Ha scritto una volta Hegel che la filosofia giunge sempre troppo tardi, giunge cioè quando “tutto è accaduto”. Il suo compito è allora quello di comprendere ciò che è accaduto, di riflettere su quanto, nel rumoroso tumulto della vita storica, è stato, nel bene e nel male, realizzato. Nella seconda metà del Novecento tante cose sono accadute: le “bombe” di Hiroshima e Nagasaki hanno rivelato l’immenso potere della scienza; si è giunti alla consapevolezza che il mondo ancora rinserra “schiavi e lacrime”; l’ingegneria genetica ha aperto mille incognite sul futuro, imboccando una strada che potrebbe rivelarsi senza ritorno. Di fronte a tutto questo la filosofia ha reagito ponendo il problema della responsabilità degli scienziati, quello della pace, dei diritti umani, dei problemi etici connessi alle nuove frontiere della medicina. Sono queste le “idee del tempo” discusse in questo libro: e se tra di esse hanno maggiore spazio quelle relative alla bioetica, ciò è dovuto al fatto che i problemi morali che questa pone sono i più vicini a quelli della filosofia, essendo da sempre l’etica uno dei suoi oggetti privilegiati.