescere nel modo giusto? Credo che rendere palese questa diversità tra nord e sud anche attraverso i media se da un lato provoca in noi giovani la voglia di cambiare la nostra realtà(lato assolutamente positivo) è anche vero che dall'altro lato ci demoralizza, a tal punto che a volte ci porta quasi ad odiare la nostra fantastica terra... ci ritroviamo a scegliere università del nord per costruirci un futuro, a Milano piuttosto che a Reggio Calabria, perché naturalmente ci sembra più facile. E questo è molto "triste".
RispondiEliminaIl terribile gioco delle competenze non deve essere accettato... tuttavia è imprescindibile la diversità. Io ho studiato a Messina... ho avuto la fortuna di studiare con professori straordinari: sempre puntuali a lezione, rispettosi della cultura e degli studenti, preparati e seri professionalmente; sono stati capaci di trasmetterci la loro passione e la loro etica... io li porto come esempio...
RispondiEliminaNel libro "Rotte mediterranee" ho scritto che bisogna saper rendere il proprio luogo elegante... noi siamo la Calabria... noi siamo i calabresi... noi abbiamo il dovere di dare a questo luogo il nostro contributo... se poi decidiamo di studiare a Milano non dobbiamo considerare ciò come una fuga, ma come uno scambio... sarebbe bello se un giorno fossero gli studenti lombardi a trasferirsi al Sud a studiare...
All'Università per Stranieri "Dante Alighieri" di Reggio Calabria, in cui insegno, molti studenti stranieri trovano opportunità e professionalità... se è così vuol dire che non siamo da buttare... Dunque, via i sensi di inferiorità... alimentiamo il desiderio di migliorare... di essere migliori... ma non migliori degli altri... ma migliori è basta...
Cara Annalisa, non è triste studiare fuori... è triste essere razzisti o subire il razzismo... e se non vogliamo subire discriminazioni non dobbiamo, mai, in nessun caso, discriminare...
Caro prof .Idotta,
RispondiEliminasono Bruno di terza A,dopo il mio breve intervento sul blog nel mese di dicembre,ho notato che le osservazioni di molti ragazzi, pur mantenendo come filo conduttore della discussione la “diversità”,si sono focalizzate sui “fatti di Rosarno”. Ritengo che ciò sia logico e positivo perché il nostro modo di pensare prima o poi si deve tradurre in atti concreti, in comportamenti ed azioni che ci caratterizzano nel nostro “essere” quotidiano. Quanto è successo a Rosarno è servito anche per evidenziare in ognuno di noi il “divario” tra ciò che accettiamo a livello teorico e formale nella visione della “diversità” e quelle che sono le “ reazioni” concrete di fronte al “diverso”.Quei fatti hanno inevitabilmente messo in luce il doppio volto dell’accoglienza e la difficoltà ancora grande in molti di noi di mettere in pratica questo sentimento. Sono stati “fatti” deprecabili che hanno scritto una pagina triste per la nostra terra, ma che comunque non possono dare una immagine generalizzata di razzismo per i calabresi. Non tutto è così grigio, senza speranza come è sembrato in quei giorni tra le vie di Rosario. C’è anche un’altra realtà in Calabria, che il regista Wim Wenders ha raccontato in un cortometraggio intitolato “Il volo” dove ripercorre la straordinaria esperienza di accoglienza che immigrati e rifugiati hanno trovato in terre assolate e spesso dimenticate come Riace e Badolato. La Calabria è anche questo!
