rotte mediterranee... nel mare delle differenze... per uscire dal labirinto
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giovedì 16 gennaio 2014
Mario Rigoni Stern...
«Il momento culminante della mia vita non è stato quando ho vinto premi letterari, o ho scritto libri, ma quando la notte dal 15 al 16 sono partito da qui sul Don con 70 alpini e ho camminato verso occidente per arrivare a casa, e sono riuscito a sganciarmi dal mio caposaldo senza perdere un uomo, e riuscire a partire dalla prima linea organizzando lo sganciamento, quello è stato il capolavoro della mia vita…» (da Ritratti: Mario Rigoni Stern di Carlo Mazzacurati e Marco Paolini)
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RispondiEliminaQuesti i risultati della pace e della libertà: lavorare e costruire per il bene degli uomini, di tutti gli uomini; non uccidere, distruggere e conquistare con la forza delle armi, ma vivere con il lavoro per la fratellanza e l'aiuto reciproco. Mario Rigoni Stern
Io ho letto il "Sergente nella Neve" questo libro mi ha fatto tanto riflettere e inoltre mi ha colpito in molteplici aspetti... "l'ironizzare" nonostante le condizioni malsane in cui si trovavano, il timore e la paura...la speranza di rivedere la propria terra..davvero molto suggestivi ed emozionanti...un libro che consiglierei..
RispondiEliminaCaro prof, leggere il Sergente nella neve non è stata una punizione, anzi direi proprio il contrario. Una delle tante parti che mi ha colpito di questo libro, è stato appunto Tourn, egli era un soldato piemontese, il più allegro di tutti che era stato mandato nel battaglione di Rigoni per punizione perché era rientrato in ritardo dalla licenza. Tourn a differenza degli altri soldati, quando riceveva posta da casa, la fumava, egli infatti raccoglieva tutte le cicche, ne levava il tabacco e con le lettere che riceveva faceva le cartine. Credo che sia un libro molto interessante e consiglierei a tutti di leggerlo.
RispondiEliminaGià... infatti non era una "punizione"... alle quali non credo... ma un modo per farvi entrare nel mondo dei soldati che hanno combattuto durante la Seconda Guerra mondiale... e anche un modo per conoscere un grande scrittore contemporaneo...
EliminaLeggendo il libro il sergente sulla neve mi sono resa conto quanto sia eccezionale Stern nel descrivere ogni cosa che lo circonda in ogni minimo particolare. Di questo libro mi ha particolarmente colpito la prima parte denominata il caposaldo nella quale egli descrive le condizioni in cui questi uomini erano costretti a vivere. Infatti pativano il freddo, la fame e il sonno, ma sopratutto rischiavano la loro vita. Questo libro mi ha davvero appassionato, mi ha fatto riflettere su molte cose il particolare mi ha fatto capire quanto siamo fortunati per tutto quello che abbiamo!!
RispondiEliminaPurtroppo o forse per fotuna, non so stabilire bene quale delle due, avevo sentito molte storie di guerra, a volte anche di persone a me vicine, prima di leggere "Il sergente nella neve" ma ad essere sincera nessuna di quelle storie mi aveva fatta sentire così come mi sono sentita leggendo questo libro. Devo ammettere che questo libro ha superato tutte le mie aspettative: mi è piaciuto molto e a dire il vero non me l'aspettavo...
RispondiEliminaIl "Sergente nella neve", è davvero interessante, mi ha fatto riflettere e pensare quanto coraggio avevano tutti quegli uomini. Vivevano in condizioni veramente assurde avevano fame, paura, ma anche la speranza che un giorno sarebbero ritornati a casa. Secondo me è un libro da leggere per capire ancora una volta come la guerra è una brutta bestia che non si ferma davanti a nessun ostacolo.
RispondiEliminaHo letto il libro " Il sergente nella neve" ,perché sono rimasta colpita dalla sensibilità di Mario Rigoni Stern nell'intervista a " Che tempo che fa ". Egli infatti ha scritto questo libro per ricordare i numerosissimi compagni caduti e le sofferenze dei sopravvissuti. Mi ha colpito molto la capacità, la semplicità, con le quali, lo scrittore, è riuscito a trasmettere ciò che ha vissuto con i compagni: paura,nostalgia,stanchezza,il dolore per la perdita di un amico, ma soprattutto l'inutilità della guerra! ...
