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lunedì 7 aprile 2025

Nessuno si risparmi in amore


 ECONOMIA D'AMORE

di Ilda Tripodi




"Perché lo vogliamo a tutti i costi questo amore?" ci chiede Ilda Tripodi nel suo più recente canto poetico.


Qual è l'oggetto a cui dirigere il nostro amore e da cui pretendere una trasformazione in "soggetto" amante? Sta a noi la difficile scelta, perché tutti abbiamo bisogno di un soggetto che ci ami. Vogliamo essere amati da uno specchio, un altro da noi che sia capace di restituirci la nostra immagine appagata e sicura. Colui da cui vogliamo amore, pare essere il Dio stesso dell'amore. 


"Siamo fragili", ci ricorda il verso, e siamo l'oggetto di Dio, a cui, di rimando, la divinità dà amore. Dobbiamo a questo punto noi stessi diventare soggetti amanti, capaci di prenderci cura di quella divinità che, per non annientarci e rimanere sola, deve perdere la memoria dei nostri reiterati tradimenti e delle nostre offese e mancanze. 


La poesia di Ilda Tripodi è un labirinto di anafore, epanalessi, epifore e anadiplosi; un labirinto senza uscita, come l'amore. In questo viatico scosceso, ogni curva è un'opportunità, ma anche apertura su un precipizio mortale, se ci si addormenta... se ci si distrae. Ecco che la poesia ci sprona: "Non ti addormentare figlio di carta", perché il sonno è nemico del perdono, giacché in esso tutto si fa psicosi e diventa violenza. Il precipizio del labirinto è proprio il sonno che porta nell'incubo. Ci salva la veglia, il ballo e l'imprevisto. Il canto del fringuello sveglia il ritmo del cuore, ferito e sanguinante; lo stesso cuore che palpita fino ad esplodere di gioia o di paura.

 
La continua brama di un "soggetto" che colmi il nostro horror vacui è generata da questa mancanza, ce lo insegna Platone, e la ricerca diventa inevitabile quanto fatale. Ilda Tripodi ci ricorda che la ragione di un continuo interrogare l'amore è una lotta di sopravvivenza. Quando l'uomo chiede, sussurra alla Luna la poesia dei suoi affanni, quando lo sguardo contempla il Nulla, ecco che prende a interrogare Amore. La poetessa chiede: "L'amore crede nell'amore?", possiamo affermare che sicuramente ci crede il poeta, e anche se tutto sembrerebbe esser stato detto su questo tema, non è affatto vero, giacché l'amore è un universo sterminato da esplorare e comprendere. 


Quella di Ilda Tripodi è una visione intima, una confessione, un grido d'aiuto, pertanto un canto universale, che nasce da una accettazione coraggiosa di ciò che non si può cambiare, nemmeno con la morte. 
In una società in cui non c'è più spazio per l'intimità, dove tutto sembra doversi svelare ad ogni costo; in una società in cui si vive di apparenza, e i simboli sono andati perduti, l'unica salvezza è la poesia, fabbrica di simboli, facitrice di neologismi e suoni. Occorre una poesia ermetica per indurre l'uomo allo scavo profondo, nel tentativo di trovare se stesso, quel se stesso smarrito nella confusione dell'apparire. 


Questo libro è una guida all'onestà, un percorso di fede nell'uomo che fallisce; un canto d'amore per Dio e le sue Creature; un atto di donazione del femminile al maschile e viceversa, un gesto perfettibile con il quale accogliere l'avvento del divino e dell'umano.


domenica 6 aprile 2025

Uccidere la madre che dice sì

Quasi una vita, per imparare ad accettare un NO



"Una delle molle della volontà di potenza e di potersi vendicare un giorno di una causa di nostre sofferenze per esempio delle donne a causa di una donna, degli uomini a causa di un'infanzia o adolescenza maltrattate. Così si può spiegare la carriera di un grande artista o rivoluzionario. I nostri nemici si riducono sempre a quei due o tre tipi che ci hanno fatto soffrire nella adolescenza e nella giovinezza. Ma soprattutto è da considerare particolarmente la donna. Dico, sembra che ci si possa vendicare un giorno. Ma la lotta sarà così dura che si arriva al termine sgombri di rancori. E chi ne serba è un mediocre." Corrado Alvaro. Quasi una vita p. 88



Gli uomini che uccidono le donne o le picchiano stanno semplicemente uccidendo e picchiando la propria madre, quella donna che non li ha saputi accompagnare nella crescita e renderli autonomi e liberi, quella donna che non ha mai detto loro "NO". Un no definitivo e senza possibilità alcuna che diventi .
Nella nostra epoca è canone educativo il soddisfacimento del desiderio dei figli, "ad ogni costo"... "costi quel che costi"... 


I risultati di una infanzia costellata di , esaltano la Volontà di potenza, di cui parla Corrado Alvaro nel passo di Quasi una vita su citato, a questo si può unire il rampantismo epocale, che spinge a prendere tutto ciò che si desidera, senza rispettare i tempi della "maturazione" degli eventi, a cui ci aveva educati il cristianesimo. 
Aspettare la maturazione non significa rassegnarsi, piuttosto implica la capacità contadina di preparare il terreno per accogliere il seme, il quale ha necessità dei suoi tempi per germogliare. Il NO alla fretta e alla violenza lo devono dire le DONNE/MADRI, per evitare di far insorgere nel figlio il desiderio di uccidere chi dice loro un NO che non sono abituati a contemplare.


La madre che piange per il figlio assassino finito in carcere, non piange per la vittima ma perché anch'ella, inquanto madre, si trova davanti al primo NO imposto al figlio da altri, da coloro che lo hanno rinchiuso e privato, giustamente, della libertà che non ha saputo accogliere e meritare.
Accudire i figli e gli alunni non significa spianare la loro strada, ma sostenerli mentre cadono nel TENTATIVO di spianarsela da soli.