Caro Bruno, sono d'accordo... io credo che ci possa essere una speranza, soprattutto se gli intellettuali non continueranno a restare chiusi nelle loro torri d'avorio: occorre un impegno costante. Abbiamo il dovere morale di riaprire il dialogo, di scambiarci idee e di crescere. Partiamo dai libri, dall'arte, dal cinema, dalla musica, per creare ponti e scoprire vie alternative alla violenza e alla criminalità.... Sarebbe bello vedere a scuola, insieme, il film di Wenders... a presto
RispondiEliminaSalve prof, Sono Margherita della 5A, vorrei dire qualcosa anche io riguardo al razzismo. Da qualche decennio, almeno nei paesi occidentali, diffidenza e odio verso persone e genti diverse vengono sostituite da un buon grado di accettazione, tolleranza e simpatia. In effetti il fallimento dell’integrazione degli emigrati nella società italiana è solo l’ultimo esempio di una serie di gravi problematiche che si manifestano quando si vuole mettere un po’ di tutto in un unico calderone. L’errore alla base non sta nel desiderio di costruire un’umanità più unita, che è un progetto ed una esigenza più che legittima. L’errore sta piuttosto nella poca comprensione delle vere differenze tra le varie etnie e culture. Una unificazione profonda e durevole deve tenere conto delle identità dei singoli popoli, delle loro radici e tracce culturali, degli archetipi collettivi. A conti fatti, potrebbe emergere che non si è ancora pronti per tale unificazione, o integrazione, o assimilazione.
RispondiEliminaBenvenuta, Margherita. Identità dei singoli... non siamo pronti? Tutto dipende da noi... qualcuno deve pur comincire... io mi sento pronto, e tu?
RispondiEliminaIo non mi sento pronta: secondo me sono stata condizionata troppo da una società retrograda... possiamo già notare che a volte siamo razzisti tra noi bianchi, da decenni, basti ricordare gli anni del governo di Giovanni Giolitti: in Italia c'erano episodi di discriminazione: la libertà e l'aumento dei salari garantiti per il popolo settentrionale mentre la gente del sud non era considerata. Beh penso che anche questi siano stati e sono tuttora episodi di razzismo, bisogna prima essere in grado di confrontarci civilmente tra di noi e poi con le altre popolazioni.
RispondiEliminaBeh, cara Margherita, l'Unità è avvenuta nel 1861... mi pare che non possiamo attendere oltre... la nostra non è una società retrograda... sono d'accordo che esistano persone che ancora faticano ad accettare la differenza, ma dobbiamo essere noi ad aiutarli, perché ciò che spaventa è l'ignoranza... Sì, è vero, i governi post-unitari hanno creato enormi danni al Sud del nostro Paese, ma adesso dobbiamo lavorare con impegno e andare avanti... adesso siamo in Europa e non c'è tempo da perdere in dietrologie... la storia va studiata, ma non deve essere strumento di odio e revanscismo, bensì deve educare al dialogo e al confronto....
RispondiEliminaCaro prof, sono Graziella della IV A… con piacere ho letto alcuni commenti dei miei compagni riguardo ad un tema così importante ossia il razzismo, di conseguenza ho letto anche le sue esaurienti risposte. Molti di loro trattano argomenti che riguardano episodi lontani, altri fanno riferimento a episodi odierni… inevitabilmente ciò mi ha fatto capire che tale problema sia purtroppo ben radicato nella società in cui viviamo. Di conseguenza i miei interrogativi sono: “è possibile abbattere quel sottile muro che sapara il concetto di “diverso”, dal concetto di “normale”? basta citare episodi storici già accaduti o bisogna operare attivamente nella societè affinchè il futuro non faccia rivivere la storia?
RispondiEliminaCara Graziella, penso che la diversità sia "normale", visto e considerato che siamo uno diverso dall'altro... in natura esiste questa condizione di eterogeneità... il problema sta nel capire cosa intendiamo fare con queste differenze: le vogliamo usare per scontrarci o per confrontarci?