RispondiElimina"Un anno dopo che ero ritornato, quando nevicava,sono uscito a sciare per il bosco e nella neve ho ritrovato i compagni",dice Mario Rigoni Stern durante l'intervista, ci tengo a metterla in evidenza perché dopo aver letto il libro ho provato una grande emozione...
Il libro che ho letto di Mario Rigoni Stern è “Il sergente nella neve”, lo potremmo definire come un diario, dove l’autore ricorda le giornate sul Don durante la Seconda Guerra Mondiale. La lettura del libro mi ha permesso di spaziare da ciò che il libro di storia tratta a riguardo della guerra, essa non è solo una data, qualcosa di lontano, non è stata combattuta da un esercito di massa, ma da uomini singoli, uomini che hanno alle loro spalle ricordi, una casa, una fidanzata, una vita tranquilla… Uomini a cui è stata affidata un’arma e poi spediti in luoghi lontanissimi, vivendo in condizioni disumane, con la morte costantemente al loro fianco e nel cuore la speranza di tornare “a baita”. La cosa che più mi ha colpito del libro è che il tema principale non è la guerra, non sono nemmeno la fame e il freddo, ma la speranza, i ricordi della casa lontana, e soprattutto l’amicizia: “ C'era la guerra, proprio la guerra più vera dove ero io, ma io non vivevo la guerra, vivevo intensamente cose che sognavo, che ricordavo e che erano più vere della guerra. Il fiume era gelato, le stelle erano fredde, la neve era vetro che si rompeva sotto le scarpe, la morte fredda e verde aspettava sul fiume, ma io avevo dentro di me un calore che scioglieva tutte queste cose.”
RispondiEliminaDopo aver letto "la storia di tönle", ho capito diversi aspetti della vita di un uomo, la dedizione alla propria famiglia, al proprio gregge, ai propri desideri ed ideali, ho capito l'importanza negativa che ha la guerra, la pesantezza del freddo invernale, ho capito cosa significa essere uomo in un periodo della storia nel quale l'umanità non conta davanti a migliaia di morti della guerra. Mario Rigoni Stern, in questo libro, è riuscito a conciliare il periodo della guerra, con la quotidianità di un uomo di un piccolo paesino di montagna, abituato a vivere con il suo gregge e il suo cane, tra la solitudine delle montagne e dei boschi. Importante, secondo me, è la cura di Mario Rigoni Stern nel descrivere i campi di lavoro nei quali è sfruttato Tönle, la durezza delle immagini e la voglia di un uomo di vivere la propria vita. Infine,devo dire che il finale del libro mi ha lasciato basito, lo immaginavo diverso, ma questo ha comunque reso questo libro particolare, diretto, umano e raro.
RispondiElimina“Nella vostra vita vi auguro almeno un blackout in una notte limpida.” Mario Rigoni Stern.
RispondiEliminaCari Alunni, a me è capitato... una notte senza luna, limpida... a Scilla... non ho mai più visto un cielo così... da queste piccole cose l'uomo apprende l'umanità... Mario Rigoni Stern ci aiuta, con i suoi libri, a non perderla ancora, come è successo durante le guerre mondiali e come succede ancora oggi in molte parti del mondo.
Ha proprio ragione prof, in fondo sono le piccole cose a ridestare in noi quel senso di umanità che spesse volte, soprattutto in una condizione di sofferenza come può essere la guerra, viene dimenticato. Secondo me tale aspetto è evidenziato molto bene da Rigoni ed è proprio questa umanità ad avermi coinvolto nella lettura de “Il sergente nella neve”. Molto forte è nel suo racconto la presenza dei ricordi, del suo passato, dei sapori e degli odori del suo paese, della sua famiglia, di realtà che, seppure lontane, si mantenevano in lui ancora molto vive e presenti. Forse è proprio la lontananza dai suoi affetti a fargli apprezzare ancor più, ad esempio, il sapore della polenta o anche i rari incontri con i suoi “compaesani”. Una delle parti che mi ha fatto maggiormente gradire questa sensibilità dell’autore è quando quest’ultimo, avvicinandosi ai suoi uomini, gli annuncia che manca poco al momento in cui avrebbero dovuto abbandonare definitivamente il fronte ed uno di loro, Meschini , dice “Allora sergentmaggiù..è meglio fare la polenta ancora una volta”. Quest’ultimo gesto prima di mettere nuovamente in gioco la propria vita evidenzia quel desiderio, proprio di tutti i soldati, di mantenere vivo il ricordo di casa, quasi come se fosse una linfa, una spinta vitale che aiuta a non lasciarsi trascinare nell'abisso della morte.
