Etica condivisa
Se ci poniamo alla ricerca di un’etica oggettiva (soprattutto con lo scopo di opporci al relativismo morale o addirittura all'assenza di regole morali) ci potremmo trovare di fronte una di queste due strade:
1. Si opta per un'etica rivelata: è Dio che ci dice che cosa è giusto o sbagliato; però in questo caso bisogna considerare che per un credente di un'altra religione, per un ateo o un agnostico quell'etica potrebbe essere senza valore o, addirittura, contraria alla sua...
2. Ci si attiene a un’etica semplicistica: scelgo un principio che mi sembra inattaccabile e mi ci conformo, mi basta questo per essere sicuro che possa valere per tutti.
Io potrei decidere di attenermi al comandamento "Ama il prossimo tuo come te stesso", pur non essendo religioso, oppure potrei conformarmi alle tre formulazioni dell’imperativo categorico kantiano:
1. Agisci unicamente secondo quella massima in forza della quale tu possa volere nello stesso tempo che essa divenga principio di una legislazione universale.
2. Agisci in modo da trattare l’umanità, tanto nella tua persona quanto nella persona di ogni altro, sempre nello stesso tempo come un fine, mai solo come un semplice mezzo.
3. Agisci in modo tale che la tua volontà possa, in forza della sua massima, considerare se stessa come istituente nello stesso tempo una legislazione universale.
La realtà, però, è complessa, ogni situazione, ogni ambiente ha molteplici variabili. Spesso coloro che abbracciano un'etica oggettiva non fanno altro che semplificare la realtà, dando molte cose per scontate. Siamo sicuri che le tre formulazioni kantiane possano valere sempre e in ogni luogo?
Casi pratici:
se ci dovessimo attenere ai principi kantiani oppure a quanto disse Gesù nel famoso discorso della montagna, quando enunciò la regola d’oro dei cristiani: Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro (Matteo 7:12). Potremmo incorrere, forse, nello stesso relativismo morale che vogliamo condannare: se i nostri desideri fossero malvagi che cosa accadrebbe? Pensiamo a questi casi:
1. Io vorrei che il professore mi promuovesse: se diventerò professore, promuoverò tutti! Anche chi non studia? E allora non commetterei un’ingiustizia nei confronti di chi ha sempre studiato?
2. Vorrei che una ragazza che non mi ama mi amasse, quindi io dovrei amare anche chi non amo?
Discutiamone insieme...