RispondiEliminaRiguardo alla seconda parte del tuo contributo, "citare episodi storici" non è inutile... se non poggiassimo le nostre riflessioni sulle basi costruite da chi ci ha preceduto, dovremmo iniziare ogni volta da capo... sicuramente non basta questo, ma è indispensabile per cominciare a parlarne e per intraprendere un percorso di rinnovamento... a presto
Ciao carissimo amico e prof Francesco e ragazzi della scuola di Sant’ Eufemia, sono appena rientrata dal caldo del sud America… e ho letto con molta attenzione il blog che sta crescendo con tanti pensieri interessanti: il mare, le differenze, il rispetto per l’altro, per la diversità. Avete ragione, viviamo in un’epoca in cui la velocità sembra non lasciare tempo per la riflessione… la gente si lamenta che i giovani di oggi non pensano, ma mi domandavo, questo blog non mette in mostra una verità diversa? Non fa vedere che se gli adulti, invece di “accusare”, stimolano i giovani questi sanno mettere fuori di sé… il meglio? Inoltre mi sono chiesta: se questi ragazzi pensano così, è perché sanno accentare l’altro, amano la diversità, (come ha scritto qualcuno: “È una fortuna! Non una sfortuna!”), questi giovani non sono impotenti. Qualche passo magico li ha autorizzati a pensare, a riflettere… a costruire un cammino possibile… perché è impossibile pensare che un colore di pelle sia superiore a un’altra, perché è impossibile che tutti pensiamo dello stesso modo (“chi la vuole cotta chi la vuole cruda”… e chi un po’ meno cotta e chi un po’ meno cruda è così all’infinito… come il passo tra la tartaruga e Achille… Zenone come interlocutore valido direbbe che tra uno e due le frazioni sono infinite…)
RispondiEliminaAllora l’impossibilità non è uguale all’impotenza!!!! È come il mare, che ci permette infinite possibilità… non restare fermi, impotenti, guardando ciò che succede, bensì riflettendo e reagendo con atti… con pensieri che portano ai veri atti…
Ci sono il mare, il sole, i corpi liberi, i piedi nudi, i visi abbronzati. E sì! Ero in riva al mare sentendo l’oceano bagnarmi i piedi, mentre il sole faceva il suo lavoro sulla mia pelle, adesso abbronzantissima, ed è sorta una domanda: ma perché noi, i cosiddetti “bianchi”, vogliamo essere “neri”? boh? Che ne pensate? E pensando a voi ho ricordato, anche, una grande poetessa argentina, lei amava profondamente il mare… così tanto che un giorno, quando il peso delle ombre non hanno permesso che si movessi più… ha scelto la libertà marina, è andata a salutare i coralli i pesci d’oro e a farsi cullare dalle sirene di madreperla verdemare…
YO EN EL FONDO DEL MAR
RispondiEliminaEn el fondo del mar
hay una casa
de cristal.
A una avenida
de madréporas
da.
Un gran pez de oro,
a las cinco,
me viene a saludar.
Me trae
un rojo ramo
de flores de coral.
Duermo en una cama
un poco más azul
que el mar.
Un pulpo
me hace guiños
a través del cristal.
En el bosque verde
que me circunda
-din don... din dan...-
se balancean y cantan
las sirenas
de nácar verdemar.
Y sobre mi cabeza
arden, en el crepúsculo,
la erizadas puntas del mar.
IO SUL FONDO DEL MARE
In fondo al mare
c’è una casa
di cristallo.
A una strada
di madreperle
conduce.
Un grande pesce d’oro,
alle cinque.
mi viene a salutare.
Mi porta
un ramo rosso
di fiori di corallo.
Dormo in un letto
un poco più azzurro
del mare.
Un polipo
mi fa l’occhietto
attraverso il cristallo.
Nel bosco verde
che mi circonda
- din don... din dan... -
dondolano e cantano
le sirene
di madreperla verdemare.
E sulla mia testa
ardono, al crepuscolo,
le ispide punte del mare.
Alfonsina Storni
Così grandi musicisti e poeti come Ariel Ramìrez e Felix Luna hanno coniugato per sempre Alfonsina con il mare, per risaltare come lei aveva amato la vita e il mare… perché la più grande differenza viene segnata dal fatto che moriamo perché siamo nati, nell’accettare il giorno e la notte, la luna e il sole, la terra e il mare… impariamo a vivere… vestiti di mare…
Alfonsina y el mar
RispondiEliminaPor la blanda arena que lame el mar
su pequeña huella no vuelve más
y un sendero solo de pena y silencio llegó
hasta el agua profunda
y un sendero solo de penas puras llegó
hasta la espuma
Sabe Dios que angustia te acompañó
qué dolores viejos calló tu voz
para recostarte arrullada en el canto
de las caracolas marinas
la canción que canta en el fondo oscuro del mar
la caracola
Te vas Alfonsina con tu soledad
¿qué poemas nuevos fuiste a buscar?