EliminaDovrebbe essere sempre viva la forza di questi uomini. Purtroppo il tempo, spesso, sempre più spesso, cancella questo vigore... ma i loro scritti aiutano a ritrovare la verità...
EliminaPer noi, oggi, risulta difficile anche solo immaginare quanto atroce possa essere stata la guerra e la lettura dei vari libri di Mario Rigoni Stern è una chiara testimonianza di quanto è successo, in quanto in molti di essi egli racconta diversi episodi vissuti da lui durante la Seconda Guerra Mondiale. In modo particolare, nel libro “il sergente nella neve”, che io ho letto, lo scrittore raccontando la propria esperienza, ci parla della situazione generale in guerra e della posizione in cui si trovavano molti soldati come lui. Rigoni, sergente maggiore del Battaglione, racconta infatti di quanto sia dura la vita in trincea e di quante difficoltà ogni giorni lui e i suoi compagni dovevano affrontare: freddo, fame ma soprattutto paura di non ritornare più a casa e nostalgia di casa … egli infatti scrive che la speranza di ritornarci un giorno era la forza per riuscire a lottare ogni giorno. È sicuramente molto interessante il modo con cui lo scrittore ci racconta questa storia perché riesce, nonostante l’immenso dolore che prova al ricordo, a parlare con una punta di ironia su diverse cose come ad esempio riguardo al suo rapporto con gli altri suoi compagni con i quali instaurò un bel rapporto e con i quali cercò di mostrarsi sempre forte e speranzoso. È chiaro, però, che in lui era davvero tanta la paura di non riuscire a resistere e a sopravvivere ma ciononostante molti vedevano in Rigoni un conforto. C’era, in particolare, un soldato di nome Giuanin il quale aveva l’abitudine di chiedergli se “sarebbero ritornati a baita”, cioè a casa, e anche se non ne aveva la certezza, il sergentmagiù (così Rigoni veniva chiamato) rispondeva sempre di sì. La compassione, la solidarietà verso i suoi compagni, in questo terribile evento,sono stati strumenti per riuscire ad essere più forti e superare la situazione aiutandosi a vicenda. Rigoni racconta inoltre dell’amarezza che provò quando, durante il viaggio per ritornare in Italia, si accorse che gran parte dei suoi uomini non erano con lui perché non hanno avuto la forza di proseguire e l’amarezza che continuò a provare quando, ritornato al suo paese, vedeva ancora molti familiari che attendevano il ritorno dalla guerra dei loro cari. Rigoni, infatti, riuscì a ritornare a casa salvo ma a molti dei suoi compagni non toccò la stessa sorte e come loro anche molte altre persone. È proprio il racconto di Rigoni che può aiutarci a comprendere che troppe volte non riusciamo a capire quale sia il vero senso delle cose e, nonostante possiamo avere la dimostrazione di quanta distruzione porta la guerra, ancora oggi purtroppo in molti casi continuiamo a farla … non è abbastanza quanto successo in passato? Perché cerchiamo ancora il modo per prevalere sugli altri? e soprattutto dove sono finiti i sentimenti di fratellanza che quei soldati avevano nonostante la difficile situazione?
RispondiEliminaL’aspetto che mi ha colpito maggiormente del libro di Mario Rigoni Stern, “il Sergente Nella Neve”, è la capacità dello scrittore di descrivere tutto nei minimi dettagli, ogni personaggio è rappresentato perfettamente, con le proprie caratteristiche i propri pregi e i propri difetti, come ad esempio Antonelli uno dei soldati del suo caposaldo che era solito bestemmiare sempre per ogni minima cosa o sciocchezza facendo ridere i suoi compagni, o a volte irritando qualche sergente maggiore, oppure Giuanin che ricordo in particolare per il suo continuo desiderio di ritornare a casa e per il suo sguardo ottimista volto verso il futuro, e poi anche Tourn che con la sua allegria riesce a mettere di buone umore tutti anche nei momenti più difficili e tristi, e altri ancora come Il Baffo, Moscioni, Cenci e tantissimi altri. Anche le diverse ambientazioni sono descritte così bene, che mi sembra quasi di averle viste, a partire dai gelidi capisaldi presso il fiume Don, alle isbe della steppa. Ma ciò che mi ha fatto realmente riflettere è che nonostante questi soldati vivevano in condizioni drastiche e parecchio difficili, in quanto soffrivano spesso di freddo e di fame, riuscivano tuttavia a trovare il tempo e il modo per divertirsi, e stare insieme senza pensare costantemente a quale esito avrebbe avuto la guerra. Questo libro ci da degli ottimi insegnamenti, almeno a me ha fatto capire che valore hanno le cose, soprattutto quando non ce le abbiamo più, è bene quindi tener conto di ogni minima cosa che oggi abbiamo quotidianamente, e dare valore a tutto a partire da un pasto caldo a un letto comodo.
