Un ombrello
pieno di pioggia
di Annamaria Barreca
Continua il viaggio poetico di Annamaria Barreca, tra le sue certezze e le sue numerose titubanze. "Nel deserto della città o nel frastuono dello spazio della memoria" la poesia è pronta a riaccendere desideri sopiti ed a confrontarsi con le lontananze più estreme.
Perché "un giorno, un giorno con violenta eruzione tutto torna". La poetessa sa aspettare nelle zone d'ombra del padiglione più estremo, e insinua la parola nella testa del lettore. Non appare nessun limite al suo fluire: si inoltra negli abissi bui e non teme neanche la luce, perché è forte come un telescopio e lungimirante come la preghiera di un ateo. "Sono schegge" i versi di Annamaria Barreca, "coriandoli impazziti" nel vortice della pioggia che riempie ombrelli e teste, perché "l'acqua è vita e vita è morte."
Le vie del contrasto fanno presto ad insinuarsi nel cervello e la poesia scioglie il nodi del divenire, libera la donna oppressa da millenni e le ridona la dovuta dignità, perché la donna non è un vuoto da colmare, ma un universo capace di farsi multiverso, per mezzo della poesia e dell'erranza.
Come sabbia di fiume in movimento, che erode e arricchisce, genera le idee e desta come un tintinnio di campana sorda. Lontano il verso non va, ma ci conduce il lettore: lo fa viaggiare oltre i noti confini. Annamaria Barreca trionfa in questo libro, come donna e come poetessa, perché accenna il suo dolore, lo dona, senza farlo diventare urlo, tramutandolo in carezza per l'anima.
" Armonia eravamo... Si confuse anche il tempo."
Annamaria Barreca, in questo libro, sa aspettare l'attimo, in cui si compiere la profezia del suo canto magistrale e luminoso. In questa attesa scompare il tempo e resta l'amore infinito, "roccia granitica" a cui aggrapparsi, ma senza veemenza.
"Un ombrello pieno di pioggia" è un canto d'amore, capace di risuonare a lungo nella testa del lettore. Oltre, va oltre, ben al di là della paura che blocca: è un canto che dura, una musica che investe il cuore. Il verso non poggia su strutture preconfezionate, ma vola su un pentagramma costruito tra gli spazi dell'anima: ogni parola è nota che conduce sì nell'abisso, ma che sa trarre fuori chi legge dal limbo della paura.
C'è libertà in queste poesie: conoscono la direzione del dove sia opportuno stanziare: esse vanno al di là del pregiudizio e scardinano la miopia della modernità fasulla; lasciano il tempo di respirare, non corrono verso una meta prefissata, ma consentono di trovare il sentiero che conduce a se stessi, il quale è imprevedibile e nuovo ogni giorno.
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