Y una voz antigua de viento y de mar
te requiebra el alma
y la está llamando
y te vas, hacia allá como en sueños,
dormida Alfonsina, vestida de mar.
Cinco sirenitas te llevarán
por caminos de algas y de coral
y fosforescentes caballos marinos harán
una ronda a tu lado.
Y los habitantes del agua van a nadar
pronto a tu lado.
Bájame la lámpara un poco más
déjame que duerma, nodriza en paz
y si llama él no le digas que estoy,
dile que Alfonsina no vuelve.
y si llama él no le digas nunca que estoy,
di que me he ido.
Te vas Alfonsina con tu soledad
¿qué poemas nuevos fuiste a buscar?
Y una voz antigua de viento y de mar
te requiebra el alma
y la está llamando
y te vas, hacia allá como en sueños,
dormida Alfonsina, vestida de mar.
Alfonsina è il mare
Per la soffice sabbia lambita dal mare
la sua piccola orma non torna mai
e un sentiero solitario di pena e silenzio è giunto
sino all'acqua profonda
e un sentiero solitario di pura pena è giunto
sino alla spuma
Dio sa quale angustia ti ha accompagnata
che antico dolore ha spento la tua voce
per addormentarti cullata dal canto
delle conchiglie marine
la canzone che canta nel profondo oscuro mare
la conchiglia
Te ne vai Alfonsina con la tua solitudine
quali nuove poesie sei andata a cercare?
E una voce antica di vento e di mare
ti lacera l'anima
e sta là chiamando
e tu fin là vai, come in sogno
Alfonsina dormiente, vestita di mare
Cinque sirene ti condurranno
lungo il cammino di alghe e coralli
e fosforescenti cavallucci marini faranno
una ronda al tuo lato.
E gli abitanti dell'acqua ti nuoteranno
subito al lato
Abbassami un po' di più la luce
lasciami dormire in pace, tatina mia
e se chiama non dirgli che ci sono,
digli che Alfonsina non torna,
e se chiama non dirgli mai che ci sono
digli che me ne stò andando.
Te ne vai Alfonsina con la tua solitudine
Quali nuove poesie sei andata a cercare?
E una voce antica di vento e di mare
ti lacera l'anima
e sta là chiamando
e tu vai, fin là, come in sogno
Alfonsina addormentata, vestita di mare.
Autore: Ariel Ramírez
Testo: Felix Luna
Argentina
Scritta alla morte per suicidio della poetessa argentina Alfonsina Storni
Abbracci marini, eva
:-) ciao Eva. Grazie
RispondiEliminaSalve prof! Sono Annalisa C. di V. Proprio negli ultimi tempi, parlando di società di massa, mi sono soffermata a riflettere sugli aspetti negativi apportati da questa nuova strutturazione sociale. Secondo me non è giusto che l'individuo debba soffocare la propria personalità e ricchezza interiore per seguire il gruppo. Oggi i social network (che sotto certi aspetti ci uniformano) ci permettono di incontrare l'altro e confrontarci virtualmente, ma non sarebbe meglio se si recuperassero i rapporti umani in modo da riscoprire chi ci sta davanti guardandolo negli occhi?
RispondiEliminaCara Annalisa, credo che tu abbia ragione... io sono per le strette di mano, le passeggiate, le lunghe conversazioni con gli amici... vis a vis. Guardiamoci negli occhi troviamo l'anima dell'altro... Anche per questo ho voluto leggere in classe Ryszard Kapuscinski... Egli scrive: "La paura dell'altro viene sempre più spesso sostituita dalla curiosità e dal desiderio di conoscerlo più da vicino"... i social network ci tolgono tempo e non ci fanno compagnia (per citare Nietzsche, il quale usava questa espressione quando si rivolgeva alle persone moleste e incolte)... grazie Annalisa... sempre un passo avanti...