RispondiEliminaCaro Prof..leggere "Il sergente nella neve" è stata un'esperienza del tutto nuova..infatti, di solito, leggendo ho modo di allontanarmi da questa realtà, e conoscerne mille e mille altre, l'una diversa dall'altra, l'una più lontana dell'altra dalla mia..questa volta, invece, leggere è servito a farmi "assaggiare" una realtà così vicina a noi, che ha accompagnato il mondo sin dalla sua origine:la guerra..Già Darwin, ci aveva parlato di una "lotta per la sopravvivenza", instaurata tra gli essere viventi, in cui a vincere è sempre il più forte, in modo tale da garantire, oltre alla sopravvivenza, un progressivo miglioramento della specie..Ma, se questa guerra, sotto tale punto di vista può assumere un'accezione positiva in quanto finalizzata ad uno scopo superiore, quella di cui si fa autore l'uomo, altro non è che una distruzione di ogni forma di vita, un continuo sacrificio di vite innocenti, quasi sempre costrette a scontare le colpe di chi non ha il coraggio di prendere a carico le proprie..Proprio Rigoni Stern, ci parla, infatti, di soldati dai lineamenti tutt'altro che cattivi, di giovani uomini con l'aria impaurita, piuttosto che spietata, per il timore non tanto della guerra armata, ma di quella interiore..Infatti, la paura più grande era di perdere se stessi, di morire dentro..Ed ecco che la più leale fra gli alleati, la penna, ha permesso a quella scintilla, a quel fuoco vitale di cui anche Eraclito aveva parlato, di sopravvivere nonostante le bufere di neve, la fame, il freddo, ed ha creato, tra una parola e l'altra, quanto di più bello al mondo.."La storia", infatti, come dice una canzone sentita alla radio qualche tempo fa, "non è la memoria, ma la parola", la quale è il dono più grande di cui disponiamo, ma che spesso utilizziamo per oscurare la vita, piuttosto che farla brillare! Allora, mi vengono in mente una bellissima frase di Dostojevski ed un interrogativo che vorrei porre. Se "L'essere umano è il virus della Terra..distrugge l'ambiente in cui vive, causando la sua stessa distruzione..uccide se stesso" ma, allo stesso tempo, "l'amore può emergere solo nella disgregazione, il bene, nel male", sarà servito a qualcosa il sacrificio di tutte quelle anime? Potrà nascere un pò di amore da tutto questo sangue che si versa ogni giorno? Ma, soprattutto, riuscirà l'uomo a comprendere l'importanza della vita ed a ritrovare la "retta via"?..
RispondiEliminaCara Valeria, in effetti, Darwin non dice che a sopravvivere sia il più forte, ma colui che si adatta meglio... i più forti erano i dinosauri, eppure si sono estinti. La guerra non è una necessità biologica, ma un orrore umano, una prova di forza, in cui ci si distrugge a vicenda. Dopo un conflitto non ci sono vincitori e vinti, perché si esce tutti perdenti... e Mario Rigoni Stern e anche Dostoevskij ce lo ricordano... Penso che l'amore non possa nascere dall'odio e dalla guerra... ma questo è solo un mio parere...