RispondiEliminaCiao a tutti! Incontrarsi di persona per coltivare i rapporti umani è bello e senz'altro utile. Ma sinceramente non credo che sia così male comunicare virtualmente. Penso che nessun iscritto a qualche social network preferisca trascorrere il proprio tempo di fronte al computer quando può scegliere di incontrare un amico, ma quando non lo si può fare di persona, comunicare virtualmente è una grande benedizione. Sì, non credo di esagerare, considero i social network per chi, come me, ha degli amici che non ha la possibilità di frequentare spesso e anche una sorella in un'altra città, una benedizione. Un po' come le vecchie lettere, ma più veloci ed efficaci. E poi secondo me attraverso la parola scritta molte volte è più facile dirsi delle cose che non si riescono ad esprimere a voce alta, di conseguenza spesso risulta più produttivo scriversi piuttosto che parlarsi.... E' bello come dico sempre tutto il contrario di quello che dicono gli altri!!! ahahahahahah... a presto! =)
RispondiEliminaBeh... la scrittura è un bel modo di comunicare, perché è meno immediata della parola orale e dà la possibilità di rileggere e correggere... inoltre l'altro esiste e va ascoltato ed è bello leggere pareri eterogenei... tuttavia, cara Noemi, io sono d'accordo con te... la tecnologia va usata e non lasciare che ci usi...
RispondiEliminaCiao a tutti, sono d'accordo con Annalisa, la tecnologia sta distruggendo i valori umani. Comunicare solo virtualmente o, peggio, conoscersi in questo modo è una cosa per me sapaventosa. Siamo persone con dentro un'anima avvolta da sentimenti, che devono essere tirati fuori insieme alla propria personalità, attraveso gli occhi, l'espressione del viso, i gesti, i quali riflettono il nostro essere interiore in ogni circostanza. Farsi conoscere non è sempre facile, figuriamoci farlo attraverso una macchina! Certo come dice Noemi i social network sono una salvezza e comodissimi per chi ha amici e parenti in altre città, ma chi sceglie di conoscere nuove persone virtualmente credo stia sbagliando di grosso. Scoprirsi l'un l'altro attraverso le parole e scavando nei pensieri altrui è un punto in più per conoscersi; notare i vizi, i difetti, i pregi, le abitudini, il comportamento che una persona ha con il resto del mondo sono fondamentali per imparare a conscerla. Perchè sì, bisogna imparare a conoscere le persone, e i social network non insegnano un bel niente. E' vero che attraverso la parola scritta si riesce a dire ciò che magari di persona non si riesce ad esprimere, ma facendo sempre così ci chiuderemo sempre più in noi stessi e parlare ci diventerà sempre più difficile e a volte ci porterà ad evitare le conversazioni, cosa che non va per niente bene..
RispondiEliminaCara Ilaria, penso che sia giustissimo quello che dici. Però è solo grazie a internet che posso comunicare con i miei amici oltreoceano o con quelli che vivono in altri paesi europei. Ciò non deve precludere le passeggiate e le chiacchierate... quelle vere... niente è un male di per sé... dipende dall'uso che se ne fa...
RispondiEliminaFinalmente sono arrivata?! sono daniela, fuoricorso, nel senso letterale del termine. forse questa definizione è utile come approccio al tuo libro, che reputo solo l'inizio di questo viaggio. due autori adesso mi vengono in mente: i viaggi sono i viaggiatori, ciò che vediamo non è ciò che vediamo ma ciò che siamo. pessoa. e il lungo viaggio di Sciascia, amara ironia, sia sul diverso che sul viaggio... a presto
RispondiEliminaBenvenuta Daniela... continua a farci riflettere con i tuoi spunti... grazie mille
RispondiEliminaCiao prof
RispondiEliminasalve, professore ho visto il suo magnifico spazio, spero poter alsciar almeno qualche spunto critico personale, dal quale possa arricchire minimamente la sua grande creativita'. y puedo ahcerlo en espanol?. asi como su gran libro dice, o mas bien, usted mismo dice: "la filosofia no tiene ninguna mascara", las mascaras solo las enajenamos cuando nos sentimos diferentes y extranos, y no solo porque socialemente lo somos, si no porque nos da terror que el otro vea en mis ojos la aceptacion que soy extranjero, y que no puedo ser igual a el, las mascaras son infinitas y desafortunadamente somos obligados concientemente a usarlas, dijo pirandello. gracias profesor espero poder participar de su maravillos sitio. un saludo. christian
RispondiEliminaHola Christian, Bienvenido, estoy en acuerdo con tigo... Querido, por cierto, puedes escribir en tu idioma... espero tus palabras... con todo mi cariño.