RispondiEliminaCaro Prof..concordo pienamente..osservare i massacri compiuti dall'uomo è raccapricciante e non nascondo il timore che mi suscita il solo pensiero..credo che in natura, alcune volte, i conflitti siano necessari per la sopravvivenza, ma tra uomini no, non è ammissibile..ciò a cui dovremmo mirare, a mio parere, non dovrebbe essere altro che il confronto di idee, di punti di vista, non quello armato! Infatti, è questa l'unica forma di conflitto che riesco ad accettare, che sia costruttivo, ma che ci permetta soprattutto di guardare oltre le apparenze, di scavare nell'animo di chi abbiamo di fronte attraverso dei dibattiti in cui non c'è spazio per il pregiudizio..eppure, forse per la mia età, o forse perchè ormai dialogare sembra un'utopia, capita che io crolli e mi ritrovi ingenuamente a pensare che a volte la lotta sia l'unica soluzione..mi vengono in mente tutti gli uomini a cui vengono negati i diritti ed a farlo sono i loro fratelli, assetati di potere..quando, poi, la situazione diventa insostenibile, ed essi si ribellano, io non riesco a condannarli, come potrei sapendo che di certo le loro parole non sono state ascoltate in precedenza..ed ecco che entro in crisi..perchè ci costringiamo a scendere così in basso? Perchè calpestiamo la vita? Perchè a volte la guerra sembra l'unica soluzione? Non può, non deve essere così..Mi piacerebbe guardarmi intorno, e vedere che il sangue versato sia servito a qualcosa, vorrei vedere uomini che buttano a terra le armi per abbandonarsi ad un abbraccio..questo volevo intendere, ancora spero che da tutto quest'odio possa nascere un pò d'amore..spero di realizzare questo sogno, di trovare risposte alle domande che a volte mi spiazzano, e per questo mi scuso per la "confusione" che a volte esprimo..non posso far altro che ringraziarla per le lezioni di vita che ci offre perchè grazie alle sue parole, il nostro bagaglio culturale sta arricchendosi e spero che noi alunni, saremo in grado di portarlo sempre con noi e di farne tesoro! Ciao Prof =)
RispondiEliminaPer questo leggiamo e studiamo... perché attraverso la letteratura, cara Valeria, un giorno l'uomo possa dire... "Un tempo gli uomini si uccidevano tra di loro... oggi non accade più..."
RispondiEliminaLeggere e ascoltare le parole di Mario Rigoni Stern è stato per me un momento di crescita; é straordinaria l'umanità che emerge in ogni singola sua osservazione, dall'odore della neve, della pioggia, a quello fresco e vitale della primavera che "ti promette che la vita continua anche se te ne vai";
RispondiEliminaStern ferito dall'esperienza brutale della guerra,che tolse all'uomo l'umanità, ha ritrovato nella natura accoglienza e riposo, leggere di come un uomo sia in grado di vivere nella massima semplicità ci potrebbe aiutare a capire quali siano realmente i nostri bisogni primari e distinguerli dai bisogni indotti dalla società, leggere le sofferenze superate pur di continuare a vivere ci rende sensibili davanti al senso della vita: "E feci molta feci molta fatica a riprendere la vita normale. Non riuscivo nemmeno a sedermi a tavola con i miei, o a dormire nel mio letto. Ci vollero mesi per riavere la mia vita. Avevamo dietro le spalle la Storia, che ci aveva aperto gli occhi su quello che eravamo noi e su quel che erano coloro i quali ci venivano indicati come nostri nemici." (Da un colloquio di Mario Rigoni Stern con Giuseppe Mendicino). Le testimonianze di quest'uomo ci insegnano a credere nella nostra voce, a seguirla, ci insegnano ad essere uomini e non numeri.
:-)
RispondiElimina"Erano belle le sere estive con la luna sopra i tetti. Mi pareva di sentire le stelle e invece erano i grilli sui prati. Allora le voci del paese e della natura intorno, gli odori e i rumori, le nuvole e le luci avevano chiaro riferimento con la vita e seguivano le stagioni dei nostri giuochi e del lavoro degli uomini."
RispondiEliminaStagioni di Mario Rigoni Stern racchiude i pensieri di un uomo che si stupisce dinnanzi alle semplici gioie della natura: l'osservare gli animali nei boschi, il fruscio del vento tra gli alberi, l'alternarsi delle stagioni. Pensieri carichi di nostalgia per la vita ormai passata e di fierezza per averla trascorsa nel migliore dei modi, racconti di un uomo che visse "nei luoghi più felici della terra". Ciò che maggiormente mi ha colpito è la forza con cui Stern scrive di quel passato che continua a riaffiorare facendo conciliare grandi avvenimenti e piccoli episodi quotidiani e personali in una perfetta armonia scandita dal trascorrere delle Stagioni.
Tra tutti i libri scritti da Mario Rigoni Stern ho scelto di leggere "Il Sergente nella neve", un libro molto interessante, che fa riflettere molto sulle conseguenze che la guerra ha portato nella vita di coloro che l'hanno vissuta in prima persona e nelle generazioni future.... Secondo me è proprio a noi che Stern si rivolge per sensibilizzarci e farci comprendere attraverso la fame, il dolore, la paura che lui ha vissuto in prima persona che la guerra è totalmente inutile, distrugge l'uomo... distrugge tutto!
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