RispondiEliminaSalve Prof sono Domenico P. ex alunno 5^A il cambio d'aria mi sta facendo cambiare anche punto di vista e quando mi ritrovo a parlare con ragazzi magari marocchini penso sinceramente che siano come noi e meglio dei polentoni... Gente che ha fame che ha voglia di crescere che ha voglia di rivalsa, gente che ha tanto da insegnare e da imparare. Bene, in questa mia fase di maturazione, e con un ottica diversa, penso che la diversità può portare molte cose positive, scambi culturali non indifferenti... Ovviamente anche tra gli immigrati c'è cattiva gente... Oggi dopo un annetto mi ritrovo a leggere qualche commento di questo spazio straordinario, purtroppo le cose quando le devi fare xk lo devi fare nn le fai mai (o quasi), sarebbe come rispettare quelle leggi non scritte che fanno respirare l'aria pesante nella società... Prima ho parlato di nuovo punto di vista, ma forse mi sono sbagliato questo cambiamento m'ha fatto aprire gli occhi e le braccia....
RispondiEliminaCaro Domenico... mi fa piacere che rivaluti certe cose... ma non mi piace quando parli di polentoni. Anche qui c'è un certo pregiudizio. L'Italia è un paese straordinario, da Nord a Sud, come i suoi abitanti. Quando penso agli italiani mi vengono in mente tanto Tommaso Campanella e Giordano Bruno, gente del sud, quanto Mino Milani, Umberto Eco, MassimoCacciari... gente del Nord... tanto Antonello da Messina e Mattia Preti, gente del Sud, quanto Antonio Ligabue e Filippo Da Verona, gente del Nord... tanto Vincenzo Bellini, quanto Giuseppe Verdi. Mi fa piacere cmq che le tue braccia siano aperte, te ne potrà venire solo nuova ricchezza. Un abbraccio
RispondiEliminaSi xò oggi 150 anni dopo l'unità d'Italia le differenze sono enormi, sia nella vita sia nelle persone.... La gente del nord non è come qlla del sud, certo di tutta l'erba nn se ne deve fare un fascio xo è diverso.
RispondiEliminaCerto che siamo diversi, per molti aspetti, diversissimi. E' questa la nostra ricchezza...
RispondiEliminaCaro Domenico, dopo quello che mi hai scritto, ho riflettuto un altro po' e mi sento di dirti che la schiusa del guscio ci proietta in un mondo altro... il più delle volte abbiamo paura di perdere le nostre certezze e cerchiamo il "simile", affinché ci rassicuri: coloro che sono più vicini al nostro modo di pensare ci piacciono di più: rappresentano delle conferme. Le persone diverse, però, ci aiutano a maturare, perché ci pongono davanti ai nostri limiti. Noi del Sud siamo molto emotivi e chiassosi, ci piace la partecipazione emotiva: entrare nella vita degli altri e vivere collettivamente ogni "sentire"... ci piace condividere e adoriamo la conviviale follia dei pranzi luculliani della domenica. Il Nord ci aiuta a essere un po' più riservati, meno emotivi, più silenziosi... i miei viaggi al Nord mi hanno insegnato a parlare a voce bassa e ciò mi ha consentito di sentire i suoni della Calabria con maggiore definizione; ho cominciato ad apprezzare la riservatezza e con essa ho imparato ad avere più rispetto dei miei sentimenti e di quelli degli altri... e potrei dirti molte altre cose...
RispondiEliminaAlcuni miei amici del Nord mi hanno confessato che dopo essere stati al Sud hanno iniziato ad apprezzare cose che prima ritenevano inutili... siamo ricchi quando impariamo dagli altri. L'esperienza della diversitàci rende migliori e la parola dell'altro ci educa alla differenza. Ascolta i diversi da te e vedrai il mondo in modi sempre diversi... ciò diraderà le nebbie della noia e renderà la vita più intensa e degna diesser vissuta